Imin fu il primo degli Elfi a svegliarsi presso il lago Cuiviénen durante gli Anni degli Alberi. É ricordato per essere stato uno dei tre Padri degli Elfi e il capostipite della stirpe dei Vanyar. Sua moglie fu Iminyë, mentre il suo destino è ignoto.
Etimologia[]
Imin è un nome che deriva dall'ancestrale lingua dei Quendi, che ha mantenuto il suo significato sia in Quenya che in Sindarin, e che letteralmente vuol dire "Il Primo".
Biografia[]
Imin fu il primo della sua stirpe a svegliarsi nei pressi del lago Cuiviénen, assieme agli altri due Padri degli Elfi Táta e Enel. Quando si risvegliò trovò un gruppo di dodici Elfi che lo riconobbero come proprio signore e si unirono a lui, formando il primo nucleo di quelle che fu poi il clan dei Minyar, ovvero i Primi Nati. Imin viene descritto come arrogante, anche forse per il fatto di essere stato il primo elfo a risvegliarsi, e si racconta come rifiutò di unirsi ad altri clan pensando di poter trovare numerosi altri Elfi che si sarebbero uniti alla sua schiera, cosa che non accadde e alla fine rimase solo con quattordici seguaci, contando lui e sua moglie Iminyë. Non si sa quale sia stato il suo destino e non si spiega come mai non sia stato scelto assieme agli altri Padri degli Elfi per recarsi ad Aman come ambasciatore e non sia stato riconosciuto come Re. Alcuni ipotizzano che dopo diversi anni il suo risveglio sia stato catturato e ucciso da Morgoth, il quale aveva saputo ben prima dei Valar del risveglio degli Elfi e si divertiva a spaventarli assumendo la forma di un nero cavaliere per rapirli o ucciderli. Un'altra versione potrebbe essere che egli abbia ceduto volontariamente il comando dei Vanyar a Ingwë, che alcuni identificano come suo figlio.