- "La sposa di Oromë è Vána, la Sempregiovane; è la sorella minore di Yavanna; fiori d’ogni genere sbocciano ovunque passa e si aprono se vi posa sopra lo sguardo; a al suo giungere cantano tutti gli uccelli."
- —Il Silmarillion, Valaquenta, "I Valar".
Vána, conosciuta anche come Vána la Sempregiovane, appartiene alla stirpe degli Ainur ed è la sesta tra le Valier, patrona della primavera e della giovinezza[1].
Nella mente di Ilúvatar ella è la sorella minore della Vala Yavanna, mentre dopo che discese in Arda sposò il Vala Oromë, il quale avrebbe creato il primo arcobaleno intrecciandone i capelli dorati.
La Maiar Arien, divenuta custode del Sole, apparteneva al suo seguito.
Etimologia[]
Vána deriva dall'elfico primitivo gwan ("bellezza", equivalente dell'inglese "beauty") o da ban (di simile significato, equivalente ad "unblemished beauty / fair") poi evolutosi nel Quenya vána ovvero "bellezza sempregiovane". In Noldorin prende il nome di Banwen ovvero "bella fanciulla".
Uno dei suoi epiteti è Tuilérë ("Giorno di Primavera"), poiché era la stagione ad essa più cara e ne rappresentava la personificazione. Nel Computo dei Sovrintendenti la festa di Tuilérë, consacrata verosimilmente a Vána, segna l'equinozio di primavera e corrisponde al 23 marzo del nostro calendario.
Dagli Elfi veniva chiamata anche Koiretári ("Signora del Risveglio" o "Regina del Primo Giorno di Primavera"), coirë nel Calendario di Imladris denotava infatti il primo giorno di primavera e un periodo di 54 giorni compreso in quella stagione. In Noldorin è detta Hairen ("Primavera")[2] e Bansil ("Chiaro Bagliore")[3].
Viene inoltre acclamata Tári-Laisi ("Signora della Nuova Vita", "Regina della Giovinezza" o "Giovane Regina"), Vána-Laisi ("Bellezza Sempregiovane") e Tuivána ("Bellezza della Primavera" o "Colei che porta la Primavera")[4].
Descrizione[]
Aspetto e carattere[]
Vána è la patrona della bellezza. È descritta come l'essere più bello creato da Ilúvatar insieme a Varda. Appare sovente come una fanciulla giovane e di una bellezza immacolata, dai capelli di un biondo dorato, vestita di verde e cinta di fiori. È spesso attorniata da una schiera di fanciulle festanti. Il suo carattere è allegro tanto da essere considerata la più felice di tutte le creature in Arda[5].
Poteri e attributi[]
Insieme alla sorella maggiore Yavanna e alla cognata Nessa è una delle tre Valier legate alla natura terrestre. Personificazione della primavera, è associata alla rinascita, al risveglio e alla fioritura dopo l'inverno. Ovunque essa canti e dovunque posi il suo sguardo crescono e sbocciano fiori e al suo passaggio tutti gli uccelli cantano lieti. Ha il potere di influenzare la flora e la fauna di Arda e ha contribuito a decorare la Terra di Mezzo con fiori e piante di rara bellezza. Condivide con Nessa e Melian la predilezione per la danza e per il canto. È infine un Ainur associato alla luce solare, personificata da Arien, sua servitrice.
È associata alla vita eterna e alla giovinezza e per questo chiamata la Sempregiovane.
Dimora[]
Per approfondire, vedi la voce Giardini di Vána. |
Vána dimora di rado in compagnia di Oromë nel suo palazzo a Valmar recandosi ogniqualvolta possibile presso i suoi giardini per fuggire dal chiasso. Si dice che siano lontani a nord dalla città dei Valar e circondati da una grande siepe di biancospino candida come la neve. Nel mezzo si trova il suo luogo prediletto, un profumato roseto al cui interno si trova una fontana progettata da Aulë comprendente il calderone Kulullin. La luce dorata che da esso si sprigiona illumina ogni cosa, infondendo gioia in tutti coloro che lo frequentano e permane anche quando quella di Laurelin è al nadir. I giardini sono popolati da uccelli che cantano in un'eterna primavera e i prati sono cosparsi da una moltitudine di fiori tra i quali ronzano le api. Vána ama passeggiarvi e danzare leggiadramente accompagnata dal canto delle allodole[6].
Biografia[]
È la sorella minore di Yavanna e sposa di Oromë. La sua schiera di servitori annovera i Maiar Arien e Melian[7]. Nelle intenzioni di Tolkien, Oromë e Vána avrebbero dovuto avere una figlia chiamata Nielíqui. In seguito l'idea fu abbandonata e gli attributi di questo personaggio furono in parte assimilati da Nienna[8].
È amica della Maia Melian che, prima di divenire Regina del Doriath, la servì nei suoi Giardini e in quelli di Lórien a Valinor[7]. In occasione del matrimonio di Tulkas con Nessa sull'Isola di Almaren, Vána vestì la sposa con i suoi fiori[9].
Ne Il Silmarillion, Vána ha dunque un ruolo minore nelle vicende di Valinor. Tuttavia, nei Racconti Perduti e nei Racconti Ritrovati, corrispondenti ad una versione più vecchia della mitologia tolkieniana, Vána ha un ruolo primario nel culto dell'Albero Laurelin e negli avvenimenti successivi all'Ottenebramento di Valinor che portarono alla creazione del Sole.
La consacrazione di Kulullin[]
Nei Racconti Ritrovati si narra di come Vána contribuì alla consacrazione di Kulullin[10], uno dei due grandi calderoni forgiati da Aulë, contenuto in un ampio pozzo nel centro dei Giardini di Vána.
A tal fine Ulmo gettò al suo interno sette pepite d'oro tratte dagli abissi del mare e un frammento di Ringil (Illuin), Yavanna vi sparse uno speciale terriccio da essa ideato quindi Vána intonò il canto della primavera, danzò attorno ad esso ed infine vi versò la luce liquida e dorata raccolta dal Signore delle Acque in seguito alla distruzione della grande lampada. Grazie agli incantesimi di Yavanna, da Kulullin spuntò poi l'Albero Dorato di Valinor che fu da essa battezzato Laurelin ma da Vána Lindeloksë ovvero "Bocciolo Cantante".
In seguito la Sempregiovane ordinò ad Urwen (Arien) e alle sue ancelle di occuparsi dell'Albero innaffiandolo con la sua stessa luce liquida al suo spegnersi e svuotando Kulullin ogni giorno[5][11].
L'Ottenebramento di Valinor e la morte di Laurelin[]
Vána, colpita della bellezza e dalle risa degli Elfi e per evitare che fossero irretiti dal potere di Melkor, insieme a Yavanna implorò con successo Manwë affinché permettesse loro di dimorare a Valinor[12].
In seguito all'Ottenebramento di Valinor, Vána insieme Nessa, Arien e a molti spiriti minori si rifugiò piangendo nei suoi giardini e per qualche tempo la fontana di Kulullin fu l'unica fonte di luce insieme a Silindrin, fatta eccezione per le stelle di Varda[13].
Allora Vàna, profondamente addolorata per la perdita degli Alberi, si recò da Irmo e i due, aiutati da Urwend (Arien) e Silmo (Tilion) ed accompagnati da altri Ainur ed Elfi, raccolsero in grandi vasi quanto rimaneva della loro luce argentea e dorata, svuotando quasi completamente i due calderoni. Giunti presso di essi, Vána intonò potenti canti magici e li cosparse con la luce dorata, ordinando al contempo alle sue ancelle di danzare attorno al troncone dell'albero come erano solite fare nei roseti intorno a Kulullin; similmente fece Irmo con Silpion (Telperion). A nulla valsero i loro sforzi e nel tentativo consumarono quasi tutta la luce degli Alberi, venendo per questo rimproverati da Manwë. Quando gli Ainur si appellarono a Yavanna e ad Aulë affinché facessero tornare in vita gli Alberi, essi risposero che non sarebbero mai più rifioriti sino alla fine del mondo e che nemmeno i Valar avrebbero più potuto riprodurre la loro luce, facendo piombare Vána nello sconforto[14].
La creazione del Sole[]
Per approfondire, vedi la voce Sole. |
Manwë, Varda e Aulë progettarono nuove sorgenti di luce per Arda e per discuterne radunarono tutti gli abitanti di Valinor attorno ai Giardini di Vána. La Valië tuttavia non accolse con entusiasmo l'idea del Sole, inseguendo ancora il vano desiderio di rivedere la luce di Laurelin.
Dopo il fallito tentativo di ottenere una sostanza in grado di diffondere la luce di Laurelin da parte di Varda e Aulë, Vàna chiese nuovamente a Manwë di ricorrere a Yavanna ma neppure i suoi incantesimi riuscirono a far tornare in vita gli Alberi. Vána, disperata, abbracciò i resti di Laurelin avvolgendo la chioma dorata attorno al tronco. Le sue lacrime cadendo sulle radici dell'Albero, fecero spuntare un unico germoglio. Colma di gioia, Vána gridò "I kal'antúlien" ("la luce è tornata") chiamando a raccolta tutti gli Ainur e gli Elfi. Presto il virgulto fiorì e poi, dal suo fiore più grande, generò un unico frutto in cui si concentrò tutta la luce.
Malgrado l'opposizione di Vána, il frutto fu colto da Aulë che però inciampò a causa del suo peso, facendolo cadere a terra. Da esso si sprigionò una colonna di luce alta sino al cielo e più brillante di quanto fosse mai stata Laurelin. Aulë decise allora di realizzare il Sole a partire dal frutto di Laurelin dando ad esso la forma di una grande nave di luce. Venne realizzata una portatina d'oro intrecciato cosparsa dei petali di Laurelin sulla quale si posarono le metà del frutto che furono poi condotte da una folla festante alle fucine di Aulë. Il Vala con la scorza del frutto costruì lo scafo mentre Vána, ora decisa a supportare la sua opera, si tagliò i capelli dorati con i quali i Valar intesserono vele sottili come ragnatele e un sartiame più resistente di qualsiasi altro. La nave fu nota a Valinor come la Lampada di Vána, in virtù delle sue lacrime che ne permisero la realizzazione e poiché risplendeva dell'oro dei suoi capelli.
Arien si offrì di condurre nei cieli la nave solare insieme alle sue servitrici e Manwë accettò. L'avvento del giorno portò però con sé una luce e un calore che non si erano mai avvertiti prima a Valinor e vi fu malcontento tra molti dei Valar. I Giardini di Vána iniziarono ad appassire per il gran caldo, le rose persero il loro profumo e la luce di Kulullin ne risultò sbiadita. Al fine di alternare il giorno alla notte venne in seguito creata la Luna[15].
Dopo la Fuga dei Noldor nella Terra di Mezzo, la maggior parte dei Valar e delle Valier (con le notevoli eccezioni di Manwë, Varda e Ulmo), stanchi delle violenze di Melkor e delle recriminazioni degli Elfi, chiesero l'Occultamento di Valinor; Vána fu uno di essi[16].
L'Arcobaleno[]
Vána donò ad Oromë una treccia dei suoi capelli dorati affinché realizzasse Ilweran, il Ponte del Cielo, che insieme ad Olórë Mallë, il Sentiero dei Sogni e a Qalvanda, la Strada della Morte, collegava le terre mortali a Valinor. Ilweran viene intravisto di rado da Elfi e Uomini e che appaia in modo diverso a seconda dell'ora del giorno e del punto della terra da cui lo si guarda. Il ponte scintilla come oro al sole ma quando i raggi dell'astro attraversano le gocce di rugiada sulle sue corde, la luce ne viene rifratta in mille colori e per questo viene chiamato l'Arcobaleno[17].
Maiar di Vána[]
Note[]
- ↑ Il Silmarillion, Valaquenta: I Valar, p. 8
- ↑ The History of Middle Earth, Vol. I: The Book of Lost Tales Part One, p. 312
- ↑ The History of Middle Earth, Vol. II: The Book of Lost Tales Part Two, p. 342
- ↑ The History of Middle Earth, Vol. I: The Book of Lost Tales Part One, cap. III, p. 66
- ↑ 5,0 5,1 The History of Middle Earth, Vol. I: The Book of Lost Tales Part One, cap. III, p. 71
- ↑ The History of Middle Earth, Vol. I: The Book of Lost Tales Part One, cap. III, p. 77
- ↑ 7,0 7,1 Il Silmarillion, Valaquenta: I Maiar, p. 9
- ↑ The History of Middle Earth, Vol. I: The Book of Lost Tales Part One, pp. 92, 302
- ↑ The History of Middle Earth, Vol. X: Morgoth's Ring
- ↑ ne Il Silmarillion sono invece Yavanna e Nienna
- ↑ un giorno di Valinor aveva una durata di dodici ore
- ↑ The History of Middle Earth, Vol. I: The Book of Lost Tales Part One, cap. V, p. 125
- ↑ The History of Middle Earth, Vol. I: The Book of Lost Tales Part One, cap. VI, p. 170
- ↑ The History of Middle Earth, Vol. I: The Book of Lost Tales Part One, cap. VIII, pp. 199-201
- ↑ The History of Middle Earth, Vol. I: The Book of Lost Tales Part One, cap. VIII, pp. 204-208
- ↑ The History of Middle Earth, Vol. I: The Book of Lost Tales Part One, cap. IX, p. 235
- ↑ The History of Middle Earth, Vol. I: The Book of Lost Tales Part One, cap. IX, pp. 238-240