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I Gondolindrim era il nome con il quale erano noti gli abitanti della città di Gondolin. Essi erano i sudditi di Turgon ed erano originati dall'unione dei Noldor con i Sindar che vivevano nel Nevrast. Il Vala Ulmo aveva una particolare predilezione per gli Elfi di Gondolin, i quali erano divisi in dodici grandi Casate e furono sempre grandi avversari di Morgoth.

Molti di essi perirono durante la Caduta di Gondolin, ma alcuni sopravvissero e seguirono Tuor presso le Bocche del Sirion dove fondarono un nuovo principato.

I sopravvissuti alla Guerra d'Ira si divisero: una parte scelse di tornare ad Aman, mentre un'altra decise di rimanere nella Terra di Mezzo, diffondendosi tra la Seconda e la Terza Era tra i regni del Lindon, dell'Eregion e Imladris.

Nomi e etimologia[]

Gondolindrim è un termine Sindarin che significa "Popolo di Gondolin". Erano noti anche come Popolo Nascosto, in virtù della loro natura ritirata e del fatto che Turgon avesse deciso di mantenere segreta la posizione di Gondolin. In seguito alla Caduta di Gondolin e all'esilio presso le Bocche del Sirion chiamarono se stessi Lothlim cioè "Popolo dei Fiori".

Membri conosciuti di questo popolo[]

Caratteristiche[]

Aspetto[]

I Gondolindrim erano un popolo nato dall'unione dei Noldor con i Sindar che vivevano nel Nevrast. Essi dunque avevano caratteristiche di entrambe le stirpi, anche se la maggior parte somigliava di più ai Noldor che ai Sindar del Beleriand. Erano di altezza inferiore rispetto ai Noldor ma più agili e snelli. Erano di insuperabile bellezza: avevano capelli perlopiù scuri anche se non mancavano elfi dalle chiome bionde o rosse. Possedevano i classici occhi grigi della loro razza e il loro sguardo trasmetteva una gioia tale da indurre il pianto. Le loro voci erano al tempo stesso dolci e tristi. Disponevano di una vista estremamente acuta, tanto che quella di alcuni di loro era reputata superiore a quella delle Aquile di Manwë. I guerrieri Gondolindrim con i loro archi potevano colpire un bersaglio ad una distanza sette volte maggiore rispetto a quella dei migliori arcieri tra gli Uomini[1].

Cultura[]

Exquisite-kfind Per approfondire, vedi la voce Noldorin.

I Gondolindrim parlavano soprattutto il Noldorin (un dialetto derivato dall'unione tra il Quenya e il Sindarin). Erano abilissimi artigiani ed eccellevano in qualunque arte, oltre ad essere estremamente valorosi. Le loro armi, specie dopo che Maeglin portò le sue conoscenze a Gondolin, divennero le migliori del Beleriand.

Casate[]

Le Dodici Casate di Gondolin by aglargon

Stemmi araldici delle Dodici Casate in una fan-art

Il popolo era diviso in Casate, ognuna delle quali aveva un proprio signore e i cui membri condividevano delle caratteristiche specifiche. All'epoca della Caduta di Gondolin le casate erano Dodici così organizzate:

Storia[]

Origini e la fondazione di Gondolin[]

Exquisite-kfind Per approfondire, vedi le voci Nevrast, Vinyamar e Gondolin.

Quando i Noldor delle schiere di Fingolfin giunsero finalmente nel Beleriand dopo aver attraversato l'Helcaraxë, suo figlio Turgon guidò una parte della sua gente nel territorio del Nevrast dove fondò la città di Vinyamar. Qui i Noldor incontrarono una popolazione di elfi Sindar, con i quali s'incrociarono dando vita ad un nuovo popolo che in sè univa le caratteristiche sia degli Elfi di Aman che di quelli del Beleriand.

Nel 64 PE Turgon ricevette un sogno profetico da Ulmo, nel quale il Signore delle Acque gli rivelò la posizione di una valle nascosta tra gli Ered Echoriath dove il Re elfico avrebbe potuto costruire una città nascosta dalla malvagità di Morgoth.

Senza dire nulla a nessuno, Turgon inviò i più abili artigiani tra i suoi sudditi dove il Vala lo aveva indirizzato e li mise al lavoro per costruire in segreto una città-fortezza. Nel 116 PE, con i lavori ormai ultimati, Turgon radunò il suo popolo e lo trasferì di nascosto nella Valle di Tumladen.

La Caduta di Gondolin e il destino dei Gondolindrim nelle ere successive[]

Exquisite-kfind Per approfondire, vedi le voci Caduta di Gondolin, Bocche del Sirion e Terzo Fratricidio.


Note[]

  1. La Caduta di Gondolin, pp. 45-46, 50, 55
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