- "In tempi successivi Elwë Singollo divenne un re famoso, e le sue genti erano tutti gli Eldar del Beleriand; Sindar erano detti, cioè Elfi Grigi, gli Elfi del Crepuscolo, ed egli era re Mantogrigio, Elu Thingol nella lingua di quel paese. E Melian era la sua Regina, più saggia di ogni figlia della Terra di Mezzo; e le loro aule celate si aprivano in Menegroth, le Mille Caverne, nel Doriath. Grande potere Melian conferì a Thingol, che fu a sua volta grande tra gli Eldar; ché egli, unico di tutti i Sindar, aveva visto con i propri occhi gli Alberi nel giorno della loro fioritura e, sebbene fosse re di Úmanyar, non era annoverato tra i Moriquendi, bensì tra gli Elfi della Luce, possenti nella Terra di Mezzo. E dall'amore di Thingol e Melian venne al mondo il più bello di tutti i Figli di Ilúvatar che mai vi fu o sarà."
- —Il Silmarillion, cap. IV, "Thingol e Melian".
Thingol, originariamente noto con il nome di Elwë e poi anche con l'appellativo di Mantogrigio, fu un elfo appartenente alla stirpe dei Teleri e probabilmente il loro più illustre sovrano tra gli Anni degli Alberi e la fine della Prima Era.
Fratello di Olwë, il quale divenne Re dei Teleri di Valinor, fece parte assieme a Ingwë e Finwë dell'ambasceria che i Valar invitarono in Aman per convincere i Primogeniti a stabilirsi a Valinor e poté osservare la Luce degli Alberi di Valinor; tuttavia, una volta tornato nella Terra di Mezzo, non portò a termine il Grande Viaggio verso Ovest assieme alla sua gente, poiché nel bosco di Nan Elmoth incontrò la Maia Melian ed entrambi furono presi da un incantesimo d'amore che li trattenne in stasi per molti anni.
Successivamente Thingol emerse da Nan Elmoth con Melian al suo fianco come sua sposa, radunò i Teleri rimasti nel Beleriand e, proclamatosi Re Supremo del Beleriand, costruì la reggia di Menegroth, stringendo rapporti di amicizia con i Nani degli Ered Luin. Dalla sua unione con Melian nacque una bambina, alla quale fu dato il nome di Luthien.
Ebbe una grande parte negli eventi che si svolsero nel Beleriand: tenne testa alla prima invasione degli Orchi scatenata da Morgoth al suo ritorno, poi nota come Prima Guerra del Beleriand, accolse i Noldor come alleati, almeno inizialmente, prima che venisse a conoscenza del Fratricidio di Alqualondë, anche se pure dopo mantenne comunque rapporti amichevoli con Finrod e i suoi fratelli, i quali erano comunque suoi pronipoti.
Cercando di impedire l'amore tra l'eroe umano Beren e sua figlia Luthien, rese involontariamente possibile il recupero di un Silmaril dalla Corona Ferrea di Morgoth, imprimendo una svolta nel destino della Terra di Mezzo e di Arda tutta.
Sebbene non provasse grande trasporto nei confronti degli Edain, Thingol fu amico della Casa di Hador e, quando Túrin da bambino fuggì dal Dor-lómin occupato dagli Esterling, giungendo nel Doriath, il sovrano accolse il giovinetto nella sua reggia di Menegroth, praticamente adottandolo come figlio.
Dopo la morte di Húrin Thalion, il sovrano elfico entrò in possesso della Nauglamír, un tempo appartenuta a suo nipote Finrod, e pensò che il Silmaril recuperato da Fëanor sarebbe stato perfetto per guarnirla. Così Thingol chiamò degli artigiani da Nogrod chiedendogli di combinare i due gioielli; tuttavia i nani furono invasati dalla brama di possedere il gioiello e, quando il Re rifiutò con parole sprezzanti di consegnarglielo, lo uccisero per poi fuggire con la collana e il Silmaril.
La sua morte segnò praticamente la fine del Doriath, poiché Melian distrutta dal dolore abbandonò la Terra di Mezzo, lasciando il regno senza la protezione della sua magia e in pochi anni il regno terminò nel sangue, subendo prima l'invasione dei nani e poi l'attacco dei Figli di Fëanor.
Thingol, attraverso sua figlia Luthien, fu l'antenato diretto di tutti i Re di Númenor della Casa di Elros, così come da lui discendono anche i sovrani di Arnor e Gondor finor a Aragorn.
Nomi ed etimologia[]
Thingol ebbe diversi nomi, ognuno con un significato diverso: inizialmente era noto come Elu nella lingua dei Teleri, che poi divenne Elwë in Quenya e significa "Essere della Stella". Dopo il suo matrimonio con Melian accanto al nome Elu aggiunse quello di Thingol, che in Sindarin significa "Manto Grigio" e la cui traduzione in Quenya è Singollo.
Nelle prime versioni del legendarium il suo nome Quenya era Tinwë Linto che significa "Scintilla", in riferimento allo scintillio delle stelle. L'equivalente in Noldorin era Tinwelint.
Descrizione[]
Aspetto e carattere[]
Thingol apparteneva al popolo dei Teleri, discendendo probabilmente da Enel, ragion per cui il suo aspetto era tipico di quella stirpe: pelle pallida, occhi grigi e capelli chiari che in seguito divennero di un grigio luminoso, facendogli guadagnare il soprannome di "Mantogrigio". Elemento caratterizzante di Thingol era la sua grande altezza, tanto che era definito come il "più alto dei Figli di Ilúvatar".
Caratterialmente Thingol era ritenuto un Re saggio e volitivo, capace di mostrarsi molto generoso con gli amici quanto implacabile con i nemici. Era comunque molto orgoglioso, cosa che spesso andava a detrimento della sua lungimiranza, e geloso dei suoi tesori, soprattutto di sua figlia Luthién, da lui considerata la gemma più preziosa del suo tesoro. Inoltre non dimenticava i torti subiti, ed era in grado di portare rancore molto a lungo contro coloro che reputava avergliene fatti: quando seppe del Fratricidio di Alqualondë decise di mettere al bando il Quenya tra i suoi sudditi, minacciando l'esilio per chiunque parlasse l'idioma dei Noldor, mentre arrivò ad un passo dal dichiarare guerra al Nargothrond e ai Figli di Fëanor quando messaggeri di Celegorm e Curufin riferirono che Luthien era in loro custodia e ne chiedevano la mano per Celegorm.
Proprio a causa delle minacce dei Figli di Fëanor a Beren e Luthien durante la loro ricerca del Silmaril, Thingol rifiutò di partecipare all'Alleanza di Maedhros contro Morgoth, facendo venire meno un aiuto fondamentale agli Elfi e agli Edain e probabilmente condannandoli alla sconfitta.
Poteri e abilità[]
Non vengono mai descritte nel dettaglio le abilità di Thingol ma, essendo stato definito come il più potente dei Primogeniti dopo Fëanor, si può supporre che fosse un valente guerriero e che possedesse un grande potere interiore.
Biografia[]
Origini e il Grande Viaggio[]
Elwë, come allora si chiamava Thingol, nacque nella Terra di Mezzo nei pressi del lago Cuiviénen durante gli Anni degli Alberi, prima che il Sole e la Luna si levassero nel cielo. Non è chiaro se egli fosse uno dei primi Elfi che si svegliarono nei pressi del lago; alcuni ipotizzano che fosse figlio di Enel, uno dei Padri degli Elfi, e dunque la sua nascita sarebbe di diversi anni successiva al Risveglio degli Elfi. Viene detto che aveva due fratelli di nome Olwë ed Elmo, anche se alcuni gli attribuiscono una parentela anche con Lenwë.
Quando Oromë giunse presso gli Elfi fu uno dei pochi a non fuggire spaventato dall'incedere del Valar. Dopo la Seconda Guerra delle Potenze Elwë fu uno dei tre Elfi, assieme ad Ingwë e Finwë, ad essere invitato dai Valar a visitare la terra di Aman affinché convincessero le loro stirpi a trasferirvisi e vivere nella sicurezza offerta dai Valar.
Innamoratosi delle bellezze che vi trovò, una volta tornato al lago di Cuiviénen dalla sua gente convinse i suoi sudditi ad intraprendere quello che in seguito divenne noto come il Grande Viaggio. Le stirpi degli Eldar (Vanyar, Noldor e Teleri) si misero dunque in marcia con alla loro testa Ingwë, Finwë e Elwë. Il viaggio fu molto lungo, anche perché la colonna dei sudditi di Elwë era quella che teneva un passo più lento rispetto alle altre, poiché ogni momento i Sindar si fermavano per ammirare le bellezze del mondo.
L'incontro con Melian[]
- "Accadde una volta che giungesse da solo nel bosco rischiarato dalle stelle di Nan Elmoth, e che lì udisse improvvisamente un canto di usignoli. Un incantesimo scese allora su di lui ed egli rimase immobile; e da lontano, oltre quelle dei lómelindi, udì la voce di Melian, ed essa gli colmò il cuore di meraviglia e desiderio. Ed egli dimenticò completamente il suo popolo e i propositi della sua mente, e, seguendo gli uccelli nell'ombra degli alberi, penetrò nelle profondità di Nan Elmoth e si perdette. Alla fine giunse però a una radura aperta alle stelle e lì vi era Melian; e dal buio egli la guardò e la luce di Aman splendeva sul volto di lei. Ella non pronunciò parola; ma, ricolmo d'amore, Elwë le si avvicinò e le prese la mano, e immediatamente fu colpito da un sortilegio, così che essi rimasero immobili mentre le stelle che roteavano sopra di loro contavano lunghi anni; e gli alberi di Nan Elmoth crebbero alti e scuri prima che essi pronunciassero una sola parola."
- —Il Silmarillion, cap. IV, "Thingol e Melian".
Dopo una marcia che parve durare un'eternità gli Eldar giunsero infine nel Beleriand e lì si stabilirono in attesa che i Valar trovassero un modo per traghettarli. Elwë e i suoi sudditi si stabilirono in quello che in seguito sarebbe stato l'Ossiriand, ma spesso il Re si recava sulle coste in visita a Finwë, di cui era un grande amico.
Mentre era di ritorno da una della sue visite, Elwë si trovò a vagare per i boschi di Nan Elmoth, dove un canto angelico lo attirò nelle profondità dei boschi, e qui incontrò la Maia Melian; colpito dalla sua strabiliante bellezza Elwë si avvicinò a lei e la prese per mano: accadde così che su di loro si stese un potente incantesimo d'amore e per diversi anni rimasero fermi immobili nella radura del loro incontro senza distogliere lo sguardo l'uno dall'altra. Preoccupati per la sua assenza i Teleri si misero a cercare Thingol in lungo e in largo, ma non lo trovarono.
Nel frattempo venne il momento di imbarcarsi per Valinor, ma i Teleri, impegnati com'erano nella ricerca del loro Re, non sentirono la chiamata e così i Vanyar e i Noldor partirono senza di loro. Anni dopo l'Isola-traghetto di Tol Eressëa ritornò per portare anche i Teleri ad Aman, ma non tutti se la sentirono di partire per l'Ovest senza il loro Re. Così mentre una parte partì per Aman accettando Olwë come proprio sovrano, un'altra decise di rimanere nel Beleriand sotto la guida di Círdan in attesa del ritorno di Elwë.
Il Doriath e la Guerra dei Gioielli[]
La fondazione del Doriath e la Prima Battaglia del Beleriand[]
Per approfondire, vedi le voci Prima Battaglia del Beleriand, Cintura di Melian, Menegroth e Doriath. |
- "Ma quando Elwë si svegliò dal suo lungo stato di torpore, uscì da Nan Elmoth con Melian e andarono a dimorare nei boschi nel cuore della regione. Benché grande fosse il suo desiderio di rivedere lo splendore degli Alberi, nel volto di Melian egli contemplava la luce di Aman come in uno specchio limpido, e di essa si dilettava. Il suo popolo gli si raccolse attorno gioioso e assai stupito: per quanto bello e nobile fosse infatti stato, ora sembrava essere un signore dei Maiar, i capelli color argento, di statura superiore a quella di tutti i Figli di Ilúvatar; e un alto destino lo attendeva."
- —Il Silmarillion, cap. V, "Eldamar e i Principi degli Eldalië".
Nel 1152 AA Elwë uscì con Melian dal bosco di Nan Elmoth e, assunto il nome di Thingol, riunì sotto la sua guida tutti i Teleri che lo avevano atteso. Grazie all'influenza di Thingol e di Melian i Teleri rimasti indietro, pur non avendo mai visto la luce di Valinor, diventarono il più grande popolo elfico del Beleriand e assunsero il nome di Sindar. Thingol divenne in breve tempo un potente Re elfico, tanto da potersi fregiare del titolo di Re Supremo degli Elfi e Signore del Beleriand.
Nel 1200 AA Melian diede alla luce una stupenda bambina alla quale fu dato il nome di Lúthien, e che venne considerata da tutti come la più bella dei Figli di Ilúvatar.
Era destino però che i giorni della spensieratezza avessero termine. Sua moglie Melian, pur non sapendo della liberazione di Melkor dalle Aule di Mandos, previde che tempi duri si avvicinavano, dunque suggerì allo sposo di prepararsi. Accogliendo consiglio della moglie, Thingol radunò la sua gente dispersa e si rivolse ai Nani degli Ered Luin affinché lo aiutassero a costruire una reggia fortificata e fornissero al suo popolo delle armi con le quali difendersi. Venne dunque costruita la reggia sotterranea di Menegroth e i Sindar impararono a forgiare armi e armature con le quali respingere eventuali minacce. Per ricompensare i Nani dell'aiuto prestatogli Thingol offrì loro grandi tesori, tra cui la grande perla Nimphelos.
Grazie ai consigli di Melian, Thingol e il suo popolo non vennero colti impreparati quando Morgoth, ormai ritornato ad Angband, scatenò la Prima Battaglia del Beleriand. I Sindar respinsero con gravi perdite le armate di orchi inviategli contro dall'Oscuro Signore anche se durante le battaglie Denethor, Signore degli Elfi Verdi alleato di Thingol, trovò la morte.
Dopo la sconfitta delle armate di Angband, Melian eresse una Cintura di potenti incantesimi al fine di proteggere il reame dello sposo, che da allora divenne noto come Doriath che significa appunto "Reame della Cintura".
I rapporti con i Noldor[]
Quando i Noldor tornarono nella Terra di Mezzo, essi si stabilirono inizialmente nello Hithlum per poi cominciare a diffondersi nel Beleriand fondando i propri regni.
Inizialmente Thingol credeva che i Noldor fossero stati inviati dai Valar per aiutare gli Elfi della Terra di Mezzo nella loro lotta contro Morgoth, così li accolse abbastanza favorevolmente e, visto che ufficialmente lui era il Re Supremo del Beleriand, concesse loro di stabilirsi dove desideravano, purché si tenessero a distanza dai confini del Doriath.
Maedhros riguardo alla freddezza con cui Thingol trattò i Noldor commentò:
- "«Un re è colui che sa conservare il proprio, altrimenti vano è il suo titolo. Thingol non fa che concederci terre su cui non si esercita potestà. In effetti, il solo Doriath sarebbe oggi il suo regno, non fosse per la venuta dei Noldor. Regni dunque nel Doriath, e sia lieto di avere per vicini i figli di Finwë anziché gli Orchi di Morgoth con cui noi ci siamo trovati alle prese. Altrove, che le cose vadano come sembrerà opportuno a noi»."
- —Maedhros su Thingol, Il Silmarillion, cap. XIII, "Il Ritorno dei Noldor".
I Signori dei Noldor con i quali Thingol andava maggiormente d'accordo erano i figli di Finarfin che, in quanto nipoti di suo fratello Olwë, erano imparentati con lui. Egli accolse benevolmente Finrod, suggerendogli il luogo dove costruire la propria reggia del Nargothrond, e parimenti accettò che Galadriel entrasse a far parte della sua corte dopo il suo matrimonio con Celeborn.
Tuttavia man mano che gli anni passavano Thingol si rese conto che i Noldor non avevano lasciato Valinor su ordine dei Valar, ma non capì mai il reale motivo della loro partenza. A scoprire qualcosa fu sua moglie Melian la quale, parlando con Galadriel di cui era amica, comprese che c'era un motivo luttuoso dietro la Fuga dei Noldor da Valinor e che dietro di essa vi erano molte responsabilità della Casa di Fëanor e dei Silmaril. Ella quindi volle avvertire il marito di questo:
- " [Melian] riferì a Re Thingol tutto quanto aveva udito circa i Silmaril: «È una questione di grande importanza» gli disse, «più grande persino di quanto non credano i Noldor stessi [...]; il mondo sarà devastato da future battaglie prima che li si strappi [i Silmaril] a Morgoth. Odimi bene! Hanno ucciso Fëanor e molti altri, a quanto mi risulta; ma di tutte le morti che hanno arrecato e arrecheranno, innanzitutto vi fu quella di Finwë tuo amico. Morgoth l'ha ucciso prima di fuggire da Aman». A queste parole, Thingol restò in silenzio, in preda al dolore e ai cattivi presentimenti; alla fine però disse: «Adesso finalmente capisco perché i Noldor sono venuti dall'Ovest [...] È stato il desiderio di vendetta e di rivalsa della perdita subita che ha mosso i Noldor, e dunque si può contare in pieno su di loro come alleati contro Morgoth»."
- —Melian riferisce a Thingol della morte di Finwë e la verità sui Silmaril, Il Silmarillion, cap. XV, "I Noldor del Beleriand".
Non sapendo nulla né del Giuramento di Fëanor né del Fratricidio di Alqualondë, Thingol disse che non gli importava dei motivi che avessero spinto i Noldor a lasciare Aman finché avessero aiutato i Sindar contro Morgoth, ma cominciò a diffidare ancora di più dei Figli di Fëanor.
Tuttavia le voci sul reale motivo che aveva spinto i Noldor a lasciare Valinor si sparsero tra i Sindar, probabilmente aizzate e ingigantite da Morgoth, e giunsero alle orecchie di Círdan che, essendo saggio, ritenne doveroso informarne il suo signore affinché ne accertasse la verità. La notizia sul Fratricidio di Alqualondë giunse a Thingol mentre presso di lui erano ospiti Finrod e suo fratello Angrod, in visita alla loro sorella. In preda all'ira Thingol affrontò i nipoti con parole dure:
- "«Assai mal consigliato sei stato, Finrod, nel nascondermi cose di questa gravità. Ora infatti ho appreso tutte le cattive azioni commesse dai Noldor». Ma Finrod replicò: «Che male ti ho fatto, signore? E quali cattive azioni hanno commesso i Noldor nel tuo regno da farti adirare? Né contro la tua maestà, né contro nessuno dei tuoi sudditi hanno avuto pensieri o commesso azioni riprovevoli». «Mi meraviglio di te, figlio di Eärwen» disse allora Thingol, «che hai preso posto alla tavola del tuo consanguineo con le mani rosse del sangue dei parenti di tua madre, eppure nulla dici a tua giustificazione né chiedi perdono.»"
- —Thingol rinfaccia a Finrod le omissioni, Il Silmarillion, cap. XV, "I Noldor del Beleriand".
Scosso dall'attacco di Thingol, Finrod rimase in silenzio ritenendo meschino accusare pubblicamente gli altri principi dei Noldor per scaricarsi dalle responsabilità. Intervenne però suo fratello Angrod, il quale aveva il dente avvelenato con Caranthir; parlò a Thingol rivelandogli la verità sul Fratricidio di Alqualondë e gli disse del Giuramento di Fëanor, di come lo stesso Fëanor avesse abbandonato le schiere di Fingolfin sullo Helcaraxë e delle indicibili sofferenze patite dai Noldor. Thingol ascoltò con attenzione e, dopo un lungo silenzio, emise un terribile proclama:
- "«Andate adesso» disse alla fine, «perché il cuore dentro di me è sommosso. In seguito potrete tornare, se lo vorrete; io non voglio infatti chiudere per sempre le mie porte in faccia a voi, che siete del mio stesso sangue e che siete stati coinvolti in un'azione riprovevole nella quale non avete prestato ausilio. Con Fingolfin e i suoi voglio restare del pari amico, perché hanno amaramente scontato il male commesso. E i nostri rancori siano cancellati dall'odio per la Potenza che ha prodotto tutto questo. Ascoltate tuttavia le mie parole! Mai più alle mie orecchie risuoni la lingua di coloro che in Alqualondë hanno sterminato i miei consanguinei! Né sia più pubblicamente parlata nel mio regno, finché io sieda su questo trono. Tutti i Sindar devono essere informati del mio ordine di non usare la favella dei Noldor né di rispondere a chi con essa si rivolga loro. E chiunque vi faccia ricorso, sarà considerato fratricida e traditore impenitente.»"
- —Thingol bandisce la lingua dei Noldor, Il Silmarillion, cap. XV, "I Noldor del Beleriand".
Da allora Thingol ebbe pochissimi rapporti con i Figli di Fëanor e ciò, insieme ad altre azioni di cui questi si sarebbero macchiati in seguito, indebolì di molto la coalizione dei nemici di Morgoth.
La venuta di Beren e la ricerca del Silmaril[]
Nel 460 PE, come Melian aveva previsto, e nonostante la refrattarietà di Thingol stesso ad accogliere qualsiasi uomo nel suo regno, Beren riuscì ad attraversare la Cintura di Melian e a lungo girovagò nel Doriath senza meta. Fu lì che incontrò Lúthien e i due s'innamorarono.
Quando le guardie del Re lo scoprirono e lo portarono a Menegroth al cospetto di Thingol, Beren si rivelò come il figlio di Barahir e proclamò il suo amore per Lúthien chiedendola in sposa. Thingol, che stravedeva per la figlia, non ne fu affatto felice poiché non reputava l'uomo all'altezza, ma Melian lo dissuase dall'idea di giustiziarlo dicendogli che era ciò che era stabilito dal destino. Tuttavia il Re non volle ascoltare la moglie e disse a Beren che se avesse voluto sposare Lúthien avrebbe dovuto di recarsi a Angband e rubare uno dei Silmaril dalla Corona Ferrea dell'Oscuro Signore.
Thingol sperava che il giovane in questo modo rimanesse ucciso, ma Beren, aiutato da Lúthien e dal cane divino Huan, riuscì a portare a compimento l'impresa anche se non del tutto: infatti, benché fosse riuscito a sottrarre uno dei Silmaril, la sua mano destra con la quale teneva il gioiello gli fu amputata dal mannaro Carcharoth, così si presentò dal Re monco per raccontargli la sua storia. Impressionato dal coraggio dell'uomo e dall'amore che sua figlia provava per Beren, alla fine Thingol si convinse a lasciare che i due si sposassero.
L'adozione di Túrin e le vicissitudini dei Figli di Húrin[]
Per approfondire, vedi la voce Turin Turambar. |
La morte e la rovina del Doriath[]
Per approfondire, vedi la voce Battaglia delle Mille Caverne. |
A seguito della caduta di Nargothrond, Húrin portò una parte dei tesori ivi custoditi a Menegroth e Thingol invitò alcuni Nani di Belegost a lavorare su questi tesori per trasformarli in gioielli. Il più mirabile tra questi era certamente la Nauglamír, una preziosissima collana incastonata di pietre che divenne, dopo il Silmaril di Beren e Lúthien, il più grande tesoro del Doriath.
Dopo che i fabbri di Belegost ebbero finito col loro lavoro, Thingol chiese a due artigiani di Nogrod di montare il Silmaril sulla Nauglamír. Questi, rapiti dalla bellezza del gioiello, furono invasati dalla bramosia di possederlo e, quando ebbero finito, chiesero come pagamento il gioiello stesso, sostenendo che era un lavoro dei Nani e ai Nani dovesse essere restituito. Thingol rifiutò decisamente di consegnargli il tesoro e rispose con parole sprezzanti.
- " [...] Thingol però lesse nei loro cuori e s'avvide perfettamente che, bramosi del Silmaril, cercavano null'altro che un pretesto e una valida scusa per il loro reale intento: e, mosso da collera e orgoglio, incurante del pericolo che correva, parlò loro con disprezzo, dicendo: «Come osate voi, membri di una razza deforme, esigere qualcosa da me, Elu Thingol, Signore del Beleriand, la cui vita si è iniziata presso le acque di Cuiviénen innumerevoli anni prima che i padri del popolo rachitico si destassero?». E, drizzandosi alto e fiero tra loro, ordinò ai Nani, con parole sferzanti, di andarsene subito dal Doriath, senza aspettarsi nessun compenso. La brama dei Nani si tramutò in accesa ira; ed essi gli si scagliarono addosso, alzarono le mani su di lui e seduta stante lo uccisero. Così morì, nelle profondità di Menegroth, Elwë Singollo, Re del Doriath, il solo che, di tutti i Figli di Ilúvatar, fosse congiunto con una degli Ainur; ed egli che, unico tra gli Elfi Abbandonati, avesse visto la luce degli Alberi di Valinor, posò il suo ultimo sguardo sul Silmaril."
- —Il Silmarillion, cap. XXII, "La rovina del Doriath".
Gli artigiani, offesi, uccisero Thingol e poi fuggirono a Nogrod dove, raccontando una storia falsa, convinsero i loro fratelli a marciare in armi contro il Doriath. Questi attaccarono Menegroth e la saccheggiarono, ma vennero inseguiti e massacrati dagli Elfi guidati da Beren e da suo figlio Dior, che in questo modo vendicarono la morte di Thingol nella Battaglia di Sarn Athrad.
Tuttavia per il regno del Doriath era ormai giunta la fine: disperata per la morte dell'amato marito, Melian abbandonò la Terra di Mezzo per raggiungere Aman e con lei svanì la cintura di protezione che aveva garantito la fortuna del regno e l'aveva difeso dai nemici.
In seguito i Figli di Fëanor sopravvissuti attaccarono Dior, che nel frattempo era divenuto Re, rivendicando il possesso del Silmaril, e lo uccisero, volgendo in fuga la sua gente e decretando la fine del regno e segnando il Secondo Fratricidio.