La Guerra dell'Anello fu un sanguinoso conflitto combattuto alla fine della Terza Era che vide contrapporsi le forze dei Popoli Liberi (rappresentate dagli Uomini, Elfi e Nani) e le forze di Mordor guidate da Sauron: i primi per eliminare la minaccia del Male, mentre il secondo per rimpadronirsi del suo Anello così da reintegrare completamente il suo potere e dominare su tutta la Terra di Mezzo.
La guerra ebbe termine con la distruzione dell'Unico Anello di Sauron nel fuoco del Monte Fato, dopo che l'hobbit Frodo Baggins riuscì, a seguito di un lungo e pericoloso viaggio partendo dalla Contea e attraversando praticamente tutta la Terra di Mezzo, a portare l'artefatto a Mordor; ciò causò la fine del potere dell'Oscuro Signore che sosteneva le Forze del Male le quali, non più sorrette dalla sua volontà, si dissolsero.
Con la definitiva sconfitta di Sauron, i Popoli della Terra di Mezzo furono finalmente liberi dalla sua minaccia; ciò consentì la restaurazione del Reame unito di Gondor e Arnor sotto il dominio di Aragorn, asceso al trono col nome di Elessar, e sancì l'inizio della Quarta Era e del Dominio degli Uomini, poiché la maggior parte degli Elfi, ritenendo che ormai il loro tempo a est del Mare fosse terminato, cominciarono ad abbandonare definitivamente la Terra di Mezzo per raggiungere Valinor.
Forze in campo
Popoli Liberi della Terra di Mezzo
A Sauron e ai suoi servi si opposero praticamente tutti i popoli della Terra di Mezzo tra Elfi, Uomini e Nani anche se il contributo maggiore fu dato dai secondi che schierarono la maggioranza dei guerrieri che combatterono Sauron. Tra i membri di questa alleanza è bene ricordare:
- Elfi, con i regni di Imladris, Lothlórien e il Reame Boscoso direttamente coinvolti nelle battaglie che si susseguirono.
- Uomini, tra cui è bene ricordare i Dúnedain, gli Uomini di Gondor, i Rohirrim, i Beorniani e i Bardini che furono coloro che patirono le maggiori sofferenze.
- Nani, con il popolo dei Lungobarbi di Erebor schierato al fianco dell'alleanza.
- Hobbit, popolo misconosciuto che tuttavia dette un contributo fondamentale alla vittoria dei Popoli Liberi.
In totale l'alleanza dei Popoli Liberi poté opporre a Sauron tra i 100 e i 200mila guerrieri di tutte le razze che componevano questa alleanza.
Sauron e alleati
Sauron per condurre questa guerra radunò a sé tutti i suoi servitori e strinse alleanze anche con i misteriosi popoli dell'estremo oriente della Terra di Mezzo. Tra i componenti delle sue schiere è bene ricordare:
Durante questa guerra Sauron schierò un numero enorme di guerrieri tra Orchi, Uomini Malvagi e altre creature. Un tale esercito non si vedeva dai tempi della Guerra dell'Ultima Alleanza e ne Il Signore degli Anelli viene detto che tuttavia non ne eguagliava appieno il numero.
Antefatti
Il ritrovamento dell'Anello nella Contea
Tutto ebbe inizio nella Contea il 22 Settembre 3001 TE, il giorno della festa per il 111esimo compleanno di Bilbo Baggins. Fu quella sera che Gandalf, insospettito dal comportamento dell'hobbit, ricevette la conferma dei suoi timori, ovvero che quello di Bilbo non era un Anello magico come gli altri ma poteva essere molto più pericoloso.
Dopo averlo affidato a Frodo, con la raccomandazione di non usarlo mai, partì per un lungo viaggio per la Terra di Mezzo alla ricerca di informazioni e quant'altro di utile per confermare o smentire i suoi sospetti. Gandalf apparve sempre di meno nella Contea, per poi non farsi rivedere per alcuni anni; in questo periodo visitò Minas Tirith consultandone gli archivi e, assieme a Aragorn, dette la caccia a Gollum per interrogarlo.
Dopo aver impiegato diversi mesi per catturare quell'orrida creatura, Gandalf ottenne infine le informazioni che gli interessavano e si recò nella Contea per avvertire Frodo e esortarlo a partire il più presto possibile.
Giunse nella Contea nell'aprile del 3018 TE, ed erano passati quasi diciassette anni dalla festa di Bilbo. Giunto a Casa Baggins sul fare della sera, lo Stregone mise a parte l'hobbit della vera natura dell'Anello in suo possesso e con esso si mise a preparare un piano per far sì che Frodo, assieme a Sam, potesse lasciare la Contea in sicurezza.
Dopo un paio di settimane, durante le quali lo Stregone e Frodo misero a punto il loro piano, Gandalf si separò da Frodo per recarsi a sud, ma raccomandando Frodo di fare attenzione e non usare mai l'Anello.
Il tradimento di Saruman e la prigionia di Gandalf
Giunto a Brea, Gandalf fu avvicinato da Radagast, uno degli Istari, che gli recava un messaggio urgente di Saruman nel quale lo Stregone Bianco ingiungeva a Gandalf di raggiungerlo a Isengard.
Non sospettando nulla, il Grigio Pellegrino si mise dunque in viaggio verso sud giungendo a Isengard a inizio di luglio. Benché Saruman inizialmente professasse parole di amicizia, ben presto gettò la maschera rivelando a Gandalf che sapeva benissimo che egli era a conoscenza dell'Anello e gli propose di unirsi a lui e utilizzare l'Anello per soppiantare Sauron.
Al rifiuto di Gandalf, Saruman ordinò che fosse imprigionato sulla cima di Orthanc, mentre mobilitava le sue armate di orchi e preparava la sua guerra contro Rohan.
L'arrivo di Frodo a Gran Burrone
Frodo intanto, totalmente ignaro del tradimento di Saruman e della prigionia di Gandalf, si era messo in viaggio con calma dalla Contea assieme a Sam, Merry e Pipino cercando di raggiungere Brea evitando la caccia spietata che i Cavalieri Neri che frattanto si erano messi sulle sue tracce.
Dopo aver attraversato la Vecchia Foresta ed essere sopravvissuti agli Spettri dei Tumuli, grazie anche all'aiuto di Tom Bombadil, i quattro hobbit riuscirono ad arrivare sani e salvi a Brea, e raggiunsero la Locanda del Puledro Impennato dove furono avvicinati da Aragorn, che gli si presentò come amico di Gandalf e si offrì di scortarli a Imladris.
Lasciarono dunque Brea diretti verso Gran Burrone ma sulla strada tuttavia, durante una sosta presso Amon Sûl, furono attaccati da cinque Nazgûl, capitanati dal Re Stregone, che ferirono Frodo e lo infettarono con l'alito nero prima di essere respinti da Aragorn.
Cominciò così una disperata corsa contro il tempo per raggiungere Imladris il prima possibile anche se continuamente braccati dai Cavalieri Neri; lungo la strada furono raggiunti da Glorfindel che fece montare Frodo sul suo cavallo e li accompagnò, tuttavia vennero attaccati dai Nazgûl che gettarono nel panico la compagnia e inseguirono Frodo fino al fiume Bruinen.
Furono sul punto di catturare l'hobbit ma la magia di Elrond li respinse travolgendoli tra i turbinosi flutti del fiume. Frodo ferito era nel frattempo svenuto, e fu portato d'urgenza da Elrond, che riuscì a salvarlo appena in tempo. Per quattro giorni l'hobbit rimane assopito in un sonno tormentato, accudito dal fedele Sam, da Gandalf e dallo stesso Bilbo.
Il Consiglio di Elrond e la formazione della Compagnia
Per approfondire, vedi la voce Consiglio di Elrond. |
- "Ma ora partite, con animo sereno! Addio, e possa la benedizione degli Elfi, degli Uomini e di tutti i Popoli Liberi accompagnare il vostro cammino. Che le stelle vi illumino il volto!"
- —Benedizione di Elrond alla Compagnia, Il Signore degli Anelli, libro II, cap. III, "L'Anello va a Sud".
Pochi giorni dopo l'arrivo degli Hobbit a Gran Burrone, Elrond tenne un Consiglio per discutere del ritrovamento dell'Anello e della minaccia che stava rinasciendo nell'Est. Parteciparono rappresentanti di tutti i Popoli Liberi della Terra di Mezzo: Elfi, Uomini, Nani e Hobbit.
Dopo che Elrond ebbe esposto il problema, ricollegandolo agli avvenimenti della Seconda Era, in molti proposero di tenere nascosto l'Anello ai servi di Sauron. Gandalf però si oppose, sostenendo che esso andava distrutto una volta per tutte, per evitare che il male tornasse a manifestarsi in futuro.
Nacque quindi l'idea di fondare una compagnia che si recasse segretamente a Mordor e distruggesse l'Anello, lanciandolo nella lava del Monte Fato. Frodo si propose come Portatore dell'Anello e i suoi amici Sam, Merry e Pipino si offrirono per accompagnarlo. Anche Gandalf si unì agli Hobbit, seguito subito dopo da Legolas, Gimli, Aragorn e Boromir: nacque così quella che fu chiamata Compagnia dell'Anello.
Il viaggio da Imladris a Lothlórien
Per approfondire, vedi le voci Scontro sulla Tomba di Balin e Battaglia del Picco. |
La Compagnia dell'Anello partì alla volta di Mordor. Procedette verso sud, mantenendosi sul crinale occidentale delle Montagne Nebbiose. Durante il viaggio, i nove compagni videro uno sciame di pipistrelli, spie di Saruman, passare sopra le loro teste. Questo fece capire alla Compagnia che attraversare le Montagne alla Breccia di Rohan era impossibile proprio per l'intensa sorveglianza di Isengard.
Si optò così per il Passo di Caradhras ma anche questa idea si rivelò fallimentare: un'intensa bufera di neve, scatenata dallo spirito maligno che aleggiava nella montagna (Gimli giurò addirittura di averlo sentito ridere mentre si ritiravano) costrinse la Compagnia a mollare e tornare indietro. Durante una sosta la compagnia venne attaccata da un numeroso branco di lupi ma, grazie alla magia di Gandalf, riuscirono a respingerli con gravi perdite.
I nove compagni, su esortazione di Gimli, raggiunsero così i Cancelli di Moria, con l'intenzione quindi di attraversare le Montagne Nebbiose passando per l'antica città nanica. Prima di entrare la Compagnia venne attaccata dall'Osservatore nell'Acqua, che per poco non riuscì a catturare Frodo. Fortunatamente riuscirono tutti a salvarsi e ad entrare nella città. Qui, però, la Compagnia comprese presto che Moria era stata abbandonata e che la spedizione di Balin, su cui Gimli contava molto, era stata fallimentare. Con il ritrovamento della tomba del vecchio nano e del Libro di Mazarbul, nell'omonima camera, se ne ebbe la conferma.
Mentre ancora si trovavano in quella funesta stanza, i nove compagni furono attaccati da un'orda di Orchi e Goblin delle montagne. Dopo un duro scontro, la Compagnia riuscì a lasciare la Camera di Mazarbul, ormai crollata, e a raggiungere il Ponte di Khazad-dûm, dove, però, si presentò una nuova minacca: un Balrog, il Flagello di Durin, sbarrava loro la strada.
Mentre il resto dei suoi compagni attraversava il ponte, Gandalf attirò l'attenzione del Balrog e, usando il suo bastone, lo fece precipitare nell'abisso. Prima di riuscire a fuggire a sua volta, però, lo stregone venne afferrato dalla frusta del mostro e cadde a sua volta.
Ciò che rimaneva della Compagnia, disperata per la morte di Gandalf, uscì dalla città di Moria e raggiunse Lothlórien , dove venne accolta da Celeborn e Galadriel. I due sapienti Elfi, oltre a fornire ospitalità ai compagni, fecero loro diversi doni: ad Aragorn venne dato un fodero per la sua spada e la gemma Elessar, dalla quale poi derivererà il nome da sovrano; a Merry e a Pipino delle cinture d'argento, a Legolas un arco più lungo e robusto, frutto dell'abilità degli Elfi, a Sam una scatoletta di legno verde contenente terra del frutteto di Galadriel, a Gimli tre capelli della chioma dorata della Dama della foresta e a Frodo una fiala di cristallo scintillante.
Tutti poi vennero vestiti con degli speciali mantelli elfici capaci di eludere la vista dei nemici. Tutti questi strumenti furono molto utili alla Compagnia nelle successive avventure.
La divisione della Compagnia
Per approfondire, vedi la voce Battaglia di Amon Hen. |
Dopo aver soggiornato qualche giorno a Lothlórien, la Compagnia partì nuovamente lungo il corso dell'Anduin, a bordo di piccole imbarcazioni elfiche. Raggiunto il Sarn Gebir, i compagni rischiarono di cadere in un'imboscata degli Orchi di Mordor, guidati da uno dei Nazgul. Inoltre, erano costantemente pedinati da Gollum, il quale li stava ora seguendo lungo il fiume aggrappato ad un tronco.
Oltrepassate le Argonath, la Compagnia si accampò sulla sponda occidentale dell'Anduin, appena prima delle Cascate di Rauros. Dopo una breve discussione sul da farsi, furono tutti, ad eccezione di Boromir, d'accordo nel proseguire con la missione. L'intenzione di quest'ultimo era invece quella di portare l'Anello a Minas Tirith, dove sarebbe stato più utile. Così, per evitare dissidi, Frodo venne incaricato di compiere la fatidica scelta.
Il Portatore però preferì prendersi del tempo per pensarci e si allontanò, seguito di soppiatto da Boromir. Egli voleva costringere lo Hobbit a portare l'Anello a Gondor, ma finì con tentare di strapparglielo con la forza. Frodo così fuggì con l'intenzione di raggiungere Mordor da solo.
Appena si fu ripreso, Boromir cercò disperatamente l'amico al fine di chiedergli perdono. Frodo, però, era ormai lontano. Tornato all'accampamento, Boromir venne interrogato dal resto della Compagnia, che iniziava a preoccuparsi per la sorte dei due. Appreso in maniera molto vaga quanto era accaduto, Aragorn, seguito subito dopo dagli altri, si inoltrò nella foresta per ritrovare Frodo.
Fu in quel momento che la Compagnia cadde nell'imboscata degli Uruk-hai: Merry e Pipino, che erano distaccati dagli altri, vennero attaccati per primi. Fortunatamente l'ordine impartito agli Orchi non prevedeva di uccidere gli Hobbit ma di catturarli. Ciò sarebbe presto accaduto se non fosse stato per il tempestivo intervento di Boromir. Egli si mise davanti a Merry e a Pipino e combattè a lungo contro le orde nemiche. Poco distante, anche Aragorn, Legolas e Gimli si trovarono a combattere contro gli Uruk-Hai.
Rimaneva soltanto Sam, il quale, riuscendo a non incappare negli Orchi, tornò alle barche e vi trovò Frodo, già diretto verso Mordor. Alla fine i due si ricongiunsero e insieme partirono verso Est.
Intanto, Boromir, capendo che, per il grande numero di nemici, sarebbe presto stato sopraffatto, suonò il Corno di Gondor per chiamare aiuto. Tardi però arrivarono Aragorn, Legolas e Gimli: al loro arrivo, il loro amico era a terra, ferito mortalmente, e i due Hobbit erano stati catturati e portati via dagli Uruk-hai. Dopo l'addio al valoroso Boromir, i tre compagni rimasti partirono alla volta di Isengard per salvare Merry e Pipino.
La Guerra a Rohan
L'Attacco da Isengard
Per approfondire, vedi le voci Prima Battaglia dei Guadi dell'Isen e Scontro al confine della Foresta di Fangorn. |
Servendosi del suo sgherro Grima Vermilinguo lo stregone Saruman da alcuni anni aveva esteso la sua influenza sulla mente del vecchio Re Théoden, cercando di far cadere Rohan sotto il suo dominio senza combattere. Tuttavia a questo piano si opponevano sia il Principe Théodred che suo cugino Éomer, i quali cercavano in ogni modo di sabotare le folli decisioni del Consigliere del Re.
Alla fine di Febbraio giunse la notizia di un grande movimento di truppe da Isengard, così il Principe Théodred radunò un armata per affrontare l'esercito dello stregone, tuttavia sottovalutò le forze del nemico e, pur riuscendolo a respingere, fu ferito a morte nella battaglia.
Éomer invece partì con la propria éored personale verso nord, da dove era giunta la notizia che un numeroso gruppo di incursori Uruk-hai scorrazzava nel nord del regno. Il giovane non poteva saperlo, ma quella era la compagnia di Uglúk che, dopo aver ucciso Boromir e rapito Merry e Pipino, stava cercando di ritornare a Isengard, braccati da Aragorn, Legolas e Gimli.
Dopo averli a lungo inseguiti lungo le brughiere, approfittando di una sosta notturna degli orchi presso il confine della Foresta di Fangorn, i Rohirrim di Éomer attaccarono la truppa di Uruk-hai massacrandoli tutti; durante lo scontro Éomer si misurò a duello con Uglúk tagliandogli la testa. Alla fine lui e i suoi uomini accumularono i cadaveri in un grosso mucchio cui dettero fuoco, per poi andarsene dopo aver sepolto i propri caduti con tutti gli onori.
I due Mezzuomini, approffitando del trambusto dello scontro, riuscirono a liberarsi e fuggirono nella foresta. Ed è proprio a Fangorn che i due ebbero il loro incontro con Barbalbero.
Il ritorno di Gandalf e la partenza per Edoras
Dopo essersi incontrati con Éomer e i suoi cavalieri, Aragorn, Legolas e Gimli raggiunsero il luogo dello scontro dove cercarono degli indizi sulla sorta di Merry e Pipino; temevano infatti che i loro amici fossero rimasti uccisi nella confusione della battaglia. Alla fine però, trovarono alcune tracce riconducibili ai due Hobbit che, dopo essersi liberati dalle corde, sembravano essersi diretti nella foresta; tuttavia prima di inoltrarsi nella selva preferirono concedersi alcune ore di sonno dopo tre giorni praticamente insonni impiegati ad inseguire gli orchi.
Durante la notte accaddero però dei fatti strani: infatti i loro cavalli fuggirono e tra gli alberi i tre compagni intravidero la figura di un vecchio incappucciato, che però sparì prima che essi potessero fare qualsiasi cosa.
Il giorno successivo i tre seguirono le tracce fin dentro la Foresta di Fangorn, giungendo fino alla terrazza di Barbalbero, dove anche gli Hobbit erano giunti. Lì furono raggiunti da una misteriosa figura e inizialmente, temendo che si trattasse di Saruman, si prepararono ad attaccarlo. Per loro fortuna non si trattava di Saruman, bensì di Gandalf, il quale era ritornato nella Terra di Mezzo dopo essere morto nello scontro con il Balrog.
Egli tranquilizzò i suoi vecchi compagni riguardo la sorte di Merry e Pipino, che ora si trovavano con gli Ent della foresta, dicendo che non era più affar loro e che la loro strada conduceva a sud verso la capitale dei Rohirrim. Gimli volle però sapere se la figura che essi avevano visto la sera prima fosse lui e Gandalf gli disse che probabilmente avevano visto Saruman.
Radunati i cavalli i quattro compagni partirono di gran carriera verso Edoras, onde avvisare Re Théoden della grave minaccia che giungeva da Isengard.
La liberazione di Théoden e la Battaglia del Fosso di Helm
Per approfondire, vedi la voce Battaglia del Fosso di Helm. |
Giunti a Edoras, Gandalf, Aragorn, Legolas e Gimli si diressero verso il palazzo d'oro di Meduseld, dove si trovava Re Theoden. Prima di entrare furono però fermati dalle guardie che vollero prendere le loro armi prima di lascarli entrare, come era stato loro ordinato.
Al momento di prendere il bastone a Gandalf, lo Stregone si oppose sostenendo che quello era solamente il suo appoggio per camminare. Con riluttanza, le guardie accossentirono. All'interno del palazzo, i quattro scoprirono ben presto che Theoden non era in sè ma era probabilmente aggiogato da un sortilegio di Saruman e dalle parole di Grima Vermilinguo.
Con l'aiuto della magia, Gandalf estirpò il Male dal Re dei Rohirrim. Theoden, appena si fu ripreso, capì di essere stato ingannato dal suo consigliere e di avere agito sotto la volontà di Isengard per molto, anzi troppo tempo.
Così cacciò Grima e ordinò ai suoi generali di preparsi alla guerra con Saruman. Tra questi vi era anche suo nipote Éomer, che, dopo la morte di Theodred, era diventato l'erede al trono di Rohan.
Mentre l'esercito si recava presso il Fosso di Helm per attirare le forse nemiche, le donne e il resto dei civili raggiunse Dunclivo, dove sarebbero stati più protetti. Anche Gandalf abbandonò l'armata nel tentativo di radunare eventuali dispersi.
Arrivati al Fosso di Helm, Theoden e i suoi soldati iniziarono ad allestire le difese per l'attacco che sembrava ormai imminente. La notte stessa, il numeroso esercito di Saruman, supportato da molti ribelli del Dunland, raggiunse la fortezza e diede inizio alla battaglia.
Dopo un lungo e sanguinoso scontro, durato tutta la notte, gli ultimi fedeli a Theoden si trovavano asserragliati nel Trombatorrione, ormai senza possibilità di vittoria. Decisero dunque di guidare una sortita a cavallo contro gli Uruk-hai in modo da dare tempo ai civili di fuggire attraverso le vie segrete che dalle Caverne Scintillanti portano alle montagne.
- "«Helm! Helm!», gridarono i Cavalieri. «Helm si è destato e torna in guerra. Helm torna per Re Théoden!». In mezzo al clamore apparve il re. Il suo cavallo era bianco come neve, d’oro era lo scudo e lunga la lancia. Alla sua destra cavalcava Aragorn, l’erede di Elendil, e dietro di lui i signori della Casa di Eorl il Giovane. La luce si diffuse nel cielo. La notte scomparve. «Avanti Eorlingas!». Con un urlo e un grande fragore partirono alla carica."
- —La sortita di Théoden, Il Signore degli Anelli, libro III, cap. VII, "Il Fosso di Helm".
Mentre mettevano in atto il loro piano, udirono provenire il suono di un corno: Gandalf ed Erkenbrand erano arrivati con i rinforzi. Intanto, anche coloro che erano rimasti nelle Caverne Scintillanti tentarono un'ultimo attacco contro gli Orchi i quali finirono presi tra due fuochi.
In breve tempo le sorti della battaglia si ribaltarono e gli Uruk-hai furono sconfitti. Gli ultimi rimasugli dell'esercito di Saruman si rifugiarono nelle foreste ma li furono assaliti e massacrati dagli Ucorni.
L'attacco degli Ent a Isengard
Per approfondire, vedi la voce Battaglia di Isengard. |
Mentre la guerra a Rohan imperversava, Merry e Pipino si trovavano ancora dagli Ent di Fangorn. I due Hobbit avrebbero voluto che Isengard venisse attaccata e Saruman catturato ma essi avrebbero potuto fare ben poco senza l'aiuto di Barbalbero. Per tale ragione lo pregarono di radunare gli Ent e di sferrare un'offensiva contro la torre di Orthanc.
Barbalbero si chiuse così in concilio con il suo popolo e, dopo essersi preso parecchi giorni per decidere, secondo le usanze degli Ent, accettò di muovere guerra a Saruman. Gli Ent infatti non potevano sopportare come Isengard avesse devastato le propaggini meridionali di Fangorn, drenando addirittura il flusso dell'Isen.
Così, aiutati dal buio della notte Barbalbero e i due Hobbit, seguiti da un vero e proprio esercito di Ent e Ucorni, si avvicinarono alla fortezza del nemico. Proprio in quel momento videro una grande armata di Uruk-hai uscire dai cancelli e dirigersi verso sud: era quello l'esercito di Saruman diretto verso il Fosso di Helm.
Approffittando del fatto che ora Isengard era sguarnita, gli Ent e gli Ucorni si lanciarono all'attacco. In breve tempo i Pastori degli Alberi uscirono vincitori dalla battaglia, riportando pochissime perdite. La diga dell'Isen venne abbattuta e così la fortezza di Saruman venne allagata. Lo stesso stregone fu costretto a rifugiarsi sulla sua torre per sfuggire alla collera degli Ent. Essi non riuscirono però a penetrare nella Torre di Orthanc che fu comunque circandata, ponendo dunque Saruman e i suoi ultimi servi in stato d'assedio.
Fu in queste condizioni che, qualche giorno dopo, Théoden e i suoi compagni trovarono la fortezza di Isengard.
La Guerra a Gondor
La Prima Battaglia di Osgiliath
Per approfondire, vedi la voce Prima Battaglia di Osgiliath. |
Il vero inizio delle battaglie della Guerra dell'Anello può essere rinvenuto in quella che viene ricordata come la Prima Battaglia di Osgiliath, combattuta tra il 19 e il 20 Giugno del 3018 TE. Sauron voleva infatti creare un diversivo per permettere ai Nazgûl di raggiungere la Contea, dove Gollum aveva detto trovarsi il suo Anello, e al contempo testare la forza di Gondor. Così, radunati gli Orchi e i suoi alleati del Rhûn, l'Oscuro Signore lanciò un attacco contro la città di Osgiliath, l'antica capitale di Gondor, ora ridotta a una città abbandonata trasformata in fortezza di confine.
Inizialmente le forze di Mordor riuscirono a cogliere di sorpresa i difensori, arrivando a conquistare la parte della città sulla riva orientale dell'Anduin, tuttavia quest'ultimi, guidati da Faramir e rinforzati da truppe fresche condotte da Boromir ad Osgiliath, riuscirono a sostenere l'assalto e ad abbattere il Grande Ponte sull'Anduin, riuscendo a inchiodare gli Orchi sulla riva est del fiume e salvando così la città.
Le operazioni nell'Ithilien
Per approfondire, vedi la voce Battaglia dell'Ithilien. |
Mentre Boromir si recava a nord per raggiungere Gran Burrone, suo fratello Faramir assunse il comando delle operazioni militari oltre l'Anduin, guidando il corpo dei Raminghi dell'Ithilien ad est del fiume per condurre delle operazioni di guerriglia, così da sabotare la macchina da guerra di Sauron, ottenendo anche alcuni successi.
Il 7 Marzo 3019 TE, mentre si apprestava a tendere un'imboscata ad una truppa di Sudroni diretta a Mordor, il giovane Capitano di Gondor s'imbatté casualmente negli Hobbit Frodo e Sam, i quali, dopo aver visto l'impossibilità di entrare a Mordor attraverso il Cancello Nero, si stavano facendo guidare a sud da Gollum, con l'intento di utilizzare la stessa strada che lui stesso aveva usato per abbandonare Mordor.
Naturalmente Faramir, trovandosi in una zona di guerra, decise di fermare i due hobbit, affidandoli poi alla sorveglianza di due suoi uomini in attesa della fine dello scontro, per poi interrogarli. Alla fine la battaglia fu un successo: i Raminghi, nascosti tra gli alberi e più esperti del terreno, rovesciarono una pioggia di frecce sui nemici, uccidendoli praticamente tutti e mettendo in fuga uno degli Olifanti della colonna.
Vinto lo scontro, Faramir portò con sé Frodo e Sam nel rifugio segreto di Henneth Annûn, dove li interrogò e, una volta appurate la loro identità e intenzioni, li ospitò per la notte prima di lasciarli andare. Tuttavia, prima di congedarsi da Frodo, il Capitano di Gondor raccomandò i due hobbit di non prestare troppa fiducia nella loro guida e stare all'erta, poiché la via sulla quale li stava conducendo era molto pericolosa.
L'Assedio di Gondor
Per approfondire, vedi le voci Seconda Battaglia di Osgiliath (3019 TE), Assedio di Gondor e Prima Battaglia di Cair Andros. |
L'assalto a Pelargir e Linhir
Per approfondire, vedi le voci Battaglia di Pelargir e Battaglia di Linhir. |
Mentra Sauron inviava il suo esercito alla conquista di Minas Tirith, i Corsari di Umbar si focalizzarono sul porto di Pelargir. Guidarono pertanto la loro flotta contro la città con lo scopo di impedirle di inviare rinforzi a Minas Tirith. Inoltre, se Pelargir fosse stata conquistata, essa avrebbe costituito un importante punto strategico all'interno dei confini di Gondor.
Alla fine la città e il porto vennero assaltate e presto i Corsari avrebbero conquistato Pelragir. Tuttavia, dopo giorni di sanguinarie scontri, la Grigia Compagnia, guidata da Aragorn, e l'Esercito dei Morti sopraggiunsero in aiuto da Ovest e investirono la Flotta di Umbar, sconfiggendola. Nella confusione della battaglia molte navi affondarono ma tante furono conquistate dagli uomini di Aragorn, che le usarono per risalire il corso dell'Anduin e andare in soccorso di Minas Tirith.
La Battaglia dei Campi del Pelennor
Per approfondire, vedi la voce Battaglia dei Campi del Pelennor. |
Cadute le difese sul fiume Anduin, le forze di Mordor poterono sciamare nel Pelennor, la grande piana che si estende dinnanzi alle mura di Minas Tirith. In questo modo, il 14 marzo 3019 TE, un esercito di centinania di migliaia di unità, fra Orchi, Esterlings e Haradrim, e guidato dal Re Stregone di Angmar, raggiunse la capitale di Gondor e la cinse sotto assedio.
A difendere le mura vi erano ben pochi soldati, se paragonati al numero degli assedianti. Tuttavia gli uomini di Gondor potevano contare sui cavalieri di Dol Amroth guidati da Imrahil, sui rinforzi portati da Faramir e sulla sapienza di Gandalf.
Durante la notte le forze di Mordor diedero via all'assalto: bersagliati dalle frecce dei difensori delle mura, gli Orchi trascinarono l'ariete Grond fino alle porte della città e, dopo diversi colpi, i cancelli furono aperti. Gandalf, che cavalcava ovunque servisse il suo aiuto, raggiunse la breccia e affrontò da solo il Re Stregone di Angmar che stava entrando con i suoi soldati.
Nel frattempo, però, sopraggiunse l'esercito di Rohan, guidato da Theoden, e la carica della sua cavalleria fece vacillare l'armata degli Orchi. Tuttavia, il sopraggiungere degli Olifanti riportò la battaglia in una situazione di vantaggio per gli attaccanti.
Durante quello che si stava trasformando in un massacro per i difensori, Re Theoden venne gravemente ferito per mano del Re Stregone. Tuttavia, egli venne soccorso dalla nipote Eowyn, che aveva segretamente partecipato alla battaglia. La ragazza, aiutata da Merry, vendicò lo zio uccidendo il Signore dei Nazgul. Tuttavia, il re dei Rohirrim era ormai morto.
Poco dopo, alle spalle dell'esercito di Mordor, giunsero ulteriori rinforzi: era navi di Umbar ma non portavano al loro interno i famigerati corsari, bensì la Grigia Compagnia guidata da Aragorn, che, seguita da altri soldati di Gondor provenienti dal sud del paese, si riversò sul nemico. In poco tempo, il panico sorto fra gli assedianti li portò a una fuga disorganizzata. In questo modo, l'esercito inviato da Sauron per estirpare gli Uomini venne sconfitto.
La Guerra nel Nord
L'attacco a Erebor
Per approfondire, vedi la voce Battaglia di Dale. |
La Montagna Solitaria, ora controllata dai Nani di Erebor, era sempre oggetto di desiderio per Sauron sia per la sua posizione strategica, sia per le ricchezze in essa contenute. Per tale ragione, l'Oscuro Signore cercò prima di conquistarla in via diplomatica, inviando uno dei suoi Nazgul in qualità di messaggiero, e successivamente, avendo ricevuto un rifiuto alle sue proposte di sovranità, con la forza.
Per l'impresa, Sauron allestì un esercito numerosissimo composto sia da Orchi che da Esterlings. Sapendo di trovarsi in inferiorità numerica, Dáin II Piediferro, Re di Erebor, e Brand, Re di Dale, decisero di attendere il nemico su una zona collinare ad est della Montagna, in modo da rendere più difficoltose le manovre di aggiramento avversarie.
Dopo tre giorni di scontri, alla fine Nani e Uomini furono costretti ad arretrare verso Erebor. Per dare tempo alle proprie forze di rifugiarsi all'interno della Montagna, Dain e Brand, aiutati da un pugno di soldati, difesero le retrovie dell'esercito in ritirata fino a quando non furono tutti al riparo e protetti dalle possenti mura dei Nani. Sfortunatamente entrambi morirono in questo gesto disperato, colpiti a morte dalle frecce a dalle lame avversarie.
Dunque, le forze di Mordor misero sotto assedio la Montagna e rimasero ad attendere la resa degli avversari. Ma dopo una sola settimana, giunse nel Nord la notizia della definitiva sconfitta di Sauron. Gli Esterlings e gli Orchi così iniziarono a perdersi d'animo e in molti abbandonarono le fila dell'esercito. Gli assediati, guidati da Thorin III Elmenpietra e Bard II, allora tentarono una sortita per spingere alla fuga i nemici rimasti. L'offensiva improvvisa ebbe i risultati sperati e la battaglia fu vinta.
L'attacco a Bosco Atro
Per approfondire, vedi la voce Battaglia sotto gli Alberi. |
Poichè Sauron voleva impedire una alleanza fra Uomini ed Elfi, egli doveva tenere impegnati questi ultimi in modo tale che non potessero inviare rinforzi a Gondor e Rohan. Per tale ragione, mentre gli Esterlings marciavano verso Erebor, la guarnigione di Orchi stanziata a Dol Guldur marciò verso il Reame di Thranduil, nel nord di Bosco Atro.
Il piano prevedeva di ricongiungersi con gli Esterlings e insieme colpire gli Elfi Silvani su due fronti. Tuttavia, i Nani opposero una resistenza più forte del dovuto, impedendo quindi agli Uomini del Rhûn di aiutare Mordor nella conquista di Bosco Atro. Così, Thranduil, che aveva potuto schierare tutte le sue forze su un unico fronte, tese un'imboscata alle armate nemiche e, dopo un asprissimo combattimento, noto come Battaglia sotto gli Alberi, ne uscì vittorioso.
L'attacco a Lórien
Per approfondire, vedi la voce Assalto a Lórien e invasione del Rohan Orientale. |
Mentre l'esercito di Orchi di Dol Guldur marciava verso il reame di Thranduil, un'altra armata, sempre proveniente dalle propaggini meridionali di Bosco Atro, partì alla volta del Lothlórien con l'intenzione di tenere occupati i Galadhrim mentre Sauron scatenava la sua furia su Gondor.
Guadato l'Anduin, gli Orchi caddero presto vittime delle imboscate degli Elfi, che, grazie al potere di Galadriel e di Nenya, riuscirono a mandare in rotta l'esercito avversario senza subire grosse perdite.
I servi di Sauron sopravvissuti al massacro si riunirono poco più a sud di Lothlórien con l'intenzione di compiere saccheggi nelle marche orientali di Rohan. Mentre marciavano furono però attaccati e decimati dagli Ent e dagli Ucorni, guidati da Barbalbero.
Gli ultimi rimasugli dell'armata tentarono una disperata fuga in più direzioni: in molti vennero massacrati da un reparto isolato dei Rohirrim, gli altri caddero per mano degli Elfi di Thranduil, che stavano guidando un'offensiva verso sud, ovvero verso la fortezza di Dol Guldur.
La fine della Guerra
La Battaglia del Morannon e la distruzione dell'Anello
Per approfondire, vedi la voce Battaglia del Morannon. |
Dopo la vittoria nella Battaglia dei Campi del Pelennor, gli uomini di Gondor e di Rohan, fedeli ad Aragorn, decisero di guidare un'offensiva contro Mordor, in maniera tale da fornire un valido diversivo per Frodo e Sam, ormai vicinissimi al Monte Fato.
Dunque, con un esercito di non più di 9000 uomini, Aragorn partì alla volta del Nero Cancello. Dopo una breve tappa a Minas Morgul, per accertarsi che non fossero rimasti soldati di guarnigione, l'armata si fermò presso il Crocevia, dove venne allestito un accampamento stabile. Dopo pochi giorni di marcia, alla fine l'esercito dei Popoli Liberi della Terra di Mezzo raggiunse il Cancello del Morannon, oltre il quale si stendeva la nera terra di Mordor.
Sauron inviò immediatamente il suo più fidato ambasciatore, la Bocca di Sauron, a parlamentare con gli avversari. Egli invitò gli Uomini, senza troppi giri di parole, ad arrendersi e a riconoscere il Signore di Mordor come loro Padrone. Gandalf espresse un chiaro rifiuto tanto che la Bocca di Sauron, oltraggiata, estrasse la cotta di Mithril che era stata strappata a Frodo mentre era prigioniero a Cirith Ungol. Con tale prova, egli sosteneva la morte del Mezzuomo ma egli non sapeva che, in realtà, Frodo era riuscito, grazie all'aiuto di Sam, a fuggire e ora era di nuovo in marcia verso il Monte Fato.
Detto ciò, la Bocca di Sauron diede l'ordine alle truppe di Mordor di attaccare.
Gli Orchi, rinforzati dagli Esterlings, si lanciarono quindi contro i loro avversari. Nonostante l'evidente inferiorità numerica, l'esercito degli Uomini riuscì, almeno inizialmente, a mantenere la posizione. Presto però venne completamente circondato e, sotto i colpi dei temibili Olog-hai e dei Nazgul, iniziò a vacillare. Il sopraggiungere delle Aquile contribuì a bilanciare momentaneamente la situazione ma in breve tempo le sorti della battaglia diventarono fin troppo chiare.
Nel frattempo, Frodo e Sam, nonostante fossero stremati dal lungo viaggio, avevano raggiunto l'Orodruin. Qui però, il Portatore cadde vittima dell'incantesimo dell'Anello e non lo gettò tra le fiamme. Proprio in quel momento sopraggiunse Gollum il quale, dopo un duro duello con Frodo, si impossessò del suo "Tesoro". Egli, però, venne prontamente spinto dal Mezzuomo e cadde nella lava del Monte Fato, portandosi con sè l'Anello che fu quindi distrutto.
- " [...] i Nazgul si voltarono e fuggirono, scomparendo fra le ombre di Mordor, richiamati da un improvviso e terribile grido della Torre Oscura; e in quell'istante tutti gli eserciti di Mordor tremarono, il dubbio invase i loro cuori, il riso svanì, le loro mani esitarono, le loro membra cedettero. Il Potere che li sorreggeva empiendoli d'odio e di furore stava vacillando, e distoglieva da essi la sua volontà; guardando negli occhi dei nemici videro ora una luce di morte e furono colti da paura. Allora tutti i Capitani dell'Ovest gridarono, perchè i loro cuori erano pieni di una nuova speranza in mezzo a tutta l'oscurità. [...] Ma Gandalf sollevò di nuovo le braccia e gridò ancura una volta una voce limpida: «Fermatevi, Uomini dell'Ovest! Fermatevi e aspettate! Questa è l'ora del fato»."
- —Il Signore degli Anelli, libro VI, cap. IV, "Il Campo di Cormallen".
Con la distruzione dell'Anello, le immense costruzioni di Mordor, come il Morannon e Barad-dûr, crollarono mentre gli eserciti di Orchi si persero d'animo e fuggirono. In questo modo la Battaglia del Nero Cancello fu vinta e Sauron definitivamente sconfitto.
- " [...]E mentre parlava la terra tremò sotto i loro piedi. Un'immensa oscurità invase il cielo, puntellata di fuoco, e s'innalzò al di sopra delle Torri del Cancello Nero, al di sopra delle montagne. La terra gemette e fu percorsa da un tremito. Le Torri dei Denti ondeggiarono, vacillarono e crollarono in terra; l'imponente muraglia si sbriciolò; il Cancello Nero fu distrutto; e da lontano, ora più fioco, ora sempre più forte, innalzandosi fra le nubi, si udì un rombo, un ruggito, un lungo boato lacerante. «Il regno di Sauron è finito!», disse Gandalf. «Il Portatore dell'Anello ha compiuto la sua Missione»."
- —Il Signore degli Anelli, libro VI, cap. IV, "Il Campo di Cormallen".
L'incoronazione di Re Elessar
Per approfondire, vedi la voce Incoronazione di Re Elessar. |
Finita la guerra a Gondor, il 1 Maggio 3019 TE, Aragorn venne incoronato Re del Reame Unito di Gondor e Arnor in una cerimonia ufficiale avvenuta nei prati dinnanzi alle mura di Minas Tirith. L'erede di Isildur, incoronato dallo stesso Gandalf, assunse il nome di Elessar Telcontar, ovvero "Gemma Elfica dal Lungo Passo".
- "Aragorn si inginocchiò e Gandalf posò sul suo capo la corona e disse: «Vengono ora i giorni del Re, e siano benedetti finché dureranno i troni dei Valar!»."
- —Il Signore degli Anelli, libro VI, cap. V, "Il Sovrintendente e il Re".
Il ritorno nella Contea
Per approfondire, vedi la voce Battaglia di Lungacque. |
Durante i principali avvenimenti della guerra, nemmeno la Contea era rimasta fuori dai guai. Infatti, mentre ancora la Compagnia dell'Anello era in viaggio, Saruman aveva esteso il suo controllo sulla terra degli Hobbit, sfruttando in particolar modo il cugino di Frodo, Lotho, che era alla pari di una marionetta nelle mani dello stregone.
Alla caduta di Isengard, Saruman e Grima Vermilinguo avevano raggiunto e sottomesso definitivamente la Contea. Per volere dello stregone, che si faceva chiamare Sharkey, molti alberi vennero abbattuti per lasciare spazio a numerose fornaci e i beni dei poveri hobbit furono saccheggiati dai Ruffiani, gli uomini al servizio di Saruman: in pratica, come era successo precedentemente per Isengard, anche il paesaggio della Contea era visibilmente mutato.
Quando Frodo, Sam, Merry e Pipino, di ritorno dalla guerra, scoprirono quanto accaduto, conclusero che una rivolta era l'unico modo per spodestare Lotho e Sharkey. Di conseguenza iniziarono ad accendere gli animi dei mezzuomini e presto, aiutati dagli Hobbit di Tuclandia e della Terra di Buck, si scontrarono per ben due volte con i Ruffiani presso la Via di Lungacque.
In entrambi i casi, gli uomini dello stregone furono sconfitti. Ciò costrinse Saruman ad andarsene ma prima di farlo venne sgozzato da Grima, che non aveva tollerato l'ennesimo insulto da parte del padrone. Tuttavia nemmeno lui riuscì a salvarsi: venne infatti infilzato dalle frecce degli Hobbit.
Con questo avvenimento, ebbe definitivamente fine la Guerra dell'Anello in tutta la Terra di Mezzo.
Conseguenze
Con la fine della Guerra dell'Anello venne sancita la sconfitta del Male rappresentato da Sauron e l'inizio del Dominio degli Uomini nella Terra di Mezzo. Tuttavia ciò segnò anche la fine della presenza degli Elfi ad est del Grande Mare: infatti già i Primogeniti erano rimasti in pochi, ma con la sconfitta di Sauron e la fine del potere degli Anelli compresero che il loro tempo nella Terra di Mezzo era concluso e che si doveva lasciare gli Uomini padroni dei propri destini.
I Portatori degli Anelli salparono dai Porti Grigi il 29 Settembre 3021 TE e questa data viene riconosciuta all'unanimità come la fine della Terza Era e l'inizio della Quarta, mentre gli ultimi Elfi abbandonarono la Terra di Mezzo nei centovent'anni successivi.
Adattamenti
Il Signore degli Anelli (1978)
L'adattamento animato di Bakshi tratta le prime parti della Guerra dell'Anello, concentrandosi soprattutto sulla Battaglia del Fosso di Helm, che rappresenta la scena finale del film.
Il Ritorno del Re (1980)
Nonostante questo cartone animato abbia poco a che fare con i film d'animazione di Bakshi, è da molti fan considerato il seguito ideale del film del 1978.
In questo film viene presentata la Guerra dalla Battaglia dei Campi del Pelennor fino alla Battaglia del Morannon.
Trilogia de Il Signore degli Anelli (2001-2003)
La trilogia del regista Peter Jackson è quella che ripercorre in modo più fedele l'evolversi della Guerra dell'Anello e include tutte le principali battaglie, dallo Scontro sulla Tomba di Balin alla Battaglia del Morannon.
Per motivi di tempo e di opportunità sono state tuttavia omesse tutte le battaglie che si combatterono nel nord (la Battaglia di Dale, l'Assalto a Lórien etc.) mentre altri scontri minori sono stati appena accennati.