Meril-i-Turinqi fu un elfa della stirpe dei Vanyar, pronipote o nipote di Ingwë e Signora di Tol Eressëa.
Etimologia[]
Meril-i-Turinqi è un nome Quenya che significa "Regina dei Fiori". In Noldorin è conosciuta come Gwidhil Durinthir o Gwidhil-i-Durinthi.
Aspetto e personalità[]
Meril come tutti i Vanyar è un'elfa di grande bellezza con un aspetto angelico, capelli di un biondo dorato e occhi azzurri. È uno dei pochi elfi in grado di parlare il Valarin poiché tale lingua si tramandava di padre in figlio solo nella Casa di Ingwë i cui appartenenti erano noti come Inwithiel[1]. È spesso circondata da un gruppo di fanciulle elfiche. Similmente ad altri potenti elfi come Galadriel, sebbene in misura inferiore, sembra avere il dono della preveggenza, come dimostra il suo dialogo con Eriol in cui gli preannuncia che se anche dovesse assaggiare il limpë prima o poi tornerebbe comunque a desiderare il ritorno nella sua terra[2]. Effettivamente, dopo aver assaggiato la bevanda, Eriol è tormentato dal desiderio di rivedere la patria e cerca tornare verso casa trovando però la morte durante il viaggio. Il mancato rispetto degli ammonimenti di Meril porterà all'invasione dell'isola da parte dei Britanni, degli Irlandesi e dei Romani, provocando la scomparsa degli Elfi[3].
Dimora[]
La dimora di Meril-i-Turinqi si trovava nella città Kortirion, nella contrada di Alalminórë ("Terra degli Olmi"), la più bella dell'isola di Tol Eressëa, ai piedi della grande Torre di Ingil. Consisteva in un ampio boschetto circolare (korin)[4] posto ai piedi di un colle, costituito dai più grandi e dai più begli olmi di tutta quella terra che circondavano una radura erbosa all'interno della quale la luce del sole, filtrando attraverso le chiome degli alberi, appariva verde-dorata. L'erba del prato era bassa e liscia ed esso era in ombra in prossimità degli alberi e sempre illuminato dal sole al centro. Ivi sorgeva una casa costruita con una pietra bianca e splendente, il cui tetto era ricoperto da muschio e semprevivo e da molti altri rampicanti che ne nascondevano le fattezze ma lo rendevano un caleidoscopio di colori. Presso il portico ne crescevano alcuni di altezza tale da raggiungere le spalle di un uomo. Nei pressi della casa l'erba era più alta e vi era un piccolo frutteto con un melo molto grande e antico e attorno al suo tronco vi era un cumulo di terra ricoperto da zolle erbose che fungeva da seduta. Innumerevoli uccelli cantavano in quel luogo, alcuni appollaiati sul tetto, altri tra le fronde degli olmi, piccioni e colombe volteggiavano sulla cerchia di alberi e di tanto in tanto si posavano sul prato. Questo era ricoperto di fiori dalle forme più disparate, disposti apparentemente a caso ma in modo tale da aumentare vicendevolmente la loro bellezza. Rilasciavano nella lieve brezza i loro profumi che si mescolavano alla fragranza presente in quel luogo. Tra essi e tutt'intorno a quella dimora si poteva udire il ronzio delle api. Un sentiero fiancheggiato su di un lato da un piccolo ruscello dal letto ricoperto di foglie e dall'altro da arbusti conduceva sino ad un muro costituito da imponenti blocchi di pietra, all'interno del quale vi era un cancello sporgente verso l'esterno e sulla cui sommità crescevano campanule e margherite gialle[5].
Biografia[]
La Casetta del Gioco Perduto[]
Durante il soggiorno di Eriol nella Casetta del Gioco Perduto (Mar Vanwa Tyaliéva), Vairë narra di come in Valinor, ai tempi di Ingwë, vi fosse un bel giardino vicino al mare, non lontano da Kôr (Tirion) dove risplendeva sempre una luce simile a quella di una sera estiva, data la distanza da Lindelos (Laurelin). Era in quell'ora che sovente un bambino, figlio dei primi Uomini, poteva arrivare nel Reame Beato attraverso Olórë Mallë, il Sentiero dei Sogni che si collegava in modi strani con le dimore umane. Un grande cancello dorato a graticcio si apriva su tale sentiero e conduceva nei Giardini di Lórien in mezzo ai quali vi era una casetta bianca che splendeva come perla ed era coperta da un tetto di paglia d'oro. Su di un lato di tale dimora vi erano gigli bianchi, sull'altra un albero di tasso. Era chiamata la Casetta dei Bambini o la Casetta del Gioco del Sonno dove essi potevano giocare liberamente sotto la discreta sorveglianza degli Elfi. Questi però non permettevano ai bambini di uscire dal Giardino poiché se avessero veduto lo splendore di Tirion, non avrebbero più voluto tornare indietro e ciò avrebbe addolorato i genitori. Alcuni dei bambini però si avventuravano sino alle spiagge di Eldamar dove udivano lontana la musica dei Solosimpi, così tornati alla Casetta, la scalavano per mirare il mare e sperare di intravedere la lontana Tol Eressëa. Altri udirono il canto dei Vanyar e alcuni videro persino Kôr. Costoro, una volta tornati nel mondo degli Uomini e cresciuti, rimembrarono ciò che avevano visto e divennero spesso poeti e cantori. Quando gli Elfi lasciarono Kôr, tuttavia, il Sentiero dei Sogni fu bloccato, i bambini non vennero più e da allora gli Uomini iniziarono a disinteressarsi degli Eldar e dei Valar sino alla venuta di Eärendil. Certi bambini restarono bloccati nel Reame Beato, allora Meril-i-Turinqi affidò a Lindo il compito di occuparsene. Fu così che egli e sua moglie Vairë costruirono con la magia la Casetta del Gioco Perduto al fine di ospitarli[6].
Eriol e il limpë[]
Parlando con Lindo e Vairë, Eriol scopre l'esistenza del limpë, una leggendaria bevanda che rinnova nella razza elfica l'eterna giovinezza, cura pur senza guarire dall'inestinguibile nostalgia per la bellezza perduta e dal desiderio di rivedere il Reame Beato e aumenta la propensione per il canto. Tuttavia, i mortali che dovessero berne sono costretti a dimorare per sempre con gli Eldar su Tol Eressëa in quanto, dopo averlo visto e averne uditi i canti, non possono più fare a meno in un luogo così meraviglioso rispetto alle terre mortali. Per questo motivo i bambini più piccoli, che non hanno grande esperienza della vita e metro di paragone, possono più facilmente sopportare gli effetti del limpë. Nondimeno, malgrado la bevanda prolunghi la vita dei mortali, non li sottrae al destino degli uomini. Meril-i-Turinqi è la dispensatrice di tale bevanda e forse anche la custode della sua preparazione; solo a lei è permesso farla assaggiare ad un mortale[7]. Dopo molti giorni di permanenza nella Casetta del Gioco Perduto, Eriol, ammaliato dalla bellezza dell'isola e spinto dalla curiosità, decide di andare a far visita a Meril-i-Turinqi, accompagnato da Ilfrin, con il proposito di convincere la Regina dell'isola a fargli assaggiare il limpë. Meril spiega ad Eriol gli effetti della bevanda su Elfi e Uomini e lo informa sull'impossibilità per un umano come lui di scegliere il destino della razza elfica (se non per intervento di Ilúvatar). Rifiuta pertanto di concedergli la bevanda fino a quando non avrà appreso molto di più sulla storia degli Ainur, degli Elfi e sui loro canti[8]. Lei stessa allora gli narra la Cattività di Melkor, il Risveglio degli Elfi e il loro viaggio sino a Valinor[9].
La narrazione della Caduta di Gondolin[]
In occasione della rievocazione della Caduta di Gondolin, Lindo e Vairë inviano messi a Meril-i-Turinqi affinché li aiuti a narrarla, dato che la sua lunghezza che avrebbe richiesto sette serate. Meril accetta e alla Mar Vanwa Tyaliéva seguono tre giorni di preparativi al fine di accogliere degnamente la Regina. Il quarto giorno Meril prende parte alla cena, poi le sue fanciulle cantano i più bei canti di Tol Eressëa in Tôn a Gwedrin, la stanza con focolare in cui tutti i residenti di quella casa si riunivano per quello scopo[10].
Note[]
- ↑ The History of Middle Earth, Vol. I: The Book of Lost Tales Part One, cap. I-II, pp. 5, 48
- ↑ The History of Middle Earth, Vol. I: The Book of Lost Tales Part One, cap. IV, p. 102
- ↑ The History of Middle Earth, Vol. II: The Book of Lost Tales Part Two, The History of Eriol or Ælfwine, pp. 288-289, 299
- ↑ The History of Middle Earth, Vol. I: The Book of Lost Tales Part One, cap. I, p. 5
- ↑ The History of Middle Earth, Vol. I: The Book of Lost Tales Part One, cap. IV, pp. 101-104
- ↑ The History of Middle Earth, Vol. I: The Book of Lost Tales Part One, cap. I, pp. 7-9
- ↑ The History of Middle Earth, Vol. I: The Book of Lost Tales Part One, cap. I-IV, pp. 5-6, 102-103
- ↑ The History of Middle Earth, Vol. I: The Book of Lost Tales Part One, cap. IV, pp. 100-101
- ↑ The History of Middle Earth, Vol. I: The Book of Lost Tales Part One, cap. V, pp. 121-139
- ↑ The History of Middle Earth, Vol. II: The Book of Lost Tales Part Two, cap. III, pp. 146-147