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" [...] e alla fine, ecco che produsse i Silmaril. I quali erano, quanto a forma, come tre grandi gioielli. Ma soltanto alla Fine, [...] non prima che il Sole trapassi e la Luna crolli, si saprà di quale sostanza fossero fatti. La quale sembrava simile al cristallo dei diamanti, eppure ne era più forte, sicché non c'era forza, nel Regno di Arda, bastante a guastarla o spezzarla. Pure, il cristallo era, per i Silmaril, null'altro che ciò che il corpo è per i Figli di Ilùvatar: la dimora del suo fuoco interiore, che è in esso e insieme in ogni parte di esso, e che ne costituisce la vita. E il fuoco interno dei Silmaril, Fëanor lo ricavò dalla luce amalgamata degli Alberi di Valinor, che pur sempre vive in loro [...]. Sicché, anche nella tenebra del più profondo tesoro i Silmaril per radianza propria splendevano come le stelle di Varda; pure, essendo essi in effetti cose viventi, della luce godevano e la recepivano e la restituivano in sfumature più meravigliose ancora."
Il Silmarillion, cap. VII, "I Silmaril e le Agitazione dei Noldor".

I Silmaril (in Quenya Silmarilli), anche chiamati Gioielli di Fëanor sono tre gemme di cristallo create da Fëanor durante la Prima Era che racchiudevano la luce e l'essenza dei due Alberi di Valinor.

Nessuno capì mai come Fëanor fosse riuscito a creare simili oggetti; nessuno riuscì mai a duplicarli, nemmeno lo stesso Fëanor. Essi sono considerati gli oggetti di fattura elfica più preziosi mai creati e furono ardentemente desiderati da molti. In particolare Mandos predisse che i destini di Arda (terra, mare e aria) erano racchiusi nei Silmaril.

Ne "Il Silmarillion", le vicende contenute nella sezione denominata "Quenta Silmarillion" (dal Quenya "la storia dei Silmaril") sono basate sulla loro storia e sulla lotta contro Morgoth per recuperarli.

Nomi ed etimologia[]

Il nome Silmaril deriva dall'alto Quenya e significa letteralmente "(Gioielli) di Pura Radianza di Luce".

In Noldorin, un dialetto del Quenya parlatoria Noldor del Beleriand, divennero poi noti col nome di Silevril, che ha lo stesso significato di Silmaril, oppure con gli appellativi di Golodhvir e Miruin, che significano rispettivamente "Gioielli dei Noldor" e "Grandi Gioielli".

Descrizione[]

I gioielli in questione vengono descritti come tre bellissime gemme di forma e dimensione perfetta create da Fëanor grazie alla silima, una sostanza da lui stesso ideata e dalla quale presero il nome, in cui l'elfo racchiuse all'interno la luce degli Alberi di Valinor, cosa che gli permetteva di splendere di luce propria. Il procedimento con cui vennero creati era noto unicamente a Fëanor, il quale non lo rivelò neppure ai propri figli, e nessuno riuscì dunque a ricreare un'opera minimamente comparabile.

Essi vennero benedetti dalla Valier Varda, e ciò fece si che nessuna mano malvagia o corrotta potesse toccarli senza esserne bruciata o rinsecchita.

Viene tramandato che fossero più duri del diamante e che niente, azione violenta o incantesimo, potesse infrangerli; tuttavia nella profezia della Dagor Dagorath viene detto che i Valar spezzeranno i gioielli per utilizzare la luce da essi contenuta per ridare la vita agli Alberi di Valinor, dunque probabilmente è possibile distruggerli.

Storia[]

La creazione dei gioielli e il furto da parte di Melkor[]

Fëanor creò i Silmaril durante gli Anni degli Alberi mentre risiedeva a Valinor. Furono chiamati in questo modo perché contenevano al loro interno una parte della luce degli Alberi di Valinor creati da Yavanna e Nienna.

All'epoca in cui furono creati, chiunque dimorasse ad Aman fu ricolmo di meraviglia e piacere per l'opera di Fëanor e Varda, regina dei Valar, li consacrò cosicchè "in seguito nessuna carne mortale, nessuna mano impura, nulla di malvagio potesse toccarli senza bruciare e avvizzire".

Prima che Melkor iniziasse ad insediare il dubbio nella mente dei Noldor, Fëanor era solito vestire i Silmaril durante le feste e mostrarli con gioia agli altri, ma come Melkor iniziò la sua opera di inganno, Fëanor smise di mostrarli in pubblico, permettendo solo al padre e ai figli di vederli. In seguito, quando fu esiliato a Formenos, i Silmaril vennero risposti al sicuro in una stanza di ferro.

Insieme ad Ungoliant, Melkor distrusse i Due Alberi compiendo così l'Ottenebramento di Valinor, dunque i Silmaril rimasero gli unici oggetti a contenere la luce degli Alberi. Per questo motivo, i Valar chiesero a Fëanor di consegnare a loro i Silmaril cosicchè potessero essere infranti e gli alberi ricostituiti. Ma Fëanor, credendo di riconoscere in questo ciò che Melkor gli aveva fatto credere, ovvero che i Valar fossero gelosi della sua opera, rifiutò, sostenendo che la distruzione del suo più grande capolavoro gli avrebbe spezzato il cuore e ne avrebbe molto probabilmente provocato la morte.

Poco dopo, giunse la notizia che Melkor, il quale bramava di possedere i Silmaril fin dall'inizio, dopo aver distrutto gli Alberi aveva attaccato Formenos e rubato i Silmaril dalla camera blindata, uccidendo Finwë nell'atto, dopodiché era fuggito verso le regioni settentrionali della Terra di Mezzo, dove si trovava la sua vecchia fortezza di Angband. In questo luogo, egli instaurò di nuovo il proprio dominio forgiando una Corona Ferrea nella quale incastonò le gemme. Tuttavia, nel fare ciò, Morgoth si bruciò orribilmente le mani e la fronte dal momento che le gemme erano state consacrate da Varda: una ferita che non riuscì mai a guarire.

Il giuramento di Fëanor[]

The Oath of Feanor by Jenny Dolfen

Fëanor e i suoi figli giurano vendetta contro Morgoth, Jenny Dolfen.

Exquisite-kfind Per approfondire, vedi la voce Giuramento di Fëanor.
"Nai kotumo ar nilmo, kalima Vala thauza ar poika, Moringothonna, Elda ar Maiya ar Apanóna, Endóressë Atan sin únóna, ilar thanyë, ilar melmë, ilar malkazon sammë, osta ilar harwë, lau Ambar tana, só-thauruvá Fëanárollo, ar Fëanáró nossello, iman askalyá ar charyá, ar mi kambë mapá, herá hirala ar haiya hatá Silmarillë. Sí vandalmë ilyai: unqualé son antávalme mennai Aurë-mettá, qualmé ten' Ambar-mettá! Quettalman lasta, Eru Ilúvatar! Oiyámórenna mé-quetamartya íre queluvá tyardalma. Ainorontessë tirtassë lasta ar lma-vandá enyalaz, Varda Manwë!"

"Che sia amico o nemico, dannato o innocente, progenie di Morgoth o luminoso Vala, Elfo o Maia, o Creatura ancora non vivente, Uomo ancora non nato sulla Terra di Mezzo, né leggi, né amore, né legioni di spade, né terrore, né perigli, né il Fato stesso, difenderanno da Fëanor, o dalla stirpe di Fëanor, colui il quale giammai nasconda, possieda, afferri, trattenga o porti via seco un Silmaril. Questo giuriamo tutti insieme: morte gli daremo, fino alla fine dei Giorni, sventura, fino al collasso del mondo! Ascolta le nostre parole, o Eru, Padre-di-tutti! Alla Tenebra Eterna condannaci, se mancheremo ai nostri propositi. Il Sacro Monte ci ascolti in testimonio, e ricordate il nostro voto, o Manwë e Varda!
"
Giuramento di Fëanor in Quenya e in italiano, The History of Middle-earth, Vol. 10: Morgoth's Ring, The Annals of Aman

Fëanor, furioso a causa di Melkor, che maledì alzando la mano destra e chiamandolo per la prima volta Morgoth, e dei Valar, perché a causa dell'invito di Manwë si era allontanato da Formenos, pronunciò un Giuramento nel quale lui e o suoi figli non avrebbero avuto pace finché non avessero ritrovato i Silmaril, chiunque fosse stato il loro nemico, e invitò anche gli altri Noldor a seguirlo. Fëanor guidò allora i suoi seguaci fino alla Terra di Mezzo, ma ciò non avrebbe condotto a nessuna conclusione per gli Elfi, e neanche per gli Uomini.

Iniziò così la guerra contro Morgoth che durò per tutta la Prima Era, durante la quale furono combattute cinque grandi Battaglie nel Beleriand e Fëanor stesso così come diversi dei suoi figli perirono.

Uno dei Silmaril fu recuperato da Beren (figlio di Barahir e Emeldir) e Lúthien (figlia di Thingol e Melian), dopo grande dolore e pericoli. Questa gemma fu presa in seguito da Eärendil, il marito della loro nipote Elwing, che lo portò dai Valar all'Ovest come segno di pentimento. Eärendil poi lo tenne sempre con sé sulla sua nave, Vingilot, nei Mari del Cielo dove per sempre navigò, e grazie al sua luce la sua nave risplendeva come una stella.

Maglor Casts a Silmaril into the Sea by Ted Nasmith

Maglor getta il Silmaril nel mare, Ted Nasmith.

Le altre due gemme rimasero a Morgoth, e gli furono sottratte solamente dopo la fine della Guerra d'Ira. Poco dopo essere state recuperare dell'esercito di Valinor, esse furono rubate con la violenza dai due figli di Fëanor rimasti ancora costretti dal Giuramento, Maedhros e Maglor. Ma i Gioielli, come aveva già detto Eönwë, bruciarono le loro mani perché avevano perso il diritto a possederli, a causa di tutto il male che era stato sparso come conseguenza del loro Giuramento, così come avevano bruciato Morgoth quando li sottrasse secoli prima.

Impazzito dal dolore, Maedhros si buttò allora col Silmaril in una fossa ardente, mentre Maglor lo scagliò nel Mare. Ecco così che i Silmaril giunsero alle loro dimore tanto attese come era stato predetto da Mandos, i tre elementi di Arda: aria, acqua e terra.

Profezia[]

Secondo alcuni scritti di Tolkien che non sono stati inseriti nella versione pubblicata de "Il Silmarillion", dopo l'ultimo ritorno di Melkor e la sua sconfitta nella Dagor Dagorath, il mondo cambierà e i Valar recupereranno i Silmaril. Allora Fëanor, rilasciato dalla Aule di Mandos, li consegnerà a Yavanna che li romperà e utilizzerà la loro luce per dare nuova vita ai Due Alberi. La catena delle Pelóri verrà appiattita e la luce degli Alberi riempirà nuovamente Arda di una beatitudine eterna.

Curiosità[]

  • Secondo fonti non canoniche, l'Arkengemma di Thror potrebbe essere in realtà il Silmaril che si legò alla terra alla fine della Prima Era. Tuttavia questa teoria non è suffragata da nessuno scritto ufficiale.
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