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"«Io sono Tuor figlio di Huor della Casa di Hador e della stirpe di Húrin, e questi nomi, mi è stato detto, non sono sconosciuti nel Reame Celato. [...]»"
—Tuor si presenta a Elemmakil, Racconti Incompiuti, parte I, cap. I, "Tuor e il suo arrivo a Gondolin".

Tuor fu un uomo della stirpe degli Edain appartenente alla Casa di Hador che visse durante la Prima Era. Unico figlio di Húor della Casa di Hador e Rìan della Casa di Bëor, fu un grande eroe degli Uomini durante la Prima Era e compì molte grandi imprese, tra le quali la difesa della città di Gondolin durante la sua Caduta.

Era era inoltre il cugino del tragico eroe Túrin Turambar e fu anche il padre di Eärendil Mezzelfo, che ebbe con Idril figlia di Re Turgon di Gondolin.

Nel 525 PE partì con la moglie alla volta dell'Ovest e si dice che, una volta giuntovi, il suo fato fu scisso da quello degli Uomini e fu annoverato tra gli Eldar.

Etimologia[]

Tuor è un nome che ha le sue radici nell'antica lingua Edain e significa letteralmente "Forza Possente".

In seguito venne ricordato anche come Eladar, che in Sindarin significa "Padre della Stella", e Ulmondil che significa "Servitore di Ulmo".

Aspetto e carattere[]

Tuor viene descritto come di bell'aspetto e aveva ereditato i capelli dorati e gli occhi azzurri della Casa di Hador. Era anche forte e assai abile nell'utilizzo delle armi, oltre ad essere descritto come "il più alto degli Uomini", quindi superava abbondantemente i due metri. Essendo stato cresciuto dagli Elfi era anche assai sapiente e abile nelle arti.

Biografia[]

Nascita e giovinezza[]

"E Rían disse agli Elfi: «Che il suo nome sia Tuor poiché è quello scelto da suo padre prima che la guerra ci dividesse. E io vi prego di crescerlo e tenerlo nascosto sotto la vostra tutela; perché prevedo che da lui verrà un gran bene per gli Elfi e per gli Uomini. Io però devo andare in cerca di Huor, mio signore!»"
Rían affida Tuor agli Elfi Grigi, Racconti Incompiuti, parte I, cap. I, "Tuor e il suo arrivo a Gondolin".

Tuor nacque nel 472 PE dopo la battaglia di Nirnaeth Arnoediad dove suo padre Húor trovò la morte. Sua madre Rìan, ancora incinta di lui, fuggì dal Dor-lómin e fu soccorsa da alcuni Elfi Sindar negli Ered Mithrim. Qui dette alla luce Tuor ma, quando seppe che il marito era morto, affidò il figlio ai Sindar per poi raggiungere l'Haudh-en-Ndengin, la Collina delle Lacrime, dove tutti i caduti della Nirnaeth Arnoediad giacevano insepolti, e vi si lasciò morire.

Tuor crebbe quindi assieme agli Elfi Sindar, al cui comando vi era un elfo di nome Annael, e sviluppò un profondo odio per gli Esterlings, che avevano tradito gli Uomini nella battaglia contro Morgoth e avevano poi occupato il Dor-lómin schiavizzando la sua gente.

A sedici anni Tuor era cresciuto forte e in salute, diventando un'abile guerriero tanto con l'arco che con l'ascia, le tipiche armi dei Sindar. Un giorno Annael prese la decisione di abbandonare l'Hithlum passando per la Porta dei Noldor e dirigersi a sud con la sua gente, portando con sé Tuor. Tuttavia i nemici stavano all'erta e quando Tuor e i suoi compagni lasciarono le grotte vennero assaliti da una schiera di Orchi e Esterlings che li disperse, tranne Tuor che alla vista degli antichi nemici si fece prendere dalla brama della battaglia e li combatté.

Tuor before Lorgan by Matěj Čadil

Tuor prigioniero viene condotto dinnanzi a Lorgan, Matěj Čadil.

"Avvenne così che gli Elfi abbandonassero le caverne di Androth, e Tuor con loro. Ma i nemici ne tenevano d'occhio le dimore, e ben presto seppero che erano in marcia; e non si erano allontanati di molto dalle colline quando, nella piana, furono assaliti da una forteschiera di Orchi e Orientali, e ne furono ampiamente dispersi, fuggiaschi nella notte incombente. Ma nel cuore di Tuor s'accese la fiamma della battaglia, ed egli non volle fuggire ma, giovinetto qual era, prese a roteare l'ascia di suo padre e a lungo tenne testa agli assalitori, molti uccidendone; alla fine, però, venne sopraffatto e, prigioniero, condotto alcospetto di Lorgan l'Orientale."
Racconti Incompiuti, parte I, cap. I, "Tuor e il suo arrivo a Gondolin".

Nonostante il proprio valore alla fine il giovane fu sopraffatto e venne affidato come schiavo a Lorgan l'Orientale, il capo degli Esterlings che avevano occupato la terra dei suoi padri. Per tre anni Tuor visse come uno schiavo servendo Lorgan, e fu testimone delle sofferenze patite dal suo popolo. Il suo padrone godeva nell'umiliarlo e nell'affidargli i compiti più ingrati, nell'intento di spezzarne lo spirito, ma il giovane sopportò stoicamente sia le fatiche che le umiliazioni, aspettando il momento propizio per darsi alla fuga.

La fuga e la vita da fuorilegge[]

Dopo tre anni di prigionia Tuor riuscì a fuggire dagli Esterlings: durante una spedizione per raccogliere legna, presa l'ascia si scagliò contro i guardiani e li uccise tutti per poi spezzare le catene e correre nei boschi. Naturalmente gli uomini di Lorgan lo inseguirono con i segugi, ma Tuor aveva avuto modo di farseli amici e, ogni volta che lo raggiungevano, questi gli facevano le feste e lui li rimandava indietro in modo che confondessero gli inseguitori.

Tuor escapes the easterlings by Peter Xavier Price

Tuor fugge dagli Esterling.

Sfuggito alla caccia degli Esterlings, per alcuni anni vagò nella regione di Cirith Ninniach, vivendo come un solitario fuorilegge presso le grotte dove era cresciuto con gli Elfi.

"Ma dopo tre anni di schiavitù, a Tuor finalmente si presentò una possibilità di fuga. Ormai era giunto quasi a pieno sviluppo, ed era più alto e più svelto di qualsivoglia degli Orientali; ed essendo stato inviato con altri schiavi a lavorare nei boschi, d'improvviso si gettò sulle guardie, con un'ascia le spacciò e si rifugiò tra i colli. Gli Orientali gli diedero la caccia con i cani, ma fu invano; infatti, pressoché tutti i cani di Lorgan erano amici suoi, e quando lo scovavano gli facevano festa e poi, al suo comando, tornavano indietro di corsa. E così Tuor giunse infine alle caverne di Androth e vi dimorò solo. E per quattro anni fu un fuorilegge nella terra dei suoi padri, torvo e solitario; e il suo nome era temuto perchè egli compiva frequenti scorrerie e uccideva molti degli Esterlings in cui s'imbattesse. Misero allora una forte taglia sul suo capo, e però non osavano spingersi verso il suo nascondiglio, neppure in forze, perché temevano il popolo degli Elfi e stavano alla larga dalle caverne dove questi avevano abitato."
Racconti Incompiuti, parte I, cap. I, "Tuor e il suo arrivo a Gondolin".

Il viaggio verso il Nevrast e L'incontro con Ulmo[]

Cirith Ninniach by Matěj Čadil

Tuor scopre la porta dei Noldor, Matěj Čadil.

Dopo quattro anni di questa vita raminga, Tuor sentì che era il momento di mettersi in cerca della Porta dei Noldor e se ne dipartì dalle caverne di Androth dirigendosi a sud-ovest della regione dell'Hithlum. Dopo aver lungamente cercato senza avere risultati si sedette ed estrasse l'arpa intonando un canto elfico; fu allora che Ulmo fece sgorgare dalla roccia una sorgente che guidò i passi di Tuor presso la Porta.

Si inoltrò dunque nelle gallerie che si stendevano sotto le montagne, dove incontrò due Noldor: questi erano Gelmir e Arminas, della gente di Finarfin, i quali erano partiti dalla dimora di Círdan per cercare la città nascosta di Gondolin onde recare un messaggio di Ulmo per Turgon.

Tuor, Gelmir, and Arminas by Ted Nasmith

Tuor percorre le gallerie della Porta dei Noldor con Gelmir e Arminas, Ted Nasmith.

Dopo aver riconosciuto Tuor come un alleato lo guidarono attraverso la galleria della Porta dei Noldor indicandogli la via per giungere nel Nevrast.

"Tuor udì voci e, volgendo lo sguardo all'ingiù, scorse, con grande stupore, due Elfi che guadavano l'acqua bassa; e come presero a salire lungo i gradini intagliati nella sponda, Tuor si levò in piedi e diede loro una voce. Subito quelli trassero le spade lucenti e corsero alla sua volta. E Tuor s'avvide che erano, sì, ammantati di grigio, ma sotto portavano un giaco di maglia; e se ne meravigliò, poiché erano più belli e terribili a vedersi, a cagione della luce dei loro occhi, di qualsiasi altro Elfo da lui conosciuto. Si levò in tutta la sua statura e li attese; ma come quelli notarono che non impugnava armi, ma che era solo e li salutava in lingua elfica, rinfoderarono le spade e gli rivolsero cortesemente la parola. E uno dei due disse: « Gelmir e Arminas noi siamo, della gente di Fínarfin. Non sei tu uno degli Edain che un tempo abitavano in queste terre prima della Nirnaeth? E anzi ritengo che tu sia parente di Hador e Húrin, perché tale ti rivela l'oro dei tuoi capelli.» E Tuor rispose: « Sì, sono Tuor figlio di Huor figlio di Galdor figlio di Hador; ma ora voglio finalmente andarmene da questa terra dove vivo da fuorilegge e solitario. » [...] « Poiché però voi a quella gente appartenete, ditemi, se potete, dove si trova la Porta dei Noldor. A lungo infatti l'ho cercata dacché Annael, mio padre adottivo tra gli Elfi Grigi, me ne ha parlato. » Risero allora gli Elfi e dissero: « La tua cerca è conclusa, poiché noi stessi siamo or ora passati per la Porta. Eccola qui davanti a te! » E indicarono l'arco sotto il quale l'acqua fluiva. « Su, vieni! Attraverso le tenebre giungerai alla luce. Noi ti guideremo ma non possiamo andar lontano: siamo inviati nelle terre donde fuggimmo, per una missione urgente. » « Ma non temere » soggiunse Gelmir: « Un grande destino è iscritto sulla tua fronte, e ti porterà lontano da queste regioni, suppongo anzi assai lontano dalla Terra di Mezzo. »"
Racconti Incompiuti, parte I, cap. I, "Tuor e il suo arrivo a Gondolin".
Tuor is Led by the Swans to Vinyamar by Ted Nasmith

Tuor giunge a Vinyamar, Ted Nasmith.

Una volta giunto nel Nevrast, l'uomo visse per qualche tempo nelle Paludi nei pressi del lago Linaewen, dimentico della sua missione finché il Vala Ulmo non inviò sette cigni che lo condussero sulla costa e gli permisero di trovare Vinyamar, l'antica dimora di Turgon e del suo popolo abbandonata oltre tre secoli e mezzo prima al momento di raggiungere Gondolin.

Tuor raggiunse quindi la città ed entrò nelle antiche sale dei Noldor: era il primo individuo a mettervi piede da secoli e per un po' ne esplorò le stanze ammirando le antiche opere del popolo di Turgon. Una volta giunto nella sala del trono l'uomo trovò le armi e la corazza che il Re dei Noldor vi aveva lasciato secoli addietro su suggerimento del Vala e, spinto da una misteriosa consapevolezza, le indossò e poi uscì recandosi sulla spiaggia come richiamato da una forza misteriosa.

Fu allora che Ulmo si manifestò dinnanzi a lui e gli disse ciò che egli si aspettava da lui: egli, accompagnato dall'elfo Voronwë, avrebbe raggiunto il Regno Nascosto di Gondolin e avrebbe portato a Turgon l'avvertimento di Ulmo che la città era condannata e gli consigliava di abbandonarla immediatamente.

Ulmo Appears before Tuor by Ted Nasmith

Ulmo si rivela a Tuor, Ted Nasmith.

"Ulmo non mise piede sulla spiaggia, ma parlò a Tuor stando immerso fino alle ginocchia nel mare brumoso e, per la luce dei suoi occhi e il suono della sua voce profonda che pareva giungere dalle radici del mondo, paura piombò su Tuor, che si prosternò sulla sabbia. «Alzati, Tuor figlio di Huor» disse Ulmo "Non temere la mia collera, ancorché a lungo ti abbia chiamato senza che tu prestassi orecchio; e finalmente ti sei deciso a metterti in cammino, ma molto tempo hai perso strada facendo. [...]». «Qual è dunque la mia meta, Signore?» chiese Tuor. «Quella che il tuo cuore ha sempre bramato» rispose Ulmo: «trovare Turgon e cercare la Città Nascosta. Sei infatti in questo arnese per essere il mio messaggero, con le insegne che da un pezzo ti ho destinato. Ma ora dovrai affrontare il pericolo tenendoti nell'ombra. Avvolgiti dunque in questo mantello, e non sbarazzartene mai finché tu non sia giunto alla fine del tuo viaggio». Parve allora a Tuor che Ulmo fendesse il suo grigio manto gliene gettasse un pezzo, e come questo gli cadde addosso s'avvide essere una gragrande cappa in cui s'avvolse tutto, da capo a piedi. «Così procederai coperto dalla mia ombra" disse Ulmo ""Ma non indugiare dell'altro, perché nelle terre di Anar e nei fuochi di Melkor il mantello non durerebbe a lungo. Sei disposto a eseguire il mio incarico?». «Si, Signore!» rispose Tuor. «Quand'è così, ti metterò in bocca le parole che riferirai a Turgon» riprese Ulmo. «Prima però ti istruirò, e udirai cose che nessun altro uomo ha mai udito, no, neppure i possenti tra gli Eldar.» E Ulmo parlò a Tuor di Valinor e del suo Occultamento, dell'esilio dei Noldor, della Maledizione di Mandos e del celarsi del Reame Beato. «Bada però!» continuò «nell'armatura del Fato c'è sempre una crepa, e nelle mura della Sorte una breccia, e ci sarà sino al compimento, quello che voi chiamate la Fine. E così sarà mentre io duri, una voce segreta che contraddice e una luce dovrebbe essere oscurità.»"
Racconti Incompiuti, parte I, cap. I, "Tuor e il suo arrivo a Gondolin".

Il viaggio verso Gondolin[]

Tuor obbedì e assieme a Voronwë si mise in viaggio per raggiungere la Valle Nascosta. D'intanto scambiava qualche conversazione con i compagno di viaggio, ma Voronwë fu molto avaro di informazioni per ciò che riguardava Turgon e Gondolin e tenne per sé le notizie più importanti.

Durante il cammino il duo si trovò a passare nel Brethil e qui Tuor ebbe un fugace incontro con il cugino Turin che, da poco liberatosi dall'incantesimo di Glaurung, si aggirava come un folle nelle foreste cercando a gran voce l'amata Finduilas, rapita poco prima durante il sacco del Nargothrond. Tuttavia Tuor non parlò con il cugino, e si limitò ad osservarlo di nascosto da un cespuglio, ignorandone l'identità e le intenzioni.

Tuor and Voronwë See Túrin at the Pool of Ivrin by Ted Nasmith

Tuor e Voronwë scorgono in lontananza Turin presso le Fonti di Ivrin, Ted Nasmith.

"Mentre così parlava udirono un grido tra i boschi, e ristettero immoti come grigi pietre, tendendo l'orecchio. Ma la voce era bella, ancorché intrisa di dolore, e sembrava che chiamasse sempre un nome, come chi cerchi qualcun altro che s sia perduto. E mentre così stavano, ecco uno uscire dagli alberi, e s'avvidero che era un Uomo di alta statura, armato, nerovestito, una lunga spada sguainata; e si meravigliarono poiché la lama era nera anch'essa, anche se i fili ne balenavano lucenti e freddi. Dolore gli stava dipinto in volto e, come s'avvide della devastazione dei Irvin, levò alta la voce e angoscia disse: «Irvin, Faelivrin! Gwindor e Beleg! Qui un tempo sono guarito. Ora però mai più potrò bere l'acqua della pace!» Poi in fretta s'avviò verso nord, come chi sia lanciato all'inseguimento o abbia una missione da compiere in gran fretta, e lo udirono gridare «Faelivrin, Finduilas!», finché la sua voce non si spense nel fitto. Ma Tuor e Voronwë non sapevano che il Nargothrond era caduto e che quegli era Túrin, figlio di Húrin, la Spada Nera. E così solo per un istante e mai più i sentieri dei due parenti, Turin e Tuor, s'incrociarono."
Racconti Incompiuti, parte I, cap. I, "Tuor e il suo arrivo a Gondolin".
Viaggio verso Gondolin by Denis Gordeev

Tuor e Voronwë in viaggio verso Gondolin, Denis Gordeev.

I due compagni ripresero il viaggio, che fu molto duro dovendo affrontare, oltre alle temperature rigide dell'inverno, anche le pattuglie di orchi che Morgoth aveva disseminato nel Beleriand settentrionale per cercare Turgon, dal quale egli era ossessionato avendo il il sentore che dal Re elfico sarebbe potuta venire la sua rovina.

Tuor e Voronwë dovettero dunque proseguire nascondendosi tra le selve, facendo lunghi giri per evitare gli orchi e non potendo neppure accendere il fuoco, temendo che ciò attirasse attenzioni non volute, nutrendosi solo di lembas. Alla fine, dopo alcune settimane di viaggio, i due viaggiatori giunsero infine in vista dei Monti Cerchianti. Dopo essersi assicurati di non essere stati seguiti e che non ci fossero orchi in agguato, Tuor e Voronwë si addentrarono nel Fiume Secco e ne risalirono il percorso finché non raggiunsero la caverna nascosta nella quale si trovava la galleria che conduceva nella Valle di Tumladen.

Mentre percorrevano la galleria i due vennero fermati da Elemmakil, il capitano che comandava la guardia che sorvegliava il primo dei Sette Cancelli di Gondolin. Dopo che si furono fatti riconoscere, Tuor e Voronwë vennero scortati da Elemmakil attraverso i sette cancelli fino al cospetto di Ecthelion della Fonte, il quale accolse i due viaggiatori riconoscendo nell'uomo il messaggero di Ulmo grazie alle armi che questo aveva recuperato nel Nevrast.

A Vision of Gondolin by Peter Xavier Price

Tuor e Voronwë vengono accolti da Ecthelion della Fonte, Peter Xavier Price.

"Allora Tuor entrò e, giunto su un'altura che dominava la valle sottostante, poté vedere Gondolin tra la bianca neve: si stendeva una vasta pianura, e in essa, non proprio al centro ma leggermente più vicino al luogo dove si trovavano, si levava un grande colle con la sommità appiattita, dove una città sorgeva sotto la luce novella del mattino. E ne fu a tal punto incantato, che a lungo null'altro poté guardare, poiché davanti a sé aveva finalmente la visione del suo desiderio uscita da ardenti sogni. E così ristette, senza parlare. Silenziosa d'ambo i lati era una schiera dell'esercito di Gondolin, e vi erano rappresentati tutti i guardiani delle sette porte; ma i loro capitani e comandanti erano in groppa a cavalli bianchi e grigi. Poi, mentre contemplavano Tuor stupiti, il mantello cadde di dosso a questi, che fu di fronte a loro nel possente arnese del Nevrast. E molti erano là di coloro che avevano visto Turgon stesso appendere quegli oggetti al muro dietro l'Alto Seggio di Vinyamar. Alla fine, Ecthelion disse: « Chiaro è che ormai nessun'altra prova abbisogna; e persino il nome di figlio di Huor che costui dice suo, importa meno della trasparente verità che egli è mandato da Ulmo stesso.»"
Racconti Incompiuti, parte I, cap. I, "Tuor e il suo arrivo a Gondolin".

Dopo essere stato accolto da Ecthelion, Tuor venne dunque scortato in città. Qui Tuor conobbe Idril, la figlia di Turgon, che si innamorò di lui: si sposarono ed ella partorì un figlio cui fu dato il nome di Eärendil.

Divenne Capo della Casata dell'Ala Bianca dell'Ala Bianca e un rinomato tra i nobili della città. Tuttavia sapeva che la sorte di Gondolin era segnata, ragion per cui, su idea della moglie Idril, fece costruire una via di fuga segreta che i Noldor avrebbero potuto usare in caso di emergenza.

La caduta di Gondolin e la morte di Turgon[]

Exquisite-kfind Per approfondire, vedi la voce Caduta di Gondolin.
"Morgoth, aiutato dall'astuzia di Maeglin, escogitò un piano per abbattere Gondolin. La ricompensa di Maeglin in cambio di questo doveva essere la signoria di Gondolin quale suo vassallo, tuttavia Morgoth nel cuore non pensava affatto a soddisfare la promessa; Morgoth inoltre avrebbe dovuto consegnare alle fiamme Tuor ed Eärendil, mentre Idril sarebbe stata affidata all'abbraccio di Maeglin, e quel malvagio era ansioso di mantenere simili impegni. Il desiderio per Idril Celebrindal e l’odio per Tuor resero più facile a Maeglin il tradimento, il più infame di cui si abbia traccia nelle cronistorie degli Antichi Giorni"
Racconti Perduti, parte III, "La Caduta di Gondolin".

Nel 510 PE Maeglin, nipote di Turgon, tradì Gondolin e mostrò alle truppe di Morgoth una via segreta per giungere non visti alle porte della città. Convocato al consiglio di guerra del Re, Tuor suggerì al suocero di schierare l'esercito in campo aperto fuori dalla città, così da dare tempo ai non combattenti di lasciare Gondolin e rifugiarsi sulle montagne. Tuttavia Turgon venne convinto da Maeglin a confidare nella solidità delle sue mura, dunque i consigli dell'uomo vennero respinti. Nella battaglia che ne seguì Tuor uccise molti nemici tra cui Maeglin, che aveva rapito Idril e Eärendil, che in preda alla furia scaraventò giù in un baratro.

Tuor affronta Maeglin

Lo scontro tra Tuor e Maeglin.

"Maeglin teneva Idril per i capelli e cercava di trascinarla fino ai bastioni, per crudeltà del cuore, affinché vedesse Eärendil precipitare nelle fiamme; ma il bimbo lo ostacolava e lei, per quanto sola, combatteva come una tigre, seppure bella e sottile. Egli ora lottava tra le imprecazioni e perdeva tempo, mentre la gente dell'Ala s'avvicinava - ed ecco che Tuor lanciò un grido così possente che gli Orchi lo udirono di lontano e ondeggiarono a quel suono. Come uno scoppio di tempesta la guardia dell'Ala piombò in mezzo agli uomini della Talpa, che furono dispersi. Quando Maeglin vide, tentò di pugnalare Eärendil con un suo stretto coltello; ma il bimbo gli morse la mano sinistra, affondandovi i denti, e quello vacillò e colpì debolmente, cosicché la lama fu respinta dalle maglie della piccola armatura: al che Tuor fu su di lui, e la sua ira era terribile a vedersi. Afferrò Maeglin per il braccio che reggeva il pugnale e glielo spezzò torcendolo, quindi lo sollevò per la vita e balzò con lui sulle mura, da dove lo scagliò lontano. Tremenda fu la caduta del suo corpo, che rimbalzò tre volte su Amon Gwareth prima di precipitare nel mezzo delle fiamme; e tra Eldar e Noldor il nome di Maeglin è scomparso per la vergogna."
Racconti Perduti, parte III, "La Caduta di Gondolin".

L'uomo affrontò anche il balrog Gothmog nella Piazza della Fontana, ma la creatura era troppo potente e rischiò di perire nello scontro, fu allora che Ecthelion della Fonte, benché ferito, si scagliò contro il mostro trascinandolo con sé nella fontana dove le acque spensero le fiamme di Gothmog.

Ecthelion and Gothmog by Abe Papakhian

Ecthelion si scaglia contro Gothmog salvando la vita di Tuor, Abe Papakhian.

"Tuor allora si fece incontro alla bestia, ma fu separato da Egalmoth e costretto a indietreggiare fino al centro della piazza, presso la fontana. Qui, spossato dal caldo soffocante, venne gettato a terra da un grande demone, ossia da Gothmog in persona, signore dei Balrog, pupillo di Morgoth. Ma ecco che Ecthelion, col volto pallido come il grigio acciaio e con il braccio dello scudo che ricadeva inerte sul fianco, balzò verso di lui mentre cadeva; l'Elfo mirò al demone, senza però dargli la morte, ma ottenendo solo una ferita al braccio con cui reggeva la spada, cosicché l'arma gli cadde dalla presa. Allora Ecthelion signore della Fonte, il più bello dei Noldor, si avventò su Gothmog proprio nell'attimo in cui levava la frusta, conficcando in quel petto maligno la punta che ornava il suo elmo e stringendo le gambe contro la coscia del nemico"
Racconti Perduti, parte III, "La Caduta di Gondolin".

Dopo la morte di Gothmog le forze di Angband si ritirarono, dando un po' di respiro ai difensori della città. Così Tuor e i guerrieri superstiti si radunarono davanti al palazzo reale per decidere cosa fare; Turgon era ormai disperato per la rovina della sua città, che considerava anche colpa sua per essere stato sordo alle parole di Ulmo. Così si rivolse ai suoi sudditi dicendo che, nonostante il loro valore, la battaglia era perduta e li invitò a mettersi in salvo.

"Allora il re esclamò: « Grande è la caduta di Gondolin! », e gli uomini rabbrividirono, poiché quelle erano le parole di Amnon, il profeta antico; ma Tuor, con voce resa selvaggia dal dolore e dall'affetto per il sovrano, gridò: « Gondolin resiste ancora, e Ulmo non la lascerà perire! » Turgon rispose però: « Ho trascinato la sciagura sul Fiore della Piana a dispetto di Ulmo, e ora egli lo lascia avvizzire nel fuoco. Ebbene! Nel cuore non ho più speranza per la mia città d'incanto, ma i figli dei Noldor non soccomberanno per sempre. » Al che i Gondolindrim fecero risuonare le armi, poiché molti erano lì accanto, ma Turgon continuò: « Non combattete contro il destino, o figli! Chi può cerchi salvezza con la fuga, se mai ne resta il tempo: ma siate fedeli a Tuor. » Tuor ribatté allora: « Tu sei il sovrano »; ma Turgon rispose: « Pure io non infliggerò più nessun colpo », e gettò la corona alle radici di Glingal. Galdor, che era nei pressi, la raccolse, tuttavia Turgon non la accettò, e con il capo scoperto salì sul pinnacolo più alto della candida torre presso il palazzo. Qui gridò con voce simile a corno fatto risuonare fra i monti, e tutti coloro che erano raccolti sotto gli Alberi e i nemici nelle nebbie della piazza lo udirono: « Grande è la vittoria dei Noldor! » Si narra che fosse allora mezzanotte, e che gli Orchi lanciassero urla di scherno."
Racconti Perduti, parte III, "La Caduta di Gondolin".

Le Bocche del Sirion e la partenza per Valinor[]

Tuor e Idril partirono dunque alla volta delle Bocche del Sirion presso il mare dove, assieme ai superstiti di Gondolin, fondarono un piccolo regno unendosi a coloro che erano scampati alla distruzione del Doriath avvenuta qualche anno prima.

Qui il loro figlio Eärendil crebbe imparando da Círdan i segreti del mare e della carpenteria; strinse inoltre un legame con Elwing, la nipote di Beren e Lúthien, con la quale convolò a nozze quando furono abbastanza grandi.

"In quel torno di tempo, Tuor sentì la vecchiaia addosso, e il desiderio per le profondità del Mare andava facendosi sempre più forte nel suo cuore. Costruì pertanto una grande nave che chiamò Eärrámë, cioè Ala Marina; e con Idril Celebrindal fece vela verso l’occaso e l’Ovest, né più se ne ebbe notizia in narrazioni o canti. Ma, in tempi successivi, si proclamò che Tuor, solo tra gli Uomini mortali, fosse annoverato tra la razza primogenita e che si fosse unito ai Noldor da lui tanto amati, il suo fato essendo stato scisso da quello degli Uomini."
Il Silmarillion, cap. XXIII, "Tuor e la Caduta di Gondolin".

Un giorno Tuor e Idril partirono alla volta di Valinor per impetrare l'aiuto dei Valar, a bordo della nave Eärrámë e non furono mai più visti nella Terra di Mezzo. La storia racconta che Tuor raggiunse Valinor assieme a Idril e, grazie al suo amore per gli Elfi, il suo fato venne scisso da quello degli altri Uomini guadagnandosi l'immortalità.

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