Il Primo Fratricidio, noto anche come Fratricidio di Alqualondë, fu un luttuoso evento avvenuto durante la Fuga dei Noldor da Valinor, ed è ricordato come il primo grande spargimento di sangue intercorso tra gli Elfi e il primo scontro ad insozzare con il sangue la terra benedetta di Aman.
Nel 1495 AA i Noldor, guidati da Fëanor, decisero di abbandonare Valinor per inseguire Morgoth nel Beleriand; tuttavia senza navi non avrebbero mai potuto raggiungere la Terra di Mezzo, quindi raggiunsero la città di Alqualondë e chiesero ai Teleri di Re Olwë di cedere loro le imbarcazioni, ma questi rifiutarono sostenendo che la loro intenzione di muovere guerra all'Oscuro Signore fosse follia e contraria alla volontà delle Potenze di Valinor.
Allora Fëanor tentò di rubare le navi ma, scoperti dai Teleri, lui e i suoi seguaci furono coinvolti in una zuffa che si trasformò in una terribile carneficina. In essa vennero involontariamente coinvolte le schiere di Fingolfin e suo fratello Finarfin, i quali, vedendo il combattimento sulle banchine, credettero che i Teleri avessero attaccato la loro gente e allora si precipitarono contro i Teleri a dare manforte ai Fëanoriani, uccidendo molti sudditi di Olwë.
Alla fine i Noldor riuscirono a respingere i Teleri e a rubare le navi, ma innumerevoli furono i morti e questa fu la prima e una delle più terribili conseguenze del Giuramento di Fëanor, e a seguito di questa grave azione i Noldor che seguirono Fëanor furono maledetti dalla Sorte di Mandos.
Galadriel fu testimone di questo evento, ma è ignoto se vi abbia partecipato assieme ai fratelli, macchiandosi quindi del sangue dei suoi congiunti, oppure abbia semplicemente svolto il ruolo di spettatrice impotente.
Antefatti[]
Dopo l'assassinio di Finwë e il furto dei Silmaril per opera di Morgoth, Fëanor assetato di vendetta arringò i Noldor nella piazza di Tirion e li convinse ad abbandonare Valinor per tornare nella Terra di Mezzo, facendo balenare in loro il miraggio di una vita libera, a parer suo, dalla "Tirannia dei Valar". Sebbene all'inizio molti fossero dubbiosi, alla fine si lasciarono convincere da Fëanor, e anche i suoi fratelli Fingolfin e Finarfin si persuasero, sebbene più per vendicare il padre che non per altro, e si accodarono al fratello senza però prestare il Giuramento.
Fu così che la maggior parte dei Noldor abbandonò Tirion, divisa in due schiere: in testa Fëanor e i suoi Figli, che con i loro seguaci formavano l'avanguardia, subito dietro Fingolfin e Finarfin che guidavano la schiera più numerosa. Mentre uscivano dalle mura della città Fëanor fu raggiunto da un messaggero dei Valar:
- "Ma, mentre già le trombe squillavano e Fëanor usciva dalle porte di Tirion, un messaggero giunse alfine da Manwë così dicendo: «Di contro alla follia di Fëanor, valga questo mio unico consiglio. Non partite! L'ora infatti è sfavorevole, e la vostra strada conduce a pene da voi non prevedute. Nessun aiuto vi verrà dai Valar in questa cerca; ma essi neppure vi ostacoleranno; questo infatti dovete sapere: come siete giunti qui liberamente, liberamente ne ripartirete. Ma tu, Fëanor figlio di Finwë, per il tuo giuramento sei esiliato. Nell'amarezza disimparerai le menzogne di Melkor. Un Vala, egli è, hai detto. E quindi hai giurato invano, perché nessuno dei Valar tu puoi vincere né mai potrai vincerlo dentro le aule di Eä, anche se Eru, al cui nome ti richiami, t'avesse fatto tre volte più grande di quanto tu sia ». [...] Quindi, rivolto all'araldo, gridò: «Di' questo, a Manwë Súlimo, Re Supremo di Arda: se Fëanor non può abbattere Morgoth, per lo meno non esita nell'assalirlo, e non se ne sta in preda a oziose recriminazioni. E può essere che Eru abbia messo in me fuoco maggiore di quanto tu creda. Tanto danno farò quanto meno all'Avversario dei Valar, che persino i possenti che stanno nell'Anello della Sorte resteranno a bocca aperta all'udirlo. Proprio così, e alla fine essi mi seguiranno. Addio! ». In quel momento la voce di Fëanor risuonò così vasta e potente, che persino l'araldo dei Valar si inchinò di fronte a lui come chi sia pienamente soddisfatto della risposta avuta, e se ne andò; e i Noldor ne furono soggiogati."
- —Il Silmarillion, cap. IX, "La Fuga dei Noldor".
Il Fratricidio[]
La marcia dei Noldor[]
Inizialmente Fëanor guidò il suo popolo verso nord, intenzionato a mettersi sulle tracce di Morgoth e a raggiungere la Terra di Mezzo via terra. Tuttavia una volta che fu giunto all'estremo nord di Valinor si rese contro che non avrebbe mai potuto proseguire per quella strada, avendo con sé un numero troppo alto di persone, senza delle navi che li trasportassero a est del mare. Tuttavia ci sarebbero voluti molto tempo e fatica per costruire una flotta tanto grande e soprattutto i Noldor non avevano le conoscenze adatte. Fëanor tuttavia non si scoraggiò e decise quindi di domandare ai Teleri, che erano sempre stati amici dei Noldor, di unirsi a loro o almeno di cedergli le loro navi.
Fëanor ad Alqualondë e il rifiuto di Olwë[]
Fëanor dunque invertì la marcia e si diresse verso sud e, assieme ai suoi figli, precedette i fratelli nella città di Alqualondë e arringò i Teleri come aveva fatto con i Noldor a Tirion, credendo di riuscire a convincerli. Tuttavia i Teleri non si lasciarono smuovere dalle argomentazioni di Fëanor: essi erano infatti addolorati per le decisioni dei loro consanguinei e li dissuadevano dal voler intraprendere quella che consideravano una follia. Inoltre Olwë, Re di Alqualondë, diffidava delle parole di Fëanor considerandole il frutto della malvagità di Morgoth. Fu così che i Teleri rifiutarono le proprie navi ai Noldor e allora Fëanor montò in collera:
- "«Voi smentite la vostra amicizia proprio nell'ora del nostro bisogno » disse. « Pure, siete stati ben lieti di avere il nostro aiuto quando alla fine siete giunti a queste rive, vagabondi scoraggiati, e pressoché a mani nude. In capanne sulle spiagge ancora dimorereste, non avessero i Noldor costruito il vostro porto e faticato sulle vostre mura.»"
- —Fëanor a Olwë, Il Silmarillion, cap. IX, "La Fuga dei Noldor".
Tuttavia Olwë gli rispose:
- "«Noi non voltiamo le spalle a nessuna amicizia. Ma è proprio di un amico biasimare la follia di un amico. E allorché i Noldor ci accolsero e ci diedero aiuto, voi parlavate diversamente: nella terra di Aman avremmo dovuto dimorare per sempre, come fratelli le cui case sorgano fianco a fianco. Quanto però alle nostre candide navi: no, quelle non ce le avete date voi. Quell'arte non l'abbiamo appresa dai Noldor, bensì dai Signori del Mare; e i bianchi tronchi li abbiamo lavorati con le nostre mani, e le bianche vele le hanno tessute le nostre spose e figlie. Pertanto, noi non le daremo né le venderemo in nome di qualsivoglia alleanza o amicizia. Perché questo io ti dico, Fëanor figlio di Finwë, che le navi sono per noi come le gemme dei Noldor: l'opera dei nostri cuori, di cui mai riusciremo a far l'uguale»."
- —Risposta di Olwë, Il Silmarillion, cap. IX, "La Fuga dei Noldor".
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Sul momento Fëanor lo lasciò e attese fuori delle mura di Alqualondë, finché la sua schiera non fu radunata. Quando ritenne che la sua forza fosse sufficiente, andò al Porto dei Cigni e prese a far salire i suoi a bordo delle navi ancorate, con l'intento di impadronirsene con la forza. I Teleri però gli si opposero e gettarono a mare molti dei Noldor. Furono sguainate le spade e iniziò una furiosa lotta sulle navi e sui moli. I seguaci di Fëanor furono respinti tre volte, con molte uccisioni da entrambe le parti.
Quando Fingon giunse con le avanguardie della schiera di Fingolfin trovò la battaglia già in corso, e vedendo i loro consanguinei cadere essi si gettarono nello scontro poiché credettero che i Teleri avessero cercato di fermare i Noldor su ordine dei Valar. Alla fine i Teleri vennero sopraffatti, giacché erano in numero inferiore e i Noldor erano mossi dalla ferocia della disperazione, oltre a possedere ottime spade e armature contro le quali i fragili archi dei sudditi di Olwë potevano ben poco. I Noldor si impadronirono delle navi e andarono verso nord lungo la costa arrangiandosi nel manovrare i remi. Olwë invocò Ossë, ma questi non apparve, poiché i Valar avevano stabilito che la fuga dei Noldor non fosse impedita con la forza. Uinen però pianse per i marinai dei Teleri, al che il mare si sollevò con furia contro gli assassini, cosicché molte delle navi furono distrutte facendo annegare chi vi stava a bordo.
Conseguenze[]
Per approfondire, vedi la voce Maledizione di Mandos. |
Dopo che i Noldor si furono impadroniti delle navi dei Teleri essi presero la via verso la Terra di Mezzo, tuttavia ad un certo momento scorsero su una scogliera un'imponente figura nera. Dopo che si furono fermati ad osservarla lo sconosciuto, che alcuni identificano in Mandos il Giudice dei Valar, si rivolse a Fëanor e alla sua gente:
- "Lacrime innumerevoli voi verserete; e i Valar fortificheranno Valinor contro di voi e ve ne escluderanno, sì che neppure l'eco del vostro lamento varcherà le montagne. Sulla Casa di Fëanor, l'ira dei Valar piomberà da Occidente fino all'Oriente estremo, ed essa sarà anche su tutti coloro che ne seguiranno i membri. Il loro Giuramento li impellerà, e tuttavia li tradirà, per sempre privandoli di quei tesori che hanno giurato di perseguire. A un'infausta fine volgeranno tutte le cose che essi ben cominciano; e questo accadrà per il tradimento dell'una stirpe verso l'altra, e per la paura di tradimento. Gli Spodestati, essi saranno per sempre. Voi avete sparso ingiustamente il sangue dei vostri fratelli e avete insozzato la terra di Aman. Sconterete il sangue col sangue, e fuori da Aman dimorerete nell'ombra di Morte. Ché, sebbene Eru vi abbia destinati a non morire in Eä e sebbene le malattie non vi assalgano, pure potete essere uccisi, e uccisi sarete: da armi e tormento e dolore; e i vostri spiriti raminghi verranno poi a Mandos. Ivi a lungo dimorerete bramando i vostri corpi, e troverete scarsa pietà sebbene tutti coloro che avete ucciso impetrino per voi. E coloro che perdureranno nella Terra di Mezzo e non verranno a Mandos, finiranno per essere stanchi del mondo come di un greve fardello, e deperiranno e diverranno quali ombre di rimorso agli occhi della razza più giovane che verrà. I Valar han detto."
- —La Maledizione di Mandos, Il Silmarillion, cap. IX, "La Fuga dei Noldor".
Spaventati dalle parole del Valar Finarfin e i Noldor del suo seguito scelsero di abbandonare Fëanor e di ritornare indietro per chiedere perdono alle Potenze; tuttavia queste parole non scoraggiarono Fëanor, il quale convinse la maggior parte del suo popolo a continuare a seguirlo nella propria impresa. Anche i figli di Finarfin, Finrod, Galadriel, Angrod e Aegnor, decisero di continuare a seguire lo zio verso la Terra di Mezzo, spinti dallo spirito di avventura e dall'orgoglio.
Tuttavia i primi effetti della maledizione si fecero sentire durante l'attraversata dell'Helcaraxë, quando Fëanor e i suoi figli decisero di abbandonare le schiere di Fingolfin e Finrod tra i ghiacci poiché gli rallentavano la marcia. Coloro che si trovarono abbandonati e videro in lontananza l'incendio delle navi s'infuriarono e giurarono eterna inimicizia a Fëanor, sancendo il primo grave dissidio tra la stirpe dei Noldor.
Successivamente i Noldor si trasferirono nel Beleriand, ed inizialmente vennero bene accolti dai Sindar, i quali li reputavano degli inviati dei Valar, giunti per aiutarli nella lotta contro Morgoth, e questi non smentirono questa diceria, omettendo di dire che in realtà erano fuggiti da Valinor e il grave crimine del quale si erano resi colpevoli . Tuttavia l'Oscuro Signore, che era a conoscenza dei fatti di Alqualondë, ne approfittò per spargere la discordia tra gli Elfi facendo trapelare la notizia, sebbene addomesticata per i propri scopi, cosa che causò una grande rabbia tra i Sindar, i quali appartenevano a loro volta alla stirpe dei Teleri.
Quando Thingol venne a sapere degli eventi di Alqualondë, proclamò che mai nel suo regno si sarebbe dovuta parlare la favella di coloro che avevano massacrato la sua gente e giurò inimicizia contro i Noldor, soprattutto i Figli di Fëanor, ad eccezione dei Figli di Finarfin, i quali erano suoi pro-nipoti.