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"«I palantíri potevano parlare indistintamente fra di loro, ma ad Osgiliath li potevano sorvegliare tutti insieme allo stesso tempo. Ora parrebbe che la roccia di Orthanc che ha resistito a tutte le intemperie conservi ancora il suo palantír. Ma senza gli altri poteva vedere ben poco, solo piccole immagini di cose lontane e di giorni remoti. Ciò si dimostrò, senza alcun dubbio, assai utile a Saruman; eppure evidentemente non gli bastava a renderlo soddisfatto. Guardò sempre più lontano verso ignoti paesi, finché posò lo sguardo su Barad-dûr. Ed allora fu reso succube!»"
Gandalf, Il Signore degli Anelli, libro III, cap. XI, "Il Palantír".
Palantiri Posizioni

Mappa che indica dove si trovavano tutti i Palantiri, The Encyclopedia of Arda.

I Palantír, o Palantíri al plurale, sono antichi manufatti elfici creati a Valinor dagli Elfi con l'aiuto di Melkor, quando ancora i Noldor non erano giunti nella Terra di Mezzo. Chiamate anche Pietre Veggenti o Pietre Vedenti, furono probabilmente create dal grande artigiano Feanor, ma il loro numero è sconosciuto.

Vennero donate dagli Elfi al regno di Númenor e, in seguito alla sua distruzione, sette di queste furono portate da Elendil nella Terra di Mezzo e divise tra i regni di Arnor e Gondor. Alla fine della Terza Era andarono per la maggior parte perdute e all'inizio della Quarta ne rimanevano unicamente due, di cui una praticamente inutilizzabile.

Etimologia[]

In lingua Quenya la parola Palantír significa letteralmente "Coloro che sorvegliano da lontano", mentre in Sindarin si era soliti riferirsi ad esse col nome di Gwahaedir. In Ovestron erano conosciute semplicemente come Pietre Veggenti.

Descrizione[]

Saruman with Orthanc's Palanti

Saruman usa il Palantír di Orthanc per comunicare con Sauron

Il numero esatto dei palantìr è ignoto: nella storia della Terra di Mezzo si conosce l'esistenza di otto di questi artefatti, ma potrebbero anche essere molti di più.

Non si sa con quale materiale gli artigiani del Noldor costruirono le pietre: ricordava un cristallo finissimo ma estremamente resistente, tanto da resistere persino alle fiamme di un rogo o a una caduta da svariati metri senza neppure scheggiarsi . La dimensione di tali artefatti può variare da un piede (30 cm) a una stanza.

Una sfera era conservata nella città di Osgiliath, portatavi da Isildur e Anárion, in grado di mettersi in comunicazione con le altre sei sfere della Terra di Mezzo portatevi da Elendil dopo la distruzione di Númenor.

Pietre conosciute[]

Dagli scritti di Tolkien apprendiamo che esistevano almeno otto Pietre veggenti. Queste erano:

  • Sfera di Avallonë: pietra rimasta ad Avallónë, nell'isola di Tol Eressëa, ed era considerata la Pietra Padrona. Non risulta che sia mai entrata in comunicazione con altre palantìri della Terra di mezzo, tranne, forse, con quella di Elostirion.
  • Sfera di Osgiliath: la seconda più grande delle Pietre Veggenti. Era conservata nella Rond Giliath presso la città di Osgiliath e se ne servivano i Re di Gondor per mettersi in contatto con le altre sei Pietre. Andò perduta durante l'Assedio di Osgiliath nel corso della Guerra delle Stirpi.
  • Sfera di Elostirion: posta nella torre di Elostirion, sui Colli Torrioni (Emyn Beraid) ad ovest della Contea. Tale pietra, detta Pietra di Elendil, aveva una particolarità rispetto alle altre: essa era l'unica delle sette portate nella Terra di Mezzo che riuscisse a vedere oltre il mare, e veniva spesso usata da Elendil (il quale aveva in animo la volontà di raggiungere con la vista l'isola di Tol Eressëa, che in passato era stata visibile ai discendenti della stirpe di Elros). Per questo possiamo ipotizzare che fosse in contatto con l'unica Pietra rimasta ad Aman, ad Avallónë, ma è una pura congettura. Círdan la imbarcò alla partenza di Elrond, portandola via dalla Terra di Mezzo.
  • Sfera di Amon Sûl: questo Palantír era custodito nella fortezza di Colle Vento nel nord dell'Eriador. Dopo la divisione di Arnor questa pietra veggente ricadde sotto il controllo del regno dell'Arthedain e fu spesso al centro di gravi conflitti tra i vari regni numenoreani. Portata a Fornost per preservarla dal Re Stregone di Angmar, andò perduta assieme alla sfera di Annúminas nel naufragio in cui trovò la morte Re Arvedui.
  • Sfera di Annúminas: inizialmente custodito nella città di Annúminas, capitale del regno di Arnor, dopo la morte di Eärendur e la conseguente decadenza della città venne trasferita a Fornost. Andò perduta assieme alla Sfera di Amon Sûl nel naufragio in cui perse la vita Arvedui.
  • Ithil-sfera: pietra custodita a Minas Ithil nei monti noti come Ephel Dúath. Quando Minas Ithil venne catturata dai Nazgûl, la pietra venne portata a Barad-dûr e veniva usata da Sauron. Si presume sia andata distrutta con la caduta di Sauron dalle fiamme scaturite dall'eruzione dell'Orodruin.
  • Sfera di Orthanc:  pietra custodita a Orthanc, la grande torre costruita dai Dúnedain nella Seconda Era sul bordo meridionale delle Montagne Nebbiose. Cadde nelle mani di Saruman che la usò per ottenere informazioni sui vicini e sulle loro attività. Fu a causa di questa pietra che Saruman venne in contatto con Sauron e in seguito venne usata per le comunicazioni fra i due. Gettata dalla torre da Grima Vermilinguo, venne recuperata da Peregrino Tuc che si trovò così in contatto con Sauron. Recuperata da Gandalf, passò poi ad Aragorn e ai re della Quarta Era.
  • Sfera di Anor: pietra custodita a Minas Anor, che divenne poi Minas Tirith e capitale di Gondor. Fu usata da Denethor (l'ultimo sovrintendente regnante di Gondor), ma Sauron scelse che cosa mostrargli, cioè le grandi forze che stavano venendo preparate contro di lui. Lo sforzo per controllarla fu causa dell'invecchiamento precoce del Sovrintendente e la visione ripetuta dell'enorme potenza di Mordor lo portò alla follia. Denethor si arse vivo, stringendo il palantìr fra le mani. Chi scruti in questa pietra, senza possedere un'enorme forza di volontà, vedrà solo due mani distrutte dal fuoco.

Storia[]

Origini e la Seconda Era[]

"«I Palantíri vengono da Eldamar, al di là dell'Ovesturia. Furono fatti dai Noldor; forse l'artefice fu proprio Fëanor, in giorni così nani che il tempo non può misurarsi in anni. Ma non esiste nulla che Sauron non sappia adoperare per scopi malefici.»"
Gandalf, Il Signore degli Anelli, libro III, cap. XI, "Il Palantír".
Arveleg I

Re Arveleg I del Cardolan usa la Pietra di Amon Sûl.

Melkor, dopo aver scontato una pena di tre ere di prigionia nelle Aule di Mandos, venne liberato e cominciò a frequentare i Noldor, condividendo con loro le proprie conoscenze, che erano immense, nella creazione di artefatti nell'intento di farseli amici e carpirne la fiducia. I Noldor profittarono molto di questa collaborazione e crearono molti oggetti meravigliosi; tra questi figurarono i Palantír, che molti attribuiscono all'opera di Fëanor. Quando i Noldor abbandonarono Valinor furono tra gli artefatti più preziosi che questi lasciarono dietro di sé.

Dopo la definitiva sconfitta di Morgoth e la sua reclusione nel Vuoto, i Valar crearono Númenor per ricompensare gli Uomini che avevano combattuto contro le armate dell'Oscuro Signore; gli Elfi di Tol Eressëa, che mantenevano amichevoli rapporti con i Numenoreani, donarono a Elros diversi Palantír che entrarono a far parte del tesoro della sua Casata. Quando i Numenoreani Neri presero il potere a Númenor, la Casata di Andúnië, che voleva preservare l'amicizia con gli Elfi, cercò di raccogliere più Palantíri possibile in modo da evitare che cadessero nelle mani sbagliate.

La distruzione di Númenor e la Terza Era[]

Nel 3319 SE, con la distruzione di Númenor, Elendil salpò alla volta della Terra di Mezzo portando con sé sette Palantíri che riuscì a sottrarre alla distruzione del continente. Con la fondazione dei regni di Arnor e Gondor le sfere vennero divisi tra i due regni: tre ad Arnor e quattro a Gondor. La sfera più grande, in grado di mettersi in contatto con tutte le altre, fu posizionata in una grande sala al centro della città di Osgiliath.

Osgiliath stone

La perdita del Palantír di Osgiliath

Con la decadenza di Gondor e Arnor le pietre andarono gradualmente perdute. La Sfera di Osgiliath andò perduta nel 1437 TE durante la Guerra delle Stirpi: Castamir l'Usurpatore infatti strinse d'assedio la città e le sue macchine d'assedio colpirono duramente la Rond Giliath provocando incendi e crolli; nella concitazione della battaglia la sfera cadde nel fiume Anduin e non fu più ritrovata. Nel 1974 TE i Palantíri di Arnor, più precisamente la Pietra di Amon Sûl e la Pietra di Annúminas, andarono perduti con la morte dell'ultimo sovrano Arvedui, il quale perì in un tremendo naufragio nella Baia di Forochel mentre cercava di sottrarsi all'inseguimento degli sgherri del Re Stregone.

Questi, nell'anno 2002 TE, occupò Minas Ithil, che divenne poi nota come Minas Morgul, impadronendosi del Palantír ivi custodito che venne portato a Barad-dûr e corrotto da Sauron. Gli ultimi tre Palantíri superstiti rimasero dunque quelli custoditi a Orthanc, di cui però venne obliata la memoria fino a che Saruman non la ritrovò nel 2759 TE, a Minas Tirith e nei Porti Grigi.

Saruman e il Palantír by Fratelli Hildebrandt

Il palantír di Orthanc venne appunto riscoperto da Saruman quando questi pose a Isengard la sua residenza e se ne servì per approfondire i suoi studi sull'Anello, venendo così in contatto con la mente di Sauron e, fingendo di allearsi con lui, sviluppò l'idea di sostituirsi all'Oscuro Signore. Il Palantír di Minas Tirith non venne invece più usato dalla conquista di Minas Morgul, per poi essere riattivato da Denethor II che, utilizzandolo, venne anch'egli in contatto con la mente di Sauron riuscendo però a resistere grazie alla sua grande forza di volontà anche se il Signore di Mordor utilizzò il Palantír per insinuare il dubbio della sconfitta nella mente del Sovrintendente.

Adattamenti[]

Trilogia de Il Signore degli Anelli (2001-2003)[]

Nella Trilogia cinematografica di Peter Jackson la storia dei Palantír viene trattata abbastanza in linea con quanto descritto nel romanzo, anche se con sensibili differenze: infatti nell'adattamento cinematografico Saruman rivela fin dal primo film a Gandalf di essere in possesso di una delle Pietre Veggenti, quando in realtà lo Stregone apprenderà questo fatto solo dopo la sconfitta di Saruman.

Inoltre nel terzo film, a differenza di quanto accade nel libro, la pietra non viene gettata da Grima dalla torre di Orthanc, ma cade dalle mani di Saruman dopo che questi è stato colpito a morte dal suo sgherro. Non viene poi accennata l'esistenza del Palantír di Minas Anor, fonte della follia di Denethor II, facendo quasi credere che il Palantír di Orthanc sia l'unica delle Pietre Veggenti rimaste.

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