Maedhros, conosciuto anche come Maedhros l'Alto, fu un principe elfico della stirpe dei Noldor appartenente alla Casa di Fëanor che visse tra Aman e la Terra di Mezzo durante la Prima Era. Figlio maggiore di Fëanor e della sua sposa Nerdanel, ebbe altri sette fratelli e con loro combatté a lungo contro Morgoth per il possesso dei Silmaril.
In seguito alla morte del padre, caduto in combattimento contro Gothmog, divenne capo della Casata di Fëanor e per centinaia di anni guidò la sua gente in quella che viene ricordata come la Guerra dei Gioielli. Fu un grande guerriero e stratega, ma a causa del Giuramento di Fëanor si rese responsabile insieme ai fratelli di azioni particolarmente odiose, che fecero ricadere sui Figli di Fëanor la maledizione dei Valar e la disapprovazione delle altre genti del Beleriand.
Era tuttavia destino che, nonostante il giuramento, non tornasse mai in possesso dei Silmaril: Maedhros morì infatti suicida nell'anno 587 PE, precipitandosi in un crepaccio pieno di lava, impazzito dal dolore provocatogli da uno dei Silmaril e straziato dai rimorsi per le sue azioni scellerate.
Etimologia[]
Ricevette dal padre Fëanor il nome di Nelyafinwë (letteralmente "Finwë il Terzo"), mentre dalla madre Nerdanel fu chiamato Maitimo (letteralmente, "di bell'aspetto") in virtù della sua bellezza. A Valinor era conosciuto altresì con l'epessë (soprannome in Quenya) di Russandol (testa di rame), in virtù della sua capigliatura rossiccia ereditata dalla madre. Maedhros, il nome con cui fu poi conosciuto nel Beleriand, era un soprannome di origine Sindarin che univa il significato dei nomi Maitimo e Russandol, e significa quindi "persona di bell'aspetto dai capelli rossi". In Quenya la parola Maidhros significa letteralmente "pallido risplendente", il che potrebbe essere collegato alla sua carnagione pallida.
Descrizione[]
Aspetto e carattere[]
Maedhros era noto per la sua avvenenza e bellezza: molto alto, aveva un incarnato pallido e luminoso, occhi grigi e tratti nobili incorniciati da una fluente capigliatura ramata che aveva ereditato dalla madre Nernadel. Come il padre Fëanor, Maedhros aveva un carattere fiero e feroce, che gli venne ulteriormente indurito dal supplizio sul Thangorodrim inflittogli da Morgoth; tuttavia il suo temperamento era più mitigato rispetto al padre ed egli era più misurato nelle decisioni rispetto agli altri suoi fratelli.
Abilità[]
Maedhros era un ottimo spadaccino, il migliore tra i Figli di Fëanor, capacità che mantenne anche dopo la perdita della mano destra, divenendo ugualmente letale con la sinistra e assai temuto dai nemici. A differenza dei fratelli, inoltre, era un raffinato diplomatico capace di raggiungere compromessi e stringere alleanze: fu lui infatti a orchestrare la pacificazione tra i Noldor dopo la propria liberazione, così come fu l'artefice dell'Alleanza di Maedhros. Tuttavia, essendo vincolato al Giuramento di Fëanor, la sua capacità dal compromesso veniva meno di fronte ai Silmaril e ciò fu causa di grandi tragedie.
Biografia[]
Vita a Valinor e l'esodo nel Beleriand[]
Per approfondire, vedi le voci Giuramento di Fëanor, Primo Fratricidio e Maledizione di Mandos. |
Maedhros nacque a Valinor, primo di sette fratelli, in un anno imprecisato degli Anni degli Alberi dal Principe dei Noldor Fëanor, figlio del Re Supremo Finwë, e da Nerdanel, figlia del grande fabbro Mahtan. Assieme ai suoi fratelli visse la propria infanzia accompagnando il padre nei suoi frequenti viaggi di esplorazione di Valinor, alla ricerca di nuovi materiali ed ispirazione per la sua arte di fabbro e artigiano. Mostrò fin da giovane una certa inclinazione per l'arte della guerra e fu uno dei migliori spadaccini del popolo dei Noldor. Strinse una fraterna amicizia con il cugino Fingon, benché i rispettivi genitori Fëanor e Fingolfin non andassero d'accordo (in realtà Fëanor odiava, non ricambiato in queso odio, il fratellastro che accusava di volergli sottrarre la primogenitura). Quando il padre fu esiliato da Tirion a Formenos, a causa delle minacce rivolte al fratello Fingolfin, lo seguì insieme ai fratelli e al nonno Finwë. Dopo che Morgoth uccise Finwë e rubò i Silmaril da Formenos, prestò insieme ai fratelli il terribile Giuramento di Fëanor, che avrebbe legato indissolubilmente il loro fato ai Silmaril. Partecipò al terribile eccidio di Alqualondë, uccidendo molti Teleri e rubando le navi necessarie al viaggio dei Noldor verso la Terra di Mezzo, attirandosi in questo modo la Maledizione di Mandos. Durante la sosta sull'Helcaraxë, Fëanor decise di rubare le navi al fine di portare più velocemente le schiere a lui fedeli nel Beleriand e con l'intenzione di abbandonare Fingolfin tra i ghiacci; di quest'ultimo proposito neppure i suoi figli erano al corrente, e Maedhros fu l'unico a palesare il proprio disaccordo.
- "E poiché il mare in quel punto era stretto, dirigendo a est e alquanto a sud, passò di là senza perdite, primo tra tutti i Noldor a rimetter piede sulle sponde della Terra di Mezzo; e lo sbarco di Fëanor avvenne all'imboccatura del fiordo che era detto di Drengist e che penetrava in Dor-lómin. Ma, preso che ebbero terra, Maedhros, il maggiore dei suoi figli, e che era stato amico di Fingon prima che tra loro si interponessero le menzogne di Morgoth, parlò a Fëanor dicendo: « E ora, quali navi e quali rematori intendi destinare al ritorno, e chi porteranno per primo di qua? Fingon il valoroso?». Rise allora Fëanor quasi a un'insensatezza, e gridò: «Nessuno, e ancora nessuno! Ciò che mi son lasciato alle spalle, non lo considero una perdita: inutile fardello lungo la strada, tale si è dimostrato. Che coloro che hanno maledetto il mio nome, continuino a maledirmi, e gemendo se ne ritornino alle gabbie dei Valar! Brucino le navi!». Al che il solo Meadhros si tirò da parte, mentre Fëanor faceva dare alle fiamme le candide navi dei Teleri. E così, in quel luogo che fu detto Losgar, all'imboccatura del Fiordo di Drengist, finirono i più bei vascelli che mai avessero solcato il mare, in un grande incendio lucente e terribile. E Fingolfin e i suoi scorsero la luce laggiù lontano, rosseggiante sotto le nubi; e seppero di essere stati traditi. Furono quelli i primi frutti del Fratricidio e della Sorte dei Noldor."
- —Il Silmarillion, cap. IX, "La Fuga dei Noldor".
La morte del padre e il supplizio del Thangorodrim[]
Dopo aver fatto bruciare le navi, Fëanor si stabilì con i propri figli e le sue schiere a nord del lago Mithrim e qui cominciò a costruire un accampamento fortificato. Morgoth, pensando di ributtarli immediatamente in mare, inviò un grande esercito contro di loro e avvenne quella che è ricordata come la Dagor-nuin-Giliath, la Battaglia-sotto-le-Stelle, e che fu la seconda delle Battaglie del Beleriand. Le schiere dei Noldor, a dispetto di ogni previsione, respinsero abbastanza facilmente le armate dell'Oscuro Signore e anzi, cominciarono ad incalzarle fin quasi sotto i cancelli di Angband. Tuttavia, invasato dall'ira e dall'orgoglio, Fëanor si spinse troppo in avanti e accadde che, vedendolo isolato dal grosso delle sue schiere, gli Orchi e alcuni Balrog lo attaccassero. Fëanor affrontò in duello lo stesso Gothmog, Signore dei Balrog, ma alla fine fu ferito a morte e solo l'arrivo del grosso del suo esercito guidato da Maedhros impedì che venisse fatto a pezzi dinanzi ai cancelli di Angband. Maedhros e i suoi fratelli non poterono far altro che portare via il padre il quale, prima di esalare l'ultimo respiro, maledì per tre volte Morgoth ed impose ai suoi figli di rispettare il Giuramento.
Qualche tempo dopo al campo di Maedhros giunsero dei messaggeri di Angband: l'Oscuro Signore tendeva la mano ai Noldor, offrendo la pace e la restituzione di uno dei Silmaril, ma chiedendo un incontro a Maedhros per discuterne i termini. Non fidandosi delle parole di Morgoth, Maedhros si presentò con molti guerrieri all'incontro, ma caddero comunque in un'imboscata; furono tutti uccisi, tranne Maedhros, il quale fu catturato e tradotto ad Angband, dove l'Oscuro Signore si fece beffe di lui e lo torturò. Siccome però il noldo era di spirito caparbio e non dava la soddisfazione al suo nemico di urlare o mostrare dolore, Morgoth decise di sottoporlo ad un orrendo supplizio: forgiata una catena di nero acciaio, lo appese per il polso destro ad una delle pareti del Thangorodrim, lasciandolo a soffrire.
Quando Fingolfin e i suoi figli giunsero infine nel Beleriand, questi si stabilirono a poca distanza dal campo dei Figli di Fëanor, ma le tensioni a seguito dell'abbandono tra i ghiacci dell'Helcaraxë rischiavano di far scoppiare una guerra fratricida tra i Noldor. Fu allora che Fingon, che a Valinor era stato grande amico di Maedhros, capì che era necessario che le due fazioni ponessero fine alla propria discordia per concentrarsi contro il potere di Angband. Si mise quindi in viaggio per cercare Maedhros e salvarlo, in modo da riportare la pace tra i Noldor: giunse così dopo un viaggio periglioso alle pendici del Thangorodrim e intonò un canto conosciuto anche a Maedhros, nella speranza che questi rispondesse. Il Figlio di Fëanor rispose e fu così che Fingon lo trovò, ma era impossibilitato a soccorrerlo, essendo il cugino posto molto in alto, e allora Maedhros lo implorò di porre fine alle sue sofferenze con una freccia. Disperato, Fingon si apprestò a farlo, elevando una preghiera a Manwë e il Vala rispose inviando Thorondor, che lo aiutò a raggiungere il cugino. Tuttavia Fingon non riuscì a spezzare il bracciale che teneva legato Maedhros e fu quindi costretto ad amputargli la mano all'altezza del polso. Dopo averlo liberato, Fingon portò il cugino nello Hithlum dove in breve si riprese dalle torture: Maedhros era così grato al cugino che rinunciò a qualsiasi pretesa al titolo di Re Supremo dei Noldor, cedendo i diritti a Fingolfin, e la pace tra i Noldor fu ristabilita.
La fondazione della Marca di Maedhros e le battaglie contro Morgoth[]
Per approfondire, vedi le voci Dagor Aglareb, Dagor Bragollach, Nirnaeth Arnoediad, Assedio di Angband , Marca di Maedhros e Alleanza di Maedhros. |
Dopo essere stato salvato, Maedhros lasciò lo Hithlum allo zio Fingolfin. Con i suoi fratelli e le sue schiere si diresse ad est del Beleriand, dove fondò la Marca di Maedhros, un potente regno che divenne un formidabile baluardo contro il potere di Morgoth nel nord, ponendo la sua residenza in un grande castello sul colle di Himring. Nel 20 PE partecipò insieme ai Fratelli alla Mereth Aderthad, la Festa di Riconciliazione, durante la quale gli Elfi strinsero una solenne alleanza contro Morgoth. Nel 60 PE partecipò alla Dagor Aglareb, durante la quale buona parte delle armate di Angband vennero disfatte e la fortezza venne posta sotto un secolare assedio.
Tale assedio fu rotto da Morgoth nel 455 PE con la Dagor Bragollach, durante la quale le forze dei Noldor furono colte di sorpresa e travolte, costringendo Maedhros ad una precipitosa ritirata per difendere il proprio regno. Una volta contenuta l'offensiva di Morgoth, Maedhros passo i successivi quindici anni a stringere alleanze e a rinsaldare i rapporti con Elfi, Uomini e Nani, con l'obbiettivo di ricacciare indietro le forze di Angband e tornare a porre nuovamente sotto assedio la fortezza dell'Oscuro Signore. Grande importanza fu l'impresa di Beren e Luthien che, riuscendo a sottrarre un Silmaril dalla Corona Ferrea, dimostrarono che Morgoth non era invincibile, convincendo anche i meno indecisi che l'Oscuro Signore si sarebbe potuto battere sul campo.
Fu così che nel 470 PE nacque l'Alleanza di Maedhros, la quale raccolse sotto i propri vessilli i Noldor, dell'Hithlum e della Marca di Maedhros i Nani degli Ered Luin e la maggior parte delle casate degli Edain; tuttavia, a causa degli intrighi di Curufin e Celegorm ai danni di Beren e Luthien, tale alleanza vide scarsa partecipazione da parte del regno del Nargothrond, mentre il Doriath di Thingol inviò solamente Beleg e Mablung come propri rappresentanti. Altro problema, sconosciuto a tutti, fu che la maggior parte degli Esterlings che avevano giurato fedeltà ai Figli di Fëanor, fatti salvi Bór e la sua gente, erano in realtà fedeli a Morgoth e pronti a tradire l'Alleanza.
La Battaglia della Nirnaeth Arnoediad fu combattuta nel 472 PE e, dopo un inizio incoraggiante, si rivelò invece un disastro per le forze dei Noldor e degli Edain, che vennero sanguinosamente respinte e i loro regni nel nord praticamente annientati. Maedhros, salvatosi grazie al sacrificio di Bór, e i superstiti delle sue schiere furono costretti ad abbandonare il nord e a rifugiarsi nel Beleriand meridionale, presso una grande fortezza costruita sull'Amon Ereb, e lì rimasero a leccarsi le ferite e a fortificare la posizione in caso di un futuro attacco di Morgoth.
Il Secondo Fratricidio[]
Per approfondire, vedi la voce Secondo Fratricidio. |
Dopo la Nirnaeth Arnoediad Morgoth non si mostrò interessato ad attaccare il sud del Beleriand, concentrando le sue forze soprattutto nella ricerca di Gondolin e nella distruzione del reame del Nargothrond, quest'ultima causata involontariamente dall'eroe Turin Turambar. Per oltre trent'anni quindi, Maedhros e i suoi fratelli rimasero asserragliati nella loro fortezza di Amon Ereb.
Finché Beren e Luthien furono vivi, i Figli di Fëanor non avanzarono pretese sul Silmaril che avevano sottratto a Morgoth, ma avuta notizia che Dior, signore del Doriath dopo la morte di Thingol, aveva ereditato il gioiello, i sette Figli di Fëanor si radunarono spinti dal Giuramento e, sebbene Maedhros fosse riluttante, alla fine le insistenze di Celegorm lo convinsero a reclamare il gioiello come parte dell'eredità paterna. Inviarono messaggeri a Dior domandandogli la restituzione della gemma, ma non ricevendo risposte Celegorm spronò i fratelli ad assalire il Doriath, ormai privo della protezione di Melian. L'assalto avvenne in pieno inverno, improvviso, e fu questo il secondo massacro di Elfi per mano di altri Elfi.
Dei figli di Fëanor caddero Curufin, Caranthir e lo stesso Celegorm, i cui servi, per vendicarne la morte, presero i figli di Dior, Eluréd ed Elurín, e li abbandonarono a morire di fame nella foresta. Maedhros, pentito di quel gesto crudele, li cercò a lungo, ma invano e per il resto della sua vita portò il rimorso per la sorte dei gemelli.
Il Terzo Fratricidio[]
Per approfondire, vedi la voce Terzo Fratricidio. |
Quando venne a sapere che Elwing era sopravvissuta all'eccidio del Doriath e si era rifugiata presso le Bocche del Sirion, portando con sé il Silmaril; per alcuni anni Maedhros si trattenne dall'agire, pentito com'era per il precedente massacro. Infine, però, il peso del Giuramento tornò a farsi sentire, e lui e i suoi fratelli superstiti inviarono messaggi di amicizia e richiesta. Elwing e la sua gente rifiutarono di consegnare la gemma, in virtù delle sofferenze patite da Beren e Lúthien per recuperarla, e per la quale era caduto anche Dior, oltre al fatto che Eärendil era per mare e i suoi sudditi non volevano prendere una decisione così importante in assenza del loro signore.
Avvenne così il terzo massacro di Elfi per mano di Elfi, durante il quale alcuni della gente di Fëanor si ribellarono ai loro stessi signori e si unirono agli assaliti. Amrod ed Amras caddero durante la battaglia, ma infine la vittoria fu di Maedhros e Maglor, sebbene non riuscirono nemmeno questa volta a recuperare il Silmaril. Presero prigionieri i piccoli Elrond ed Elros, figli di Eärendil ed Elwing, ma non fecero loro del male; anzi, si impietosirono e si affezionarono ai bambini, e li tennero con loro.
La Guerra d'Ira e la morte[]
Per approfondire, vedi la voce Guerra d'Ira. |
Assieme al fratello Maglor e alle sue schiere superstiti, Maedhros partecipò alla Guerra d'Ira combattendo contro le schiere di Angband al fianco dell'esercito di Eönwë, l'Araldo di Manwë. Al termine della guerra i Silmaril vennero recuperati e affidati a Eönwë, il quale avrebbe dovuto riportarli a Valinor. I due principi si presentarono dunque dal Campione dei Valar reclamando la restituzione dell'eredità di loro padre, ma il Maia rigettò le pretese di Maedhros e Maglor, affermando che con le loro azioni i Figli di Fëanor avevano perso qualsiasi diritto sui Silmaril e che se avessero avuto qualche lagnanza avrebbero dovuto tornare a Valinor e sottoporsi al giudizio di Manwë; e solo se il Re di Arda avesse pronunciato un verdetto loro favorevole, egli avrebbe restituito i gioielli. Maedhros tuttavia, essendo ancora vincolato al Giuramento e sapendo che con tutta probabilità i Valar gli avrebbero negato il possesso di gioielli, decise che lui e suo fratello avrebbero dovuto impossessarsi dei Silmaril, considerandoli una loro proprietà; inizialmente Maglor, che era stanco di continuare a lottare per qualcosa che sembrava irraggiungibile, era titubante e propenso a tornare a Valinor, ma alla fine si fece convincere dal fratello. Con alcuni compagni s'infiltrarono nel campo di Eönwë e attaccarono di notte la tenda di questi, uccidendo le sentinelle e impossessandosi dei Silmaril. Tuttavia il trambusto svegliò l'intero accampamento, che si levò in armi contro di loro, e alla fine i due figli di Fëanor, rimasti da soli, si prepararono a vendere cara la pelle. Fu allora che intervenne Eönwë, che ordinò di lasciarli andare dove volessero:
- "Eönwë però non volle acconsentire allo sterminio dei figli di Fëanor i quali, senza incontrare resistenza, si dipartirono a fuggire lontano. Ciascuno di loro tenne per sé un Silmaril, poiché così ragionarono: «Siccome uno di loro è per noi perduto, e ne rimangono solo due, e due soli fratelli siamo rimasti, è evidente che il destino vuole che noi si divida l'eredità di nostro padre». Ma la gemma bruciò la mano di Maedhros con dolore insopportabile; ed egli s'avvide che era come Eönwë aveva detto, che cioè il suo diritto al possesso dei Silmaril era nullo, e vano il giuramento. E, in preda all'angoscia e alla disperazione, si gettò in una voragine infuocata, e così finì; e il Silmaril che aveva con sé fu accolto nel seno della Terra."
- —Morte di Maedhros, il Silmarillion