- "Sulla cima di Túna venne costruita la città degli Elfi, le mura e i contraforti candidi di Tirion; e la più alta delle sue torri era la Torre di Ingwë, Mindon Eldaliéva, il cui faro d'argento brillava da lungi tra le brume del mare."
- —Il Silmarillion, cap. V, "Eldamar e i Principi degli Eldalië".
Tirion, conosciuta anche come Kôr o Kortirion, è una delle città della terra benedetta di Aman costruita poco dopo l'arrivo dei Noldor a Valinor sulla cima del colle di Túna.
Questa città fu la capitale dei Noldor e qui vissero Finwë e i suoi figli Fëanor, Fingolfin e Finarfin fino all'Ottenebramento di Valinor e alla Fuga dei Noldor. Quando Turgon costruì nel Beleriand la città di Gondolin si ispirò a Tirion e vi profuse tutta l'arte del suo popolo.
Dopo la morte di Finwë e la partenza di Fëanor e Fingolfin la città venne governata da Finarfin, il figlio più giovane della Casa di Finwë.
Etimologia[]
In Quenya il nome Tirion significa letteralmente "Grande Torre di Guardia". Era conosciuta anche coi nomi Noldorin di Kôr e Kortirion.
Descrizione[]
La città, costituita da molti livelli, fu edificata sulla cima del verde colle di Túna a difesa del Calacirya, il passo tra le Pelóri e ai piedi di Taniquetil per mezzo del quale la luce di Valinor illuminava il Mare Ombroso. Le mura erano bianche ed imponenti e su di esse erano incise rune e simboli che narravano le imprese degli Elfi. Le dimore dei Noldor belle di un bianco splendente, costruite con marmi e pietre estratte dalle Montagne di Valinor, ornate da cupole d'oro e d'argento e di una sostanza speciale, molto dura e dalla lucentezza bianca, ricavata dalla polvere di conchiglie madreperlacee mischiate con la rugiada di Telperion. Le loro finestre erano rivolte verso il Mare. I tetti e le guglie della città erano di cristallo e d'ambra, ideati da Ulmo e Yavanna. Le strade erano bianche, sinuose, fiancheggiate da alberi scuri, si arrampicavano graziosamente fino alla Corte del Re, talvolta grazie a scale di cristallo. Molti alberi ornavano le mura e i terrazzi della città e possedevano frutti dorati. Vi erano numerose fontane di grande bellezza e delicatezza[1].
Nel punto più elevato di Túna sorgeva il Palazzo di Ingwë, Re Supremo degli Elfi. Nelle sue camere del tesoro, scavate nelle profondità della terra, Fëanor conservò per qualche tempo i Silmarilli. Era sormontato dalla Mindon Eldaliéva, la torre più alta della città, snella, argentata e simile ad una grande guglia, che proiettava un raggio argenteo visibile dalle navi a molte leghe di distanza. Sotto di essa, all'interno di un giardino, venne piantato Galathilion, l'Albero Bianco donato agli Elfi da Yavanna, immagine ridotta di Telperion, massimamente amato da quel popolo tra tutto ciò che vi era in Valinor. Galathilion col tempo fiorì e i suoi polloni vennero piantati in tutta Eldamar. Uno di essi, chiamato Celeborn, venne trapiantato a Tol Eressëa e da esso discese Nimloth, l'Albero Bianco di Númenor e successivamente anche quello di Gondor[2]. Nei Racconti Ritrovati si narra invece che i Valar donarono ad Ingwë e a Finwë un germoglio di ciascuno dei Due Alberi e si dice che quelli della corte del primo furono i più belli[3].
Una strada di marmo detta Vansamírin collegava le porte occidentali di Kôr con quelle orientali di Valmar e veniva spesso utilizzata per feste e processioni. Era attraversata da numerosi ruscelli che scendevano gentilmente dalle Pelóri e che si oltrepassavano per mezzo di bassi e graziosi ponti dalle balaustre di perla. Le loro sponde erano fiancheggiate da gigli ed iris. Dal corso principale di ciascun ruscello si staccava un ramo che scendeva lungo la strada sino al successivo, fiancheggiandola per tutto il percorso, cossicché la valle risuonava del mormorio dell'acqua. A tratti, era fiancheggiata da possenti alberi o si inoltrava in radure in mezzo alle quali sorgevano fontane che spruzzavano magicamente in cielo alti getti d'acqua per rinfrescare i viandanti[4].
Popolazione[]
Per approfondire, vedi le voci Elfi, Noldor e Casa di Finwë. |
Anticamente la città era stata costruita per ospitare sia i Noldor che i Vanyar, tuttavia, dopo che Manwë offrì a Ingwê di trasferirsi con la sua gente a Valmar presso il Taniquetil, a Tirion rimasero soltanto i Noldor e quelli tra i Vanyar che avevano contratto matrimoni con quest'ultimi. Non si sa con precisione quanti Elfi abitassero nella città, tuttavia si può supporre che fossero parecchie decine di migliaia; dopo la Fuga dei Noldor, tuttavia, la città perse quasi tre quarti della sua popolazione, poiché la maggior parte di loro scelse di seguire Fëanor e Fingolfin nella Terra di Mezzo.
Storia[]
Origini[]
Come scritto in precedenza, la città venne fondata praticamente subito dopo l'arrivo dei Vanyar e dei Noldor nel continente beato di Aman. Grazie agli insegnamenti di Aulë, i Noldor costruirono questa splendida città, dove per qualche tempo convissero assieme ai Vanyar; i due Re, Ingwë e Finwë, abitavano in due palazzi l'uno di fronte all'altro, ed insieme regnavano sulle rispettive genti, finché Manwë non offrì ai Vanyar di trasferirsi nella città di Valmar, cosicché a Tirion rimasero solamente i Noldor e quelli tra i Vanyar che avevano contratto matrimoni misti e scelsero di rimanere con i propri compagni.
A Tirion vennero al mondo Fëanor, Fingolfin e gli altri figli di Finwë, i quali vissero nella città praticamente tutta la loro giovinezza e vi allevarono a loro volta i propri figli dopo essersi sposati.
L'Ottenebramento di Valinor e la Fuga dei Noldor[]
La liberazione di Melkor e la discordia tra i Noldor[]
Dopo che Melkor venne liberato dalla sua prigionia nelle Aule di Mandos, questi prese a frequentare molto spesso Tirion, e ad intrecciare fitte relazioni con il popolo dei Noldor: l'Oscuro Signore vedeva infatti nell'orgoglio e nella sete di conoscenza di questo popolo, la possibilità di corromperli con le proprie menzogne e attentare in questo modo alla pace di Valinor.
Mostrandosi loro amico, Melkor, il quale come Aulë era sapiente nell'arte della creazione degli oggetti, finse di voler condividere con loro le proprie immense conoscenze, ed i Noldor, desiderosi di apprendere sempre nuove arti, gli prestarono malauguratamente orecchio. Mentre s'intratteneva con loro, con la scusa di insegnargli nuove tecniche, l'Oscuro Signore cominciò a diffondere menzogne e confusione tra i Noldor: in maniera astuta, e facendo in modo che non sembrasse provenire da lui, fece infatti circolare tra gli Elfi l'idea che i Valar fossero gelosi del loro grande potenziale e che li tenessero ad Aman solo per meglio sorvegliargli. Non mancò inoltre di alimentare sospetti e inimicizie tra gli stessi Noldor, fomentando soprattutto la rivalità tra Fingolfin e il suo fratello maggiore Fëanor, del quale Melkor provava molta invidia e, soprattutto, voleva impadronirsi dei Silmaril.
Le menzogne dell'Oscuro Signore purtroppo attecchirono senza che i Valar se ne accorgessero e, sempre istigati da Melkor, i Noldor cominciarono ad armarsi e a forgiare corazze e scudi tanto belli quanto letali, dei quali tuttavia ad Aman non avrebbero mai avuto effettivamente bisogno.
Alla fine l'opera di Melkor ebbe il proprio compimento quando Fëanor, in preda all'ira, minacciò con la spada il proprio fratello Fingolfin nel palazzo di suo padre Finwë. I Valar allora chiamarono in giudizio Fëanor e, nel corso del processo al quale sottoposero il Noldo, vennero a conoscenza del veleno che Melkor aveva sparso in Aman, e Tulkas inferocito si lanciò al suo inseguimento, anche se inutilmente visto che l'Oscuro Signore aveva fatto perdere le sue tracce. Nonostante fosse stato tratto in inganno, i Valar decisero che l'arroganza di Fëanor andasse punita, così comminarono a lui e ai suoi figli un'esilio di sette anni degli alberi, da trascorrersi nel nord di Aman.
Siccome Finwë volle seguire il figlio in esilio, la reggenza della città fu assunta da Fingolfin il quale, per i sette anni successivi, fu il Signore di Tirion in assenza di suo padre. In tal modo, anche se involontariamente e senza malizia alcuna, i Valar in parte confermarono le menzogne di Melkor e accrebbero il rancore di Fëanor; tuttavia quest'ultimo, quando l'Oscuro Signore di presentò a Formenos per convincere l'elfo a fuggire con lui, progettando di rapinarlo dei Silmaril, seppe resistere alle tentazioni di Melkor e lo cacciò brutalmente dalla sua dimora sbattendogli la porta in faccia.
L'Ottenebramento di Valinor e il Giuramento di Fëanor[]
Dopo che furono trascorsi sette anni dall'inizio del suo esilio, Fëanor lasciò Formenos per recarsi a Valmar in occasione della grande festa raccolto, dove s'incontrò con il fratello Fingolfin e apparentemente si riappacificarono. Tuttavia Melkor, approfittando della distrazione generale data dalla festa, raggiunse Valinor assieme ad Ungoliant e distrusse gli Alberi di Valinor, gettando Arda nell'oscurità, per poi attaccare la residenza di Fëanor, uccidere Finwë e rubare i Silmaril ivi custoditi, dopodiché si dette alla fuga verso al Terra di Mezzo.
Quando la notizia della morte del padre e del furto dei Silmaril raggiunse Fëanor a Valmar, questi diventò pazzo di dolore e rabbia, proclamando una eterna faida contro Melkor, che in quella occasione denominò per la prima volta Morgoth, ossia "Nero Nemico del Mondo". Fatto ciò, Fëanor con i suoi figli raggiunse velocemente Tirion immersa nel buio e illuminata solo dalle torce e lanterne dei Noldor; qui, assieme ai suoi figli, arringò il popolo dei Noldor, annunciando la morte di Finwë ed invitandoli a seguirlo nella Terra di Mezzo per vendicare l'affronto subito e, soprattutto, vivere liberi dall'influenza dei Valar.
Fatto ciò egli sguainò la spada e, assieme ai propri figli, pronunciò un terribile giuramento.
La venuta di Eärendil e il ritorno dei Noldor[]
Dopo la Prima Era[]
Note[]
- ↑ The History of Middle Earth, Vol. I: The Book of Lost Tales Part One, cap. V, pp. 131-132
- ↑ Il Silmarillion, cap. V, pp. 67, 69, 78
- ↑ The History of Middle Earth, Vol. I: The Book of Lost Tales Part One, cap. V, p. 132
- ↑ The History of Middle Earth, Vol. I: The Book of Lost Tales Part One, cap. VI, p. 158