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"[...] e il Sole lo denominarono Anar, il Fuoco Dorato, frutto di Laurelin. Ma i Noldor lo indicavano anche come Vása, il Cuore di Fuoco che ridesta e consuma, ché il Sole è stato posto come segno del sorgere degli Uomini e del declino degli Elfi."
Il Silmarillion, Cap. XI, "Il Sole, la Luna e l'Occultamento di Valinor"

Il Sole fu una delle creazioni del Vala Aulë costruito per preservare e conservare la radianza dell'ultimo frutto dorato di Laurelin e in seguito posto come luminare del cielo. Il vascello del Sole è guidato da Arien, una Maia di Vána.

Etimologia[]

Alcuni dei nomi del Sole tra gli Elfi sono:

  • Anar, o Fuoco Dorato, utilizzato prevalentemente dai Vanyar.
  • Anor, nome comune per il Sole in Sindarin, come per esempio in "Minas Anor", la provicia di Gondor "Anórien", e Elanor ("Sole-stella").
  • Vása, o Cuore di Fuoco, nome dato al Sole dai Noldor.
  • Kalaventë o Kalavénë, ovvero "la Nave del Sole".

Un nome poetico per il Sole è anche Stella del Giorno, e Gollum si riferisce al Sole come Faccia Gialla. Tolkien affermò che gli Elfi (e gli Hobbit) si riferiscono sempre al Sole al femminile.

Storia[]

Il Silmarillion[]

Durante gli Anni degli Alberi, Valinor fu illuminato per migliaia di anni dalla luce dei Due Alberi, Telperion l'Argento e Laurelin l'Oro. Quando questi furono distrutti da Melkor e Ungoliant durante l'Ottenebramento di Valinor, Arda sprofondò nell'oscurità. Iniziò così la Lunga Notte, durante la quale Arda fu illuminata solo dalle stelle.

Benché gli Alberi non poterono essere salvati, grazie ai poteri di guarigione di Nienna e Yavanna, prima di morire Laurelin produsse un ultimo frutto dorato e Telperion un unico fiore argentato da un ramo senza foglie. Il frutto e il fiore furono spiccati dal ramo da Yavanna, santificati da Manwë e consegnati ad Aulë, il quale costruì due vascelli adatti a contenerli in modo che Varda potesse porli nel cielo come luminari. Il compito di guidare il nuovo luminare d'argento nei cieli di Arda fu poi affidato a Tilion, uno dei cacciatori di Oromë; il vascello del Sole venne invece affidato alla guida della Maia Arien.

The First Dawn of the Sun by Ted Nasmith

La prima alba del Sole, Ted Nasmith.

Il primo sorgere del Sole (PE 1), insieme a quello della Luna, marca l'inizio della Prima Era e l'inizio del computo degli Anni del Sole. Valinor si trova all'occidente del mondo, e per questo la prima alba avvenne all'ovest invece che ad est. Tilion fu un timoniere incostante, tavolta riposando troppo tempo sotto la Terra, talvolta comparendo nel cielo allo stesso tempo del Sole, rendendo il ciclo lunare sfasato rispetto a quello solare. Era attratto dalla luminosità del nuovo Sole e tentava spesso di avvicinarsi, sebbene la fiamma di Anar lo ustionasse, tanto che l'isola della Luna ne fu in parte annerita.

In origine, infatti, Arien avrebbe dovuto guidare Anar incessantemente da ovest a est avanti e indietro, non tramontando mai, ma i Valar cambiarono idea in seguito alle lamentele di Irmo e di Estë, in modo da conferire alle creature di Arda sonno, riposo e la vista delle stelle. Dopo essere tramontato, il Sole sarebbe transitato sotto la Terra da Ovest verso Est e nello stesso momento la Luna sarebbe sorta ad Est dirigendosi verso Ovest. Eppure, malgrado gli ordini di Varda, talvolta Tilion si attarda essendo eternamente attratto da Arien, cosicché i due astri si possono vedere contemporaneamente nel cielo. Altre volte le si accosta così tanto che l'ombra della Luna eclissa la luce del Sole e nel bel mezzo del giorno giunge la tenebra.

La comparsa del Sole fu vista dagli Elfi come un segno dell'imminente risveglio degli Uomini e del declino degli Elfi, pertanto amarono di più la Luna. Le creature di Morgoth e gli Orchi temevano il Sole, ed egli celava se stesso e i suoi servi con ombre, fumi e grandi nuvole che ammantarono Angband. Ad eccezione degli Uruk-hai, le sue creature si rifiutarono sempre di viaggiare finchè si trovava nel cielo. I Troll della Terra di Mezzo temevano il Sole ancora di più, e per una buona ragione: si trasformavano in pietra se colpiti dalla sua luce. Solo i più tardi Olog-hai furono in grado di muoversi sotto il Sole[1].

The History of Middle-Earth[]

L'assemblea dei Valar[]

In seguito all'uccisione degli Alberi da parte di Melkor, solo la fioca luce delle stelle di Varda e i pozzi di Kulullin nei Giardini di Vána e di Silindrin in quelli di Lórien rimasero ad illuminare Aman. A questa sventura si aggiunse la Fuga dei Noldor che venne riportata a Manwë da Sorontur (Thorondor) nonché dai messaggeri da parte dei Vanyar, dei Solosimpi e da uno degli spiriti di Mandos.

Súlimo decise allora di convocare in assemblea tutti i Valar con la sua possente voce informandosi dell'irreversibilità di quanto accaduto. Molti tra i Valar e tra gli Elfi continuarono però a recarsi presso gli Alberi nella speranza che rinascessero e tornassero a recare luce[2].

Il tentativo di Vána e Lórien[]

Allora Vána, inconsolabile per la perdita degli Alberi, si recò da Irmo e i due, aiutati da Urwendi (Arien) e Silmo (Tilion) ed accompagnati da altri Ainur ed Elfi, raccolsero in grandi vasi quanto rimaneva della loro luce argentea e dorata, svuotando quasi completamente i due calderoni. Giunti presso di essi, Vána intonò potenti canti magici e li cosparse con la luce dorata, ordinando al contempo alle sue ancelle di danzare attorno al troncone dell'albero come erano solite fare nei roseti intorno a Kulullin; similmente fece Irmo con Silpion (Telperion).

A nulla valsero i loro sforzi e nel tentativo consumarono quasi tutta la luce degli Alberi, venendo per questo rimproverati da Manwë. Quando gli Ainur si appellarono ad Aulë e Yavanna affinché facessero tornare in vita gli Alberi, il primo rispose che tale luce non poteva essere fabbricata e la seconda che non sarebbero mai più rifioriti sino alla fine del mondo poiché certe opere potevano essere compiute una volta soltanto, facendo piombare Vána ed Irmo nello sconforto[3].

L'idea di Manwë[]

Manwë, Varda, Aulë e Yavanna si riunirono in concilio, progettando nuove sorgenti di luce per l'intera Arda e non solo per Aman. L'idea del Sole venne a Súlimo ispirandosi alle stelle di Varda il cui cuore era costituito da vascelli di cristallo contenenti il fuoco argenteo di Telperion e altre sostanze dai molti colori. Essi erano trascinati in Ilmen da spiriti eterei ed alati appartenenti ai Mánir e ai Súruli. Il Sole sarebbe dovuto essere una versione più grande e magnifica delle stelle contenente la luce di Laurelin e avrebbe dovuto percorrere il cielo da est a ovest restando in Ilwë dove Melkor non avrebbe potuto attaccarlo.

I quattro Valar radunarono quindi tutti gli abitanti di Valinor attorno ai Giardini di Vána. La Valië tuttavia non accolse con entusiasmo l'idea del Sole, inseguendo ancora il vano desiderio di rivedere la luce di Laurelin. Manwë allora ordinò che fosse raccolto quanto rimaneva della luce degli Alberi. Della luce argentata di Telperion, una piccola quantità era conservata nel calderone di Telimpë, altra nei vasi delle fucine di Aulë, altra ancora in piccoli vasi che gli Elfi avevano riempito con lungimiranza, volendo salvare quanto rimaneva della rugiada dell'Albero in seguito alla sua uccisione da parte di Melkor.

Molta però si era persa per l'impazienza di Vána ed Irmo, era stata utilizzata da Varda per creare le stelle o da Aulë ed altri Ainur nei loro incantesimi e per la fabbricazione di splendidi oggetti. Inoltre Telperion, dei due Alberi, era quello che produceva meno rugiada. La luce dorata di Laurelin era più abbondante ma ora era rimasta solo nel calderone di Kulullin e in altri minori. Il compito di realizzare il vascello del Sole fu affidato ad Aulë che chiese l'aiuto di Varda[4].

Laurelin genera un ultimo germoglio[]

Dopo il fallito tentativo da parte di Varda e Aulë di ottenere una sostanza in grado di diffondere la luce di Laurelin riuscendo al contempo a resistere al suo calore, Vàna chiese nuovamente a Manwë di ricorrere a Yavanna. Aulë e Manwë le concessero solo una fiala di luce dorata e una di luce argentea. Kementári, ponendosi tra i due Alberi e tenendo la prima nella destra e la seconda nella sinistra, utilizzò tutto il suo potere e dalle fiale scaturirono fiamme rosse e bianche, la terra tremò e si aprì e fiori spuntarono attorno ai suoi piedi, gialli e rossi a destra e bianchi e blu a sinistra. Tuttavia neppure i suoi incantesimi riuscirono a far tornare in vita gli Alberi ed ella svenne per lo sforzo. Allora Vána, disperata, abbracciò i resti di Laurelin avvolgendo la chioma dorata attorno al tronco.

Le sue lacrime cadendo sulle radici dell'Albero, fecero spuntare un unico germoglio. Colma di gioia, Vána gridò "I kal'antúlien" ("la luce è tornata") chiamando a raccolta tutti gli Ainur e gli Elfi. Presto il virgulto fiorì ma una folata di vento ne disperse i petali che gli Elfi cercarono di raccogliere ma molti delle loro ceste bruciarono per il calore che emanavano. Il fiore più grande, tuttavia, non si staccò e con il tempo generò un unico frutto in cui si concentrò tutta la sua luce mentre le foglie appassirono e i petali caddero. Tale frutto possedeva una scorza trasparente all'interno della quale il succo era simile a fiamme pulsanti e i semi a pepite d'oro[5].

Il Vascello del Sole[]

Il frutto, che era diventato talmente grande da piegare il ramo su cui era appeso, fu colto da Tulkas e Aulë malgrado l'opposizione di Vána. Aulë tuttavia inciampò a causa del suo enorme peso, facendolo cadere a terra. Da esso si sprigionò una colonna di luce alta sino al cielo e più brillante di quanto fosse mai stata Laurelin. Aulë decise allora di realizzare il Sole a partire dal frutto di Laurelin dando ad esso la forma di una grande nave di luce.

Venne realizzata una portatina d'oro intrecciato cosparsa dei petali di Laurelin sulla quale si posarono le metà del frutto che furono poi condotte da una folla festante alle fucine di Aulë. Il Vala incastrò una delle scorze del frutto dentro l'altra e così costruì lo scafo mentre Vána, ora decisa a supportare la sua opera, si tagliò i capelli dorati con i quali i Valar intesserono vele sottili come ragnatele e un sartiame più resistente di qualsiasi altro. I petali raccolti furono disposti sulla prua formando una stella, nappi e strisce di luce furono appesi alle fiancate, dal lampo di un fulmine si plasmò il pennone dell'albero maestro.

Infine il vascello fu riempito sino al ponte con la luce liquida di Laurelin conservata in Kulullin e mischiata con il succo del frutto. La terra non riuscì a trattenere il vascello che si sollevò nell'aria. I Valar battezzarono la nave Sári ("Sole"), i Vanyar Ûr ("Fuoco") e i Noldor Gelmir ("Splendore Dorato"), Glorvent ("Nave d'Oro") o Bráglorin ("Vascello Ardente") e tra gli Uomini fu nota con altri nomi. Molti abitanti di Valinor però la chiamavano Lampada di Vána, in virtù delle sue lacrime che ne permisero la realizzazione e poiché risplendeva dell'oro dei suoi capelli[6].

Il sacrificio di Arien[]

Mentre il vascello era in costruzione, altri fabbricarono una grande vasca dal pavimento d'oro e dalle pareti di lucido bronzo, circondata ovunque tranne ad Est da colonne dorate con fiamme sulla sommità. Yavanna la consacrò con potenti incantesimi, poi vi fu versato quanto rimaneva del succo del frutto di Laurelin, così si riempì di fuoco e di luce. Tale vasca fu chiamata Tanyasalpë (Bacile di Fuoco) o Faskala-númen (Bagno del Sole Calante) poiché il Vascello del Sole vi sostava dopo il tramonto per rinnovare la sua luce mentre la Luna era alta in cielo, ripartendo la mattina successiva. Manwë allora chiese chi fosse in grado di resistere a quella luce e a quel calore e disposto a guidare la nave nei cieli.

Fu Arien ad offrirsi e Manwë accettò. Allora, insieme alle sue servitrici, si immerse nella vasca di fuoco e quando ne uscirono il loro corpo era diventato più leggero dell'aria ma luminoso e ardente come fiamma e nessun abito poteva più ricoprirlo. Salirono quindi sul Vascello del Sole che fu trascinato sino alle porte di Ilmarin su Taniquetil che volgevano ad occidente. Allora per la prima volta il Sole si levò in cielo illuminando Arda e tutti gli esseri della terra rimasero ad ammirarlo. Il vascello si levò sempre più alto in cielo, trascinato con corde d'oro dai Mánir finché non fu un lontano disco luminoso poi un vento gelido proveniente da oriente diede inizio al suo viaggio[7].

La creazione della Luna[]

Exquisite-kfind Per approfondire, vedi la voce Luna.

L'avvento del giorno portò però con sé una luce e un calore che non si erano mai avvertiti prima a Valinor e che risultavano superiori alle aspettative degli stessi Valar. I Giardini di Vána e di Lórien iniziarono ad appassire per il gran caldo, le rose persero il loro profumo, la luce di Kulullin ne risultò sbiadita, l'ombra fu bandita. Mandos e Nienna lamentarono che Aulë e Varda con quell'eterno giorno avevano alterato gli equilibri di Arda.

Lórien si appellò a Manwë venendo inizialmente rimproverato ma poi il Re dei Valar cambiò idea grazie alle sagge parole di Ulmo secondo il quale la bellezza di Aman risiedeva nell'alternanza come quella che un tempo mostravano gli Alberi. Quattro giorni dopo Lórien, con il suo tocco e un canto magico, fece spuntare un germoglio da Telperion che fu la base per la creazione del Vascello della Luna, grazie alla quale fu possibile l'alternanza tra giorno e notte[8].

Altre versioni[]

In un'altra versione, Melkor si infatuò ad un certo punto di Arien e la volle reclamare come sposa. In seguito la violentò, e Ariel abbandonò il proprio corpo e "morì", lasciando il Sole libero senza guida, cosìcché bruciò alcune parti di Arda, creando il deserto del lontano Harad.

Note[]

  1. Il Silmarillion, cap. XI, pp. 117-121
  2. The History of Middle Earth, Vol. I: The Book of Lost Tales Part One, cap. VIII, pp. 196-198
  3. The History of Middle Earth, Vol. I: The Book of Lost Tales Part One, cap. VIII, pp. 199-201
  4. The History of Middle Earth, Vol. I: The Book of Lost Tales Part One, cap. VIII, pp. 201-204
  5. The History of Middle Earth, Vol. I: The Book of Lost Tales Part One, cap. VIII, pp. 205-207
  6. The History of Middle Earth, Vol. I: The Book of Lost Tales Part One, cap. VIII, pp. 207-209
  7. The History of Middle Earth, Vol. I: The Book of Lost Tales Part One, cap. VIII, pp. 209-211
  8. The History of Middle Earth, Vol. I: The Book of Lost Tales Part One, cap. VIII, pp. 211-213
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