- "Era bruno di capelli come sua madre, e prometteva lo stesso suo carattere; non era allegro, era laconico sebbene avesse appreso a parlare precocemente e sembrasse anzi maggiore dei suoi anni. Lento era Túrin a dimenticare ingiustizie o beffe; ma in lui era anche il fuoco di suo padre, ed egli poteva mostrarsi impetuoso e feroce. Ma era anche pronto alla pietà, e i dolori e la malinconia di creature viventi bastavano a muoverlo alle lacrime; [...] "
- —I Figli di Húrin, cap. I, "L'Infanzia di Túrin".
Túrin, conosciuto anche come Túrin Turambar, fu un uomo della Casa di Hador che visse nel Beleriand durante la Prima Era. Egli era figlio di Húrin e Morwen, dai quali ebbe anche due sorelle di nome Urwen, chiamata anche "Lalaith" per la sua risata, e Niënor; egli era dunque cugino dell'eroe Tuor, padre di Eärendil e nonno di Elrond e Elros, da parte di padre.
Turin fu forse uno dei più tragici eroi, o anti-eroi, che abbiano mai solcato la Terra di Mezzo: egli fu infatti tra i più feroci avversari di Morgoth, ma fu da questi maledetto e condannato a finire in tragedia qualunque cosa cominciasse in buona fede. Dopo la Nírnaeth Arnoediad e la prigionia del padre a Angband, fu cresciuto dagli Elfi dei quali divenne grande amico e campione. Nonostante la maledizione di Morgoth egli fu un fiero avversario dell'Oscuro Signore e dei suoi alleati, divenendo particolarmente temuto da essi. Egli vendicò la distruzione di Nargothrond uccidendo il drago Glaurung.
Il drago tuttavia ebbe modo di vendicarsi in punto di morte, rivelando alla moglie di Turin Níniel, giunta sul luogo dello scontro, che ella in realtà altri non era che sua sorella Niënor da tempo creduta perduta e che ora il figlio che portava in grembo era frutto di un incesto. Inorridita dalla rivelazione Nirniel si suicidò gettandosi da una rupe. Quando Turin si risvegliò e fu messo a conoscenza della morte della moglie, in preda alla disperazione si diresse su una collina dove si suicidò con la propria spada. La collina divenne la sua tomba e quella di sua madre Morwen e, dopo la Guerra d'Ira, i Valar fecero in modo che non venisse inghiottita dal mare formando così l'isola di Tol Morwen.
Le profezie raccontano che il giorno della Dagor Dagorath, Turin tornerà alla vita e combatterà assieme al cugino Eärendil contro i servitori di Morgoth e che sarà proprio lui a dare il colpo di grazia al Vala ribelle ponendo fine alla sua vita.
Nomi ed etimologia[]
Il nome Túrin è di origine Sindarin, una consuetudine consolidatasi nella Casa di Hador, e significa "Cuore Vittorioso".
In seguito l'eroe assunse diversi nomi: nel Brethil fu noto come Neithan (l'Offeso), dagli Orchi fu soprannominato Gorthol (Terrore), nel Nargothrond divenne noto come Mormegil o Mormakil (Spada Nera), Argawaen (Insanguinato), Adanedhel (Uomo-Elfo).
Turambar, che fu il suo principale epessë, significa letteralmente "Signore del Fato"; talvolta era detto Turamabar Rúsitaurion ovvero "Signore del Fato Figlio della Stanca Foresta". Gli equivalenti in Noldorin erano Turamart go-Dhrauthodauros o Turambar bo-Dhrauthodavros[1].
Descrizione[]
Aspetto e carattere[]
Túrin da parte di padre apparteneva alla Casa di Hador ma viene detto che più che alla casata paterna (la cui caratteristica principale erano fluenti capelli biondi) egli rassomigliava molto di più a sua madre Morwen, la quale apparteneva alla Casa di Bëor, e aveva da lei ereditato capelli neri corvini e uno sguardo altero. La sua pelle era di un bianco quasi pallido, mentre gli occhi erano grigi tendenti all'azzurro. Era inoltre molto alto, differenziandosi in questo da suo padre Húrin Thalion, il quale aveva ereditato una statura più contenuta da sua madre che apparteneva alla Casa di Haleth, e rassomigliando anche in questo a sua madre,
Anche caratterialmente Túrin assomigliava molto a sua madre: era infatti laconico e aveva una vena di malinconia, caratteristica che si era molto accentuata in lui dopo la morte dell'amatissima sorella Urwen Lalaith, tanto che viene detto che dopo la dipartita della sorella fu talmente addolorato da non sorridere praticamente più per il resto della sua infanzia. Comunque da suo padre aveva tuttavia un carattere focoso e feroce, tanto da non dimenticare mai beffe o offese nei propri confronti e la sua ira una volta scatenata era terribile. Tuttavia aveva anche un cuore profondamente generoso, tanto che le sofferenze di amici o degli animali potevano facilmente indurgli il pianto e, se era in suo potere, tentava in ogni modo di porre rimedio alle ingiustizie.
Viene detto che non indossò mai vesti dai colori sgargianti e che anzi, soprattutto da adulto, fosse solito vestire unicamente indumenti di colore nero.
Abilità[]
Túrin viene ricordato come uno dei guerrieri più forti e feroci della storia della stirpe degli uomini: benché non possedesse le qualità fisiche di un elfo, egli nell'adolescenza si era addestrato con i guerrieri di Re Thingol del Doriath, apprendendo con somma abilità l'arte della spada, a tirare con l'arco e le tecniche di sopravvivenza nelle foreste. Oltre a queste sue abilità, bisogna ricordare che egli possedeva inoltre l'Elmo Drago del Dor-lómin, un pregiato elmo di acciaio di fattura nanica dotato anche di qualità magiche che proteggevano il suo possessore dall'essere ferito e incutevano terrore nei nemici.
Biografia[]
Infanzia e la Maledizione di Morgoth[]
Per approfondire, vedi la voce Maledizione di Morgoth sulla Casa di Húrin. |
Turin nacque nel Dor-lómin da Húrin il Costante della Casa di Hador e da Morwen della Casa di Bëor nel 464 PE. Egli assorbì molto del carattere altero e distaccato della madre, dimostrandosi sempre più maturo della sua età e rassomigliando più ad un uomo della Casa di Bëor che non di quella di Hador. Aveva anche una sorella minore di due anni di nome Urwen con la quale giocava spesso e le era molto affezionato.
Quando aveva appena cinque anni però una grave malattia calò da nord e diffuse la morte tra i figli degli Uomini: Urwen morì mentre Túrin, sebbene contagiato, sopravvisse dopo aver lottato tra la vita e la morte. La morte dell'amata sorella lo segnò nel profondo rendendolo ancora più chiuso e scontroso.
Strinse amicizia con Sador lo zoppo il quale fu per lui un mentore che gli dette un sacco di insegnamenti di morale ed etica, oltre a narrargli un sacco di storie di guerre e battaglie. Sebbene la madre Morwen non apprezzasse molto Sador, Turin si affezionò molto all'uomo, tanto da donargli un coltello elfico che suo padre gli aveva regalato per i nove anni.
Nel 472 PE Húrin partì assieme al fratello Huor per combattere al fianco dell'Alleanza di Maedhros, ma i suoi uomini vennero tutti massacrati nella Nirnaeth Arnoediad, mentre lui venne catturato dopo una fiera resistenza. Tradotto davanti all'Oscuro Signore, Húrin venne dapprima fatto oggetto di lusinghe da Morgoth, il quale gli promise potere e ricchezza se in cambio l'eroe gli avesse rivelato la posizione di Gondolin. L'uomo tuttavia resistette caparbiamente alle offerte di Morgoth, dicendo che tutto ciò che da esso proveniva era menzognero.
- "«Sono io il Re Antico: Melkor, primo e più possente di tutti i Vaiar, che era prima del mondo e che l'ha creato. L'ombra del mio disegno si stende su Arda, e tutto quanto è in essa lentamente e sicuramente si piega alla mia volontà. Ma su tutti coloro che tu ami il mio pensiero graverà come una nube del Destino e li getterà nella tenebra e nella disperazione. Ovunque andranno, sarà male. Ogniqualvolta parleranno, le loro parole saranno foriere di cattivo consiglio. Qualsiasi cosa facciano, si rivolterà contro di loro. Moriranno in disperazione, maledicendo sia la vita che la morte.»"
- —La maledizione di Morgoth, I Figli di Húrin, cap. III, "Le Parole di Húrin a Morgoth".
Furibondo, l'Oscuro Signore passò allora alle minacce, promettendo orrende torture e di rendere schiava la famiglia di Húrin, ma anche in questo caso l'eroe non cedette sostenendo che nulla gli faceva credere che avrebbe comunque risparmiato la sua famiglia anche se avesse parlato. Allora Morgoth s'incollerì e incatenò Húrin sul picco del Thangorodrim lanciando sui suoi figli una tremenda maledizione.
La vita nel Doriath[]
Quando fu chiaro che Húrin non sarebbe tornato dalla Nirnaeth Arnoediad, ormai prigioniero dell'oscuro Signore, Morwen, all'epoca incinta di Niënor, decise di inviare il figlio nel Doriath sotto la protezione di Re Thingol per evitare che gli Esterlings, impadronitisi dello Dor-lómin, lo uccidessero. Dopo uno straziante addio Túrin, accompagnato da Grithnir e Gethron, due vecchi e fedeli servi della casa, intraprese il viaggio verso sud all'età di sette anni.
Tuttavia quando giunsero sul confine del regno di Thingol caddero vittima della magia di Melian e per giorni vagarono nei boschi, rischiando di morire di fame. Furono salvati da Beleg che, accertato che non si trattava di nemici, condusse Turin e i suoi compagni a Menegroth al cospetto di Thingol. Il Re si dimostrò benevolo nei confronti del figlio del valoroso Húrin e, fattolo salire sulle proprie ginocchia, proclamò la propria intenzione di adottarlo come figlio. Da quel giorno Turin ricevette l'educazione di un principe elfico, imparando a tirare di spada e con l'arco, grazie a Beleg e a Mablung, e a seguire le tracce nelle foreste.
A sedici anni il giovane espresse al Re la propria intenzione di combattere contro Morgoth per vendicarsi delle sofferenze imposte alla sua Casa e Thingol lo accontentò, mandandolo sotto la guida di Beleg a combattere contro le bande di Orchi che scorrazzavano lungo i confini settentrionali del Doriath.
La morte di Saeros e la vita da Fuorilegge[]
Per approfondire, vedi le voci Gaurwaith e Dor-Cúarthol. |
Nel 484 PE Túrin, di ritorno da una lunga missione alle frontiere settentrionali, entrò nel salone di Menegroth e si sedette per sbaglio al posto normalmente riservato a Saeros, uno dei cortigiani di Re Thingol che non aveva mai nascosto il suo disprezzo per gli Uomini e già altre volte aveva avuto degli screzi con Turin. Offeso, l'elfo cominciò a insolentire pesantemente l'eroe accusandolo di aver abbandonato la sua famiglia e insultandone la madre.
Turin, dopo un momento di calma glaciale, scattò in piedi e scagliò una coppa contro la faccia di Saeros, rompendogli il naso, e l'avrebbe ucciso se gli altri commensali non l'avessero trattenuto. L'elfo, ferito nell'orgoglio oltre che nel corpo, chiese soddisfazione sfidando Turin a duello, ma i presenti lo cacciarono dalla sala dicendo che la colpa dell'accaduto era soltanto sua; al contempo tuttavia, consigliarono a Turin di ripartire immediatamente per il nord, per timore che Saeros potesse compiere un gesto avventato.
I fatti gli diedero ragione: Saeros infatti si appostò armato lungo la strada, con l'intento di tendere un'imboscata a Turin e ucciderlo. Tuttavia l'eroe, temprato da anni di guerriglia contro gli incursori di Angband, riuscì a vanificare l'attacco dell'elfo e sconfiggerlo dopo un rapido duello. Dopo averlo spogliato di armi e vestiti gli intimò di correre se voleva aver salva la vita, e Saeros terrorizzato cominciò a scappare con Turin che lo inseguiva roteando la propria spada con furia cieca. Mentre era impegnato in questa caccia incrociò Mablung che tentò di far desistere Turin da questa follia senza tuttavia riuscirci.
Nel frattempo Saeros giunse nei pressi di un burrone e, temendo di essere ucciso qualora Turin l'avesse raggiunto, tentò di saltare dall'altra parte ma non ci riuscì e cadde nel fiume sottostante sfracellandosi sulle rocce. A seguito della morte dell'elfo, Turin decise di lasciare il Doriath (nonostante Mablung tentasse di dissuaderlo) imponendosi l'esilio e, assunto il nome di Neithan (l'Offeso), si diresse a nord-ovest raggiungendo le foreste del Brethil.
Una volta raggiunta la foresta si unì ad una banda di fuorilegge che sotto la guida di un certo Forweg imperversava nel sud del Brethil, e per la sua ferocia si era guadagnata il nome di Gaurwaith. Turin tuttavia non approvava i metodi della banda, che spesso compiva scorrerie anche contro gli Haladin, e un giorno uccise accidentalmente Forweg per salvare una fanciulla Haladin da un tentativo di stupro, senza sapere di aver ucciso il suo capo. Con la morte di Forweg Turin impose la propria autorità sui Gaurwaith trasformandoli da semplice banda di fuorilegge in un manipolo di feroci guerriglieri votati alla guerra contro Morgoth.
Nel frattempo Beleg aveva ottenuto il permesso di Thingol per partire alla ricerca di Túrin, per persuaderlo a ritornare con lui nel Doriath. Lo trovò nella foresta assieme alla sua banda di fuorilegge, ma non riuscì a convincere l'amico a seguirlo. Dopo la partenza di Beleg, Túrin catturò sul colle di Amon Rûdh il nanerottolo Mîm, e si stabilì insieme alla sua banda nelle grotte di quest'ultimo, situate sul colle stesso, facendone la base operativa per le sue scorrerie. Tornato nel Doriath, Beleg supplicò il Re di lasciarlo partire di nuovo alla volta di Túrin; a malincuore Thingol lo congedò, donandogli inoltre la spada nera Anglachel.
Grazie a Beleg, a Túrin ed alla sua banda, per un certo periodo le terre intorno ad Amon Rûdh furono liberate dagli orchi e presero il nome di Dor-Cúarthol, la "Terra di Arco ed Elmo" (dal momento che Tùrin indossava l'Elmo-Drago del Dor-lómin, uno dei massimi cimeli della sua casata, e Beleg era soprannominato Arcoforte, per via della sua abilità come arciere).
Il tradimento di Mîm e la morte di Beleg[]
Per approfondire, vedi la voce Scontro di Amon Rûdh. |
- "Beleg trasse la sua spada Anglachel e con essa tagliò i lacci che impedivano Túrin; ma il fato era più forte quel giorno e volle che la lama di Eöl l'Elfo Scuro gli scivolasse mentre la maneggiava, ferendo Tùrin al piede. Ridestandosi in preda a un eccesso di rabbia e paura, e scorgendo uno chino su di lui con una lama snudata in pugno, Tùrin balzò in piedi con un forte grido, credendo che gli Orchi fossero tornati a tormentarlo e, lottando con quegli nel buio, s'impadronì di Anglachel e trafisse Beleg Cúthalion, credendolo un avversario. Ma, quando si tirò su, scoprendosi libero e pronto a vendere cara la pelle ai suoi immaginari nemici, ecco che su di loro si accese accecante la luce di una saetta e, a quel chiarore, riconobbe il volto di Beleg. Túrin restò impietrito e silenzioso al cospetto di quella morte atroce, consapevole di ciò che aveva fatto; e così terribile era il suo volto rischiarato dai lampi che a sprazzi illuminavano il cielo intorno a loro, che Gwindor s'appiattì al suolo senza più osare levare lo sguardo."
- —I Figli di Húrin, cap. IX, "La Morte di Beleg".
Túrin e Beleg vennero tuttavia traditi da Mîm, che guidò le truppe di Morgoth al nascondiglio della banda di fuorilegge. Presso Amon Rûdh ebbe luogo un feroce scontro, ma alla fine Turin fu catturato dagli orchi e la sua banda massacrata. Solo Beleg riuscì a salvarsi e, pur seriamente ferito nella lotta, si lanciò all'inseguimento degli orchi per liberare l'amico.
Dopo aver raggiunto gli orchi nel Taur-nu-Fuin, con l'aiuto di Gwindor, un elfo del Nargothrond da poco fuggito da Angband, Beleg riuscì con il favore delle tenebre a uccidere tutte le sentinelle e aportare via dal campo nemico Túrin, il quale era stato ridotto all'incoscienza dalle torture degli orchi. Nel liberarlo dalle corde che lo legavano, la spada di Beleg ferì accidentalmente Túrin il quale, svegliatosi all'improvviso non riconobbe al buio l'amico e, credendo di essere ancora oggetto delle sevizie degli orchi, gli strappò Anglachel dalle mani e lo uccise.
Túrin, resosi conto del terribile errore commesso, rimase completamente paralizzato ed inebetito dall'orrore del suo gesto e toccò a Gwindor trarlo in salvo, accompagnandolo prima presso le acque benedette di Ivrin, dove Túrin riacquistò il senno, e poi conducendolo a Nargothrond, la sua patria.
Capo del Nargothrond, la Battaglia di Tumhalad e la caduta del Nargothrond[]
Per approfondire, vedi le voci Battaglia di Tumhalad e Sacco del Nargothrond. |
Nel Nargothrond Turin fu accolto come un eroe e il padre di Gwindor, felice che gli avesse riportato il figlio a lungo creduto morto, lo accolse nella sua casa e gli fece dono di una preziosissima coppa d'oro e pietre preziose forgiata a Valinor.
Qui Túrin adottò come nome Agarwaen, figlio di Úmarth (L'Insanguinato, figlio di Malasorte), fece riforgiare la spada nera Anglachel, ribattezzandola Gurthang (Ferro di morte) e con questa si diede ad una guerra senza pietà contro gli orchi guadagnandosi sia la stima del popolo di Nargothrond, che l'amore di Finduilas, figlia del re Orodreth, la quale inizialmente era stata la promessa sposa di Gwindor.
Tuttavia Turin per rispetto dell'amico Gwindor e forse timoroso di invischiare il destino di Finduilas nel suo fato maledetto da Morgoth, non volle ricambiare apparentemente il suo amore e nemmeno rivelarle il suo vero nome, così lei prese a chiamarlo Thurin (Il Segreto). Gwindor accettò con rassegnazione il fatto che la fanciulla non fosse più innamorata di lui, tuttavia le rimase amico e le parlò rivelandole la vera identità di Turin e al contempo consigliandole di non perdurare nel suo amore: egli, le disse, non era infatti Beren e su di esso gravava una potente maledizione che l'avrebbe perduta. Ma nonostante ciò, su Finduilas gravava ugualmente la Sorte dei Noldor, che di lì a poco avrebbe portato alla caduta del Nargothrond.
In questo periodo si guadagnò inoltre il soprannome di Adanedhel (uomo-elfo), giacché assomigliava per la fierezza del portamento più ad un Elfo dei Noldor che ad un essere umano, nonché quello di Mormegil (La Spada Nera) grazie alla sua mortifera abilità con l'arma.
Grazie ai suoi innumerevoli successi in battaglia, crebbe rapidamente la sua influenza presso il consiglio del re Orodreth, insieme però alla sua spavalderia: convinse infatti i Nargothrondrim ad abbandonare le loro tradizioni di prudenza e segretezza, e costruire un ponte di pietra davanti ai cancelli di Nargothrond per permettere il passaggio delle truppe, e che divenne in seguito la causa della disfatta dei Nargothrondrim.
Infatti Morgoth mandò il drago Glaurung a Nargothrond, e grazie proprio al ponte voluto da Túrin, la reggia fu invasa, e il Nargothrond distrutto. Túrin stesso cercò di affrontare il drago, ma venne immobilizzato dal suo sguardo e guardò impotente ed immobile gli orchi portare via Finduilas. Glaurung dileggiò il guerriero, chiamandolo traditore e dimentico del suo stesso sangue, e facendogli credere che Morwen e Niënor stessero soffrendo nel Dor-lómin fame e stenti, mentre lui viveva da nababbo tra gli elfi.
La ricerca di Morwen e Niënor e la venuta nel Brethil[]
Una volta libero dall'incantesimo di Glaurung, Túrin partì immediatamente alla ricerca della madre e della sorella, abbandonando però al suo destino Finduilas (nonostante Gwindor, morente, gli avesse profetizzato poco prima che la sua sola speranza di sfuggire al Fato di Morgoth era di trovare e salvare Finduilas).
In realtà Morwen e Niënor si erano rifugiate tempo addietro nel Doriath; tuttavia, appena avuta notizia della distruzione di Nargothrond, vollero partire immediatamente alla ricerca di Túrin. Glaurung, che aveva nel frattempo fatto delle rovine del Nargothrond la sua tana, intercettò ed attaccò le due dame, e a nulla valse la nutrita schiera di valorosi elfi che le scortavano: nella confusione della battaglia Morwen fu trascinata via dal suo destriero impazzito, e scomparve; Nienor si trovò faccia a faccia col drago, e quest'ultimo col suo sguardo colpì la fanciulla con un incantesimo, svuotandone completamente l'intelletto e la memoria. Soddisfatto del risultato, il drago si ritirò.
Mablung, che guidava la sfortunata spedizione, cercò di riportare almeno la fanciulla indietro nel Doriath, ma invano: lui e i pochi superstiti all'assalto del drago furono attaccati da una schiera di orchi, e Nienor, in preda al panico, fuggì, e non fu possibile seguirla.
Nel frattempo, Túrin raggiunse la sua vecchia casa nel Dor-lómin, solo per trovarla completamente abbandonata. Dopo aver saputo che Brodda, il capo degli Esterling, aveva preso in moglie Aerin, una sua parente, ed aveva così usurpato il possesso delle sue terre ed i suoi beni, si recò da questi per avere notizie della sorte della madre e della sorella. Accolto in malo modo dal neoacquisito parente, riuscì comunque ad apprendere da Aerin degli spostamenti delle due donne; tuttavia, in uno scatto d'ira, uccise l'arrogante Brodda, esponendo però così Aerin e i rimanenti superstiti della Casa di Hador ad una persecuzione ancora più dura da parte degli Esterlings. Per questo motivo, quando Túrin si rimise in viaggio, tanto i primi quanto i secondi appresero con gioia la notizia.
Túrin cercò allora di rimettersi sulle tracce degli Orchi che avevano rapito Finduilas, ma era ormai troppo tardi: quando riuscì a rintracciare la pista, gli uomini dei boschi del Brethil lo informarono di aver annientato gli orchi, e che la fanciulla elfica che era loro prigioniera era spirata. Alla notizia, Túrin collassò al suolo su quello che era il tumulo della sua amata. Fu così che gli uomini del Brethil, guidati da Dorlas, lo portarono con loro nella fortezza tra i boschi di Ephel Brandir, dove dimoravano sotto la guida di Brandir della Casa di Haleth, il quale fu inizialmente restio ad accoglierlo tra la sua gente, avendo percepito che su di lui gravava una grave maledizione.
Nel Brethil Túrin cercò nuovamente di riprendere in mano i fili della sua esistenza, proclamandosi Turambar (Padrone della sorte), in spregio del Fato di Morgoth, ed adattandosi all'esistenza discreta e clandestina che il popolo del Brethil conduceva, unico loro riparo contro le rappresaglie degli orchi.
L'incontro con Níniel e la morte di Glaurung[]
Per approfondire, vedi la voce Invasione del Brethil (498 PE). |
Durante una delle sue scorrerie nei boschi, Túrin incontrò improvvisamente una ragazza: era nuda, sporca e si comportava come un animale selvatico privo di senno: era Niënor; tuttavia non avendola mai vista, non riconobbe la sorella. Túrin condusse la ragazza con sé a Ephel Brandir, le diede come nome Níniel (Fanciulla in lacrime) e se ne innamorò, per poi sposarla. Anche Brandir lo zoppo, signore degli Haladin del Brethil era innamorato di Níniel, ma per quest'ultima non esisteva che il marito dunque dovette accontentarsi di essere solo un'amico per lei. Incominciò così per Túrin quello che probabilmente fu il periodo più sereno della sua esistenza e ormai non portava più in battaglia Gurthang; inoltre durante questo periodo Níniel rimase incinta.
Nell'inverno del 498 PE però Morgoth, il quale voleva sottomettere definitivamente gli Uomini, inviò un esercito per porre fine alla libertà degli Uomini del Brethil. Túrin, inizialmente restio a combattere, venne alla fine convinto da Dorlas ad indossare nuovamente i panni della Spada Nera e sconfisse l'esercito invasore in una grande battaglia sulle rive del fiume che formava il confine del Brethil. Tuttavia gli orchi superstiti riferirono a Glaurung che il nemico di Morgoth era vivo e che si nascondeva tra gli Haladin. Allora il drago lasciò la sua tana diretto nel Brethil, e durante la sua marcia di avvicinamento sparse morte e distruzione ovunque, bruciando le foreste e avvelenando la terra con i propri miasmi.
La notizia dell'arrivo del drago gettò sgomento nel cuore degli Haladin e molti accusarono l'eroe di aver portato su di loro la rovina; Túrin tuttavia non si perse d'animo e, con i due prodi compagni Dorlas e Hunthor, partì per affrontarlo. Accadde però che Túrin perse i due compagni (Hunthor morì ucciso da una roccia, mentre Dorlas scappò alla vista del mostro) e dovette uccidere Glaurung da solo. Sfruttando il fatto che il mostro per attraversare un crepaccio si fosse lanciato col corpo sull'altro lato, esponendo dunque il ventre, Turin risalì la parete del crepaccio e lo trafisse con la propria spada sventrandolo. Tuttavia le esalazioni del drago e il suo sangue velenoso gli dettero alla testa facendolo svenire.
Il suicidio[]
Dopo aver ucciso Glaurung, Turin cercò di recuperare la spada dal corpo dell'essere, ma fu investito da un fiotto del sangue velenoso della bestia crollò a terra esamine. Venne dunque raggiunto da Niënor che, credendolo morto, si disperò sul suo cadavere. Glaurung morente colse dunque l'occasione per vendicarsi: con le sue ultime forze il Verme rivelò che ella in realtà era la sorella minore di Turin e che il figlio che portava in grembo era il frutto di un incesto. Sconvolta dall'orrore, Nienor corse via impazzita, e Brandir non riuscì a raggiungerla, e fece solo in tempo a vederla togliersi la vita, gettandosi da una rupe.
Risvegliatosi dal deliquio e raggiunta la sua gente, Túrin chiese notizie della moglie; incredulo di fronte alla storia raccontatagli da Brandir, in preda all'ira lo uccise, scappando poi nei boschi, dove lo trovò Mablung, il quale confermò il racconto di Brandir.
Incapace di sopportare oltre il peso dell'esistenza, Túrin pose fine ai suoi giorni, gettandosi sulla sua spada.
- "Poi sguainata la spada disse: «Salve, Gurthang, Ferro di Morte, tu sola mi rimani! Ma quale signore leale conosci tu, salvo la mano che t'impugna? Nessun sangue ti ripugna! Vuoi bere anche quello di Túrin Turambar? Vuoi uccidermi in fretta?». E dalla lama uscì in risposta una fredda voce: «Sì, voglio bere il tuo sangue, per modo che possa dimenticare il sangue di Beleg mio padrone, e il sangue di Brandir, ucciso ingiustamente. Ti ammazzerò in fretta». Allora Túrin piantò l'impugnatura in terra e si gettò sulla punta di Gurthang, e la nera lama si prese la sua vita."
- —I Figli di Húrin, cap. XVIII, "La Morte di Túrin".
Il suo cadavere fu seppellito vicino al tumulo dove giacevano le spoglie di Finduilas, e sulla sua lapide fu scritto:
TÚRIN TURAMBAR DAGNIR GLAURUNGA
("Túrin, Padrone della sorte, uccisore di Glaurung")
Sotto fu scritto anche:
NIENOR NÍNIEL
Ma il corpo della ragazza non fu mai ritrovato. In seguito alla sconfitta di Morgoth nella Guerra d'Ira, tutte le terre del Beleriand vennero ricoperte dalle acque, ma la tomba di Túrin e Nienor non s'inabissò per volere di Eru Ilùvatar.
Finì così la vita terrena di Túrin, ma la leggenda vuole che Mandos abbia profetizzato che, quando Morgoth ritornerà nel mondo di Arda per condurre la battaglia finale contro i Valar e i Figli di Iluvatar, Túrin, mondato dei peccati della sua esistenza dal fuoco purificatore, sarà in prima linea per combattere Morgoth, e sarà lui, che più di tutti gli esseri viventi ha sofferto a causa di quest'ultimo, ad ucciderlo, trapassandogli il cuore. In questo modo i figli di Húrin e tutti gli uomini che sono morti per causa di Morgoth saranno vendicati.
Note[]
- ↑ The History of Middle Earth, Vol. II: The Book of Lost Tales Part Two, Turambar and the Foalóke, pp. 87, 89