- "Ma più di tutti [Morgoth] temeva Turgon perché in tempi antichi a Valinor l'occhio di questi l'aveva investito della sua luce e, ogniqualvolta gli si accostava, un'ombra nera gli scendeva nell'animo, preannuncio che, in un tempo ancora nascosto nel destino, da Turgon sarebbe venuta la sua rovina."
- —I Figli di Húrin, cap. II, "La Battaglia delle Innumerevoli Lacrime".
Turgon, detto Il Saggio, fu un potente signore degli Elfi della stirpe dei Noldor che visse tra Valinor e il Beleriand durante la Prima Era. Era egli figlio di Fingolfin e di Anairë e fratello dei nobili Fingon, Aredhel e Argon; fu il padre di Idril, la madre di Eärendil, e bisnonno di Elrond ed Elros e dunque antenato diretto sia dei Re della Casa di Elros fino ad Aragorn, che di Arwen.
Dopo i Figli di Fëanor, Turgon fu forse l'elfo più odiato da Morgoth, il quale non ebbe pace fino alla sua morte, anche perché il Vala ribelle presagiva che dal figlio di Fingolfin sarebbe venuta la sua rovina. Durante la Fuga dei Noldor seguì il padre Fingolfin nella Terra di Mezzo; non prese direttamente parte al Primo Fratricidio, ma durante l'attraversamento dell'Helcaraxe perse l'amatissima moglie Elenwë.
Successivamente prese parte alla Guerra dei Gioielli e fondò la città di Gondolin, nella quale ad un certo punto si ritirò in un segreto isolamento. Partecipò anche alla Nirnaeth Arnoediad, ma dopo la sconfitta delle forze dell'Alleanza di Maedhros si ritirò con il proprio esercito nella sua città nascosta e non ne uscì più.
A seguito della morte del fratello Fingon per mano di Gothmog, Turgon assunse il titolo di Re Supremo dei Noldor.
Morì nel 510 PE durante la Caduta di Gondolin, combattendo i draghi di fuoco che avevano preso d'assalto la sua torre, rifiutandosi fino all'ultimo di abbandonare la sua amatissima città e preferendo morire con essa, nonostante le preghiere del genero Tuor e dei suoi sudditi.
Etimologia[]
Il nome "Turgon" si compone della parola Sindarin tur (Vittoria, Potere)e dal suffisso "-gon" (Signore/Principe) , dunque potrebbe essere tradotto con "Principe della Vittoria". Il nome Turukáno invece è il nome paterno Quenya e deriva dall'unione tra i termini túrë ("forza, potere") e káno ("comandante") quindi potrebbe essere tradotto come "Comandante Vittorioso".
Descrizione[]
Aspetto e carattere[]
Turgon viene descritto con l'aspetto tipico dei signori dei Noldor: era bello e di nobile portamento, coi capelli che gli scendevano in una lunga chioma nera, con una pelle bianchissima e gli occhi grigi. Viene detto che dopo Thingol era considerato il più alto di tutti i Primogeniti di Ilúvatar.
Biografia[]
Origini e fuga da Valinor[]
Turgon nacque a Valinor nel 1300 AA da Fingolfin, figlio di Finwë, Re Supremo dei Noldor. Qui crebbe assieme ai fratelli Aredhel e Argon. Sposò Elenwë della stirpe dei Vanyar, dalla quale ebbe una figlia che fu chiamata Idril, e con le visse nella città di Tirion assieme al padre e ai fratelli.
Non si fidò mai di Morgoth e l'Oscuro Signore temette sempre il suo enorme potere e lo sguardo penetrante che pareva trapassargli l'animo per scrutarne le intenzioni. Fu anche per questo motivo che in seguito il figlio di Fingolfin fu il Noldor più temuto da Morgoth.
Quando Fëanor aizzò i Noldor a lasciare Aman e a raggiungere la Terra di Mezzo, inizialmente Turgon e suo padre si opposero alle parole di Fëanor contro i Valar e, se non fosse intervenuto Finarfin, probabilmente le mani dei Noldor sarebbero corse alle spade. Alla fine scelse di seguire il padre assieme ai suoi fratelli, prendendo parte a quella che sarebbe poi rimasta famosa nei canti come la Fuga dei Noldor. Non prese direttamente parte al Primo Fratricidio, ma venne comunque colpito dalla Maledizione di Mandos in quanto scelse di continuare nell'impresa al fianco di suo padre e dei suoi fratelli.
Fu tra coloro che Fëanor abbandonò tra i ghiacci dell'Helcaraxë, condannandoli ad indicibili sofferenze. Nella lunga e faticosa marcia verso il Beleriand perse l'amatissima moglie Elenwë e per il dolore decise di non risposarsi mai più. Giunse nel Beleriand assieme al padre e ai fratelli al primo levarsi del sole nel 1500 AA e si stabilì inizialmente nella regione dell'Hithlum a nord del lago Mithrim, mentre i Figli di Fëanor erano stanziati a sud. I rapporti con i cugini furono molto tesi, tanto che Morgoth sperava che dessero inizio ad una guerra fratricida, ma il salvataggio di Maedhros ad opera di Fingon e la rinuncia del titolo di Re Supremo dei Noldor da parte del primogenito di Fëanor contribuì a distendere i rapporti.
Vita nel Beleriand e la Guerra dei Gioielli[]
Regno del Nevrast e la scoperta della Valle di Tumladen[]
Una volta rappacificati con i Figli di Fëanor, i Noldor si dispersero nel Beleriand, andando ognuno a fondare un proprio regno nelle terre concessegli da Thingol. Turgon con sua figlia e la sua gente si stabilì nella regione del Nevrast, della quale fu Re per quasi un secolo, e costruì la città di Vinyamar, una reggia affacciata sull mare Belegaer scavata sul fianco del monte Taras.
Qui il suo popolo si mischiò con i Sindar della regione crescendo in numero e potenza, diventando rinomato nell'arte della metallurgia e della forgiatura. Ogni tanto si incontrava con il cugino Finrod, che all'epoca risiedeva nella Minas Tirith, e insieme andavano a caccia lungo la Valle del Sirion.
Durante una di queste battute di caccia, i due Principi dei Noldor si distesero sulle rive del Sirion e s'assopirono. Mentre dormivano il Vala Ulmo inviò loro delle visioni dicendogli che tempi bui si avvicinavano per gli Elfi, suggerendogli di costruire dei rifugi per la propria gente. Una volta risvegliatisi, Finrod partì dunque per il Doriath per chiedere a suo zio Thingol dove avrebbe potuto costruire una raggia sul modello di Menegroth. Turgon invece, seguendo le parole di Ulmo, si diresse a nord-est dove, seguendo il percorso di un torrente in secca, scoprì la fertile valle nascosta di Tumladen, all'interno dei Monti Cerchianti; un luogo inaccessibile, tranne che alle aquile di Thorondor, se non per un oscuro passaggio sotterraneo.
Fondazione di Gondolin[]
Per approfondire, vedi la voce Gondolin. |
Una volta tornato nel Nevrast, Turgon mantenne il più assoluto riserbo sulla sua scoperta, temendo che se avesse parlato apertamente della valle la voce sarebbe giunta alle orecchi di Morgoth. Egli contattò singolarmente i più abili artigiani tra i suoi sudditi e segretamente li inviò con le famiglie nella Valle di Tumladen, dove cominciarono a costruire una città fortificata. La costruzione iniziò poco dopo la Dagor Aglareb (60 PE), e durò all'incirca per cinquantadue anni, terminando nel 116 PE, ma in tutti quegli anni il segreto di Turgon non trapelò al di fuori della sua ristretta cerchia.
Quando la costruzione della città fu ultimata, Turgon radunò il suo popolo e, senza dirgli la meta, lo condusse nella Valle di Tumladen badando bene che nessuno li seguisse. Tuttavia, su espressa richiesta del Signore delle Acque, prima di andarsene lasciò nella sua reggia di Vinyamar una corazza, un elmo una spada e uno scudo decorato da un'insegna con un'ala di cigno bianca; Ulmo infatti gli predisse che, quando avrebbe avuto bisogno di aiuto, gli avrebbe inviato il proprio campione e avrebbe potuto riconoscerlo proprio grazie alle armi.
L'unica ad uscirne fu Aredhel, la sorella di Turgon, con la scusa di voler andare a far visita alla cugina Galadriel andata in sposa a Celeborn del Doriath. Essa si perse nel bosco di Nan Elmoth, dove conobbe Eöl l'Elfo Scuro, che la sposò e da cui ebbe un figlio che fu chiamato Maeglin. Dopo diversi anni Aredhel riuscì a fuggire da Nan Elmoth assieme al figlio, e raggiunse Gondolin dove Turgon fu così felice di rivederla che accolse il nipote Maeglin nella sua famiglia. Tuttavia fu inseguita da Eöl che venne catturato e, portato davanti al Re, posto davanti ad una scelta: rimanere o andarsene per sempre. Eöl furibondo estrasse un giavellotto e cercò di colpire il figlio, ma per errore uccise Aredhel e per questo venne condannato a morte da Turgon. Dopo la Dagor Bragollach Turgon decretò che nessuno potesse più entrare o uscire senza il suo permesso, pena la vita.
Nel 457 PE Ulmo fece in modo che i fratelli Húrin e Húor della Casa di Hador giungessero a Gondolin accompagnati dalle aquile di Thorondor che presidiavano la valle di Thumladen. Turgon, cogliendo in questo un messaggio di Ulmo, accolse benevolmente i due fratelli e per oltre un anno li ospitò nella sua città ma quando Húrin e Húor chiesero di lasciarli tornare dalla propria gente, giurando di non rivelare mai a nessuno la posizione della città, Turgon acconsentì a lasciarli andare.
La Nirnaeth Arnoediad e l'arrivo di Tuor[]
Per approfondire, vedi le voci Nirnaeth Arnoediad e Tuor. |
Turgon partecipò assieme a Glorfindel, Ecthelion e al nipote Maeglin alla Nirnaeth Arnoediad, venne in aiuto del fratello Fingon con 10.000 guerrieri, e fu salvato dal coraggio degli Uomini della Casa di Hador, capeggiati da Hurin e Huor. Ebbe un fugace dialogo con i due fratelli e Huor ebbe modo di dirgli: "Da me e da te nascerà una nuova stella". Gli Uomini chiusero la retroguardia dell'esercito del Re Celato dando modo agli Elfi di riparare sani e salvi a Gondolin. in questo eroico atto Húor venne ucciso da una freccia che lo trafisse in un occhio, mentre Húrin, dopo una durissima resistenza solitaria nella quale uccise 70 nemici, sopravvisse e fu tratto prigioniero in Angband. Qui interrogato da Morgoth in persona con lusinghe e torture affinché rivelasse la posizione di Gondolin. Tuttavia Hurin si fece beffe dell'Oscuro attirando una maledizione su di lui e su tutta la sua casa, in particolare questa ricadde sui figli Turin Turambar e Niënor.
Dopo la morte di Fingon, Turgon divenne Re Supremo dei Noldor. Nel 497 PE a Gondolin giunse Tuor della Casa di Hador, portando con sé un messaggio di Ulmo, che lo invitava ad evacuare la città, ma il Re non gli dette ascolto. Lasciò comunque che Tuor si stabilisse in città, diventando il capo della Casata dell'Ala Bianca e dandogli in sposa sua figlia Idril, scatenando però la gelosia di suo nipote Maeglin.
La Caduta di Gondolin e la morte[]
Per approfondire, vedi la voce Caduta di Gondolin. |
Tempo dopo il nipote Maeglin fu catturato e, torturato da Morgoth, tradì la città rivelando all'Oscuro Signore i segreti e soprattutto, il sentiero che conduceva ad essa in cambio della promessa di diventare Re di Gondolin e di ottenere per sé Idril. Un enorme esercito formato da orchi, troll, lupi e draghi attaccò dunque la città durante i festeggiamenti del Tarnin Austa.
Nonostante una fiera resistenza e grandi atti di eroismo, come l'uccisione di Gothmog da parte di Ecthelion della Fonte e la morte di Maeglin per mano di Tuor, le truppe dei Noldor furono respinte sempre più indietro fino alla Torre del Re, dove Turgon organizzò l'ultima resistenza. I soldati, incoraggiati da urgono, contrattaccarono e riuscirono a riconquistare la Piazza Grande e ad uccidere pure un drago, ma la situazione era disperata:
- "Allora il re esclamò: « Grande è la caduta di Gondolin! », e gli uomini rabbrividirono, poiché quelle erano le parole di Amnon, il profeta antico; ma Tuor, con voce resa selvaggia dal dolore e dall'affetto per il sovrano, gridò: « Gondolin resiste ancora, e Ulmo non la lascerà perire! » Turgon rispose però: « Ho trascinato la sciagura sul Fiore della Piana a dispetto di Ulmo, e ora egli lo lascia avvizzire nel fuoco. Ebbene! Nel cuore non ho più speranza per la mia città d'incanto, ma i figli dei Noldor non soccomberanno per sempre. » Al che i Gondolindrim fecero risuonare le armi, poiché molti erano lì accanto, ma Turgon continuò: « Non combattete contro il destino, o figli! Chi può cerchi salvezza con la fuga, se mai ne resta il tempo: ma siate fedeli a Tuor. » Tuor ribatté allora: « Tu sei il sovrano »; ma Turgon rispose: « Pure io non infliggerò più nessun colpo », e gettò la corona alle radici di Glingal. Galdor, che era nei pressi, la raccolse, tuttavia Turgon non la accettò, e con il capo scoperto salì sul pinnacolo più alto della candida torre presso il palazzo. Qui gridò con voce simile a corno fatto risuonare fra i monti, e tutti coloro che erano raccolti sotto gli Alberi e i nemici nelle nebbie della piazza lo udirono: « Grande è la vittoria dei Noldor! » Si narra che fosse allora mezzanotte, e che gli Orchi lanciassero urla di scherno."
- —Racconti Perduti, parte III, "La Caduta di Gondolin".
Alla fine i superstiti della città si ritrovarono circondati nel palazzo reale e non videro che due soluzioni: una sortita per cadere con le armi in pugno, oppure suicidarsi per non cadere vivi nelle mani di Morgoth. tuttavia Tuor ripugnava l'idea che migliaia di persone morissero così inutilmente e rivelò l'esistenza di un passaggio segreto costruito da lui e dalla moglie attraverso il Cirith Thoronath. Turgon, sebbene il genero lo implorasse di abbandonare la città ormai condannata, disperato per la distruzione di Gondolin, rifiutò risolutamente di abbandonarla e con lui rimasero i superstiti della Casata del Re per morire con il proprio sovrano.
- "Il piano di Tuor sembrò davvero disperato ai nobili - data la strettezza della galleria e l'enormità della compagnia che avrebbe dovuto percorrerla - tuttavia, in quelle condizioni, essi avrebbero volentieri seguito il suo consiglio. Ma Turgon non prestò loro ascolto e ordinò di fuggire subito, prima che fosse troppo tardi; dichiarò: « Tuor sarà vostra guida e condottiero. Ma io, Turgon, non abbandonerò la mia città, e arderò con lei. » Di nuovo quelli inviarono sulla torre dei messaggeri, che parlarono così: « Sire, chi sono i Gondolindrim se tu perisci? Tu devi guidarci! » Ma egli insistette: « Ebbene! Io resto qui. » La terza volta, però, rispose: « Se sono il re, obbedite a ciò che comando, e non osate più discutere i miei ordini. » Dopo di che non inviarono più nessuno e si prepararono per il disperato tentativo. Ma quanti della casa reale ancora erano in vita non vollero muovere un passo e si raccolsero fitti intorno alla base della torre regia. « Qui » dichiararono « noi rimarremo, se Turgon non uscirà », e non fu possibile persuaderli."
- —Racconti Perduti, parte III, "La Caduta di Gondolin".
Dunque Tuor guidò la sortita dei superstiti e fuggì verso sud, incontrando tuttavia meno resistenza di quanta pensasse. Ciò era dovuto al fatto che il nemico si era radunato in massa per attaccare la Torre del Re, dove Turgon continuava ad opporre una fiera resistenza al nemico. Alla fine però i draghi abbatterono la Torre del Re e il Sovrano di Gondolin trovò la morte nel crollo del suo palazzo, portando con sé molti nemici.
- "Era così accaduto che il saccheggio delle aule di Turgon e la resistenza assai valorosa della casa reale avevano tenuto il nemico occupato, e perciò Tuor era riuscito ad allontanarsi con la sua compagnia, e ora sostava in lacrime nel Luogo degli Dèi. Idril esclamò allora: « Miserevole sono io, il cui padre attende la morte sul suo pinnacolo più alto; ma sette volte è miserevole colei il cui signore è caduto dinanzi a Morgoth e non tornerà a casa mai più! » Era infatti sconvolta dalla disperazione di quella notte. Al che Tuor gridò: « Guarda, Idril, sono io, e vivo; e ora porterò via di là tuo padre, fossero pure gli Inferni di Morgoth! » Con ciò si accinse a discendere da solo la collina, reso folle dal dolore della sposa; lei però, tornando in sé, con uno scroscio di lacrime si strinse alle sue ginocchia ripetendo: « Signore mio, signore! » e lo trattenne. Ma mentre parlavano un grande strepito e urla si levarono da quel luogo d'angoscia. Ebbene, la torre fu avvolta dalle fiamme e cadde in un'ondata di fuoco, poiché i draghi ne avevano sbriciolato la base insieme con tutti coloro che si trovavano laggiù. Enorme fu il fragore del tremendo crollo: a questo modo morì Turgon Re dei Gondolindrim, e per quell'ora la vittoria fu di Morgoth. Allora Idril disse con voce grave: « Triste è la cecità del saggio »; Tuor però ribatté: « Triste è pure l'ostinazione di quanti amiamo - tuttavia, è stato un errore valoroso ». Si chinò e la sollevò baciandola, poiché contava per lui più di tutti i Gondolindrim; ma lei piangeva amaramente per il padre."
- —Racconti Perduti, parte III, "La Caduta di Gondolin".