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Il Quenya, anche chiamato Alto Elfico o Antica Lingua, è una linguaggio che trae origine dall’Elfico Primordiale (derivata anche dall’Eldarin Comune). Era utilizzato dalle due stirpi elfiche che erano giunte sino a Valinor: i Vanyar e i Noldor, gran parte di quest’ultimi con lo spostamento verso la Terra di Mezzo finirono col parlare il Sindarin. Perciò si può affermare che il Quenya era utilizzato comunemente soltanto all’interno di Aman.

Il Quenya senza alcun dubbio è il linguaggio di cui disponiamo maggior materiale, infatti presenta una grammatica che seppur non completa, risulta soddisfacente. A differenza di altre lingue di Tolkien, di cui a volte sono abbozzate semplicemente poche radici, il Quenya possiede un piccolo vocabolario che conta abbastanza voci per formulare testi di media lunghezza.

Storia[]

Dopo il Risveglio degli Elfi presso il lago Cuiviénen, i Figli di Ilúvatar iniziarono a sviluppare un linguaggio, ideando l’Elfico Primordiale. A partire da questa prima lingua si svilupparono una serie di varianti che caratterizzavano le diverse famiglie elfiche. Dopo che Oromë scoprì la comparsa degli Elfi sulla Terra, i Valar invitarono i Quendi (tutti gli Elfi) a vivere presso Valinor.

Coloro che accettarono l’invito furono chiamati Eldar e da questo gruppo di Elfi nacque l’Eldarin Comune. Durante il tempo gli Eldar svilupparono la lingua che avrebbe caratterizzato le maggiori opere letterarie della loro stirpe: il Quenya. Questo linguaggio venne quindi creato e studiato dagli Elfi che compirono il viaggio verso Valinor, cioè la stirpe degli Eldar che si divise in due famiglie, dal quale avranno origine i due dialetti del Quenya.

La stirpe dei Vanyar, coloro che abitarono in Valinor, rimasero a lungo tempo in contatto con i Valar, dal quale nacque un dialetto che assorbì alcune parole del linguaggio degli Ainur (il Valarin). Il dialetto che nacque da questa unione venne denominato Vanyarin Quenya.

L’altra stirpe degli Eldar era denominata Noldor, questo gruppo dopo la permanenza ad Aman partirono alla volta della Terra di Mezzo. Durante il passare egli anni la loro lingua si modificò, dando origine al dialetto Noldorin Quenya, ma nella Terra di Mezzo il Quenya finì coll’ essere sostituito dal Telerin e soprattutto da un linguaggio derivato da esso il Sindarin, molto comune tra gli Elfi che non avevano intrapreso il viaggio per Valinor. Perciò è possibile affermare che l’unico luogo ove il Quenya era comunemente usato rimase la regione di Aman abitata dagli Elfi.

Etimologia[]

Exquisite-kfind Per approfondire, vedi la voce Qenya.

All'interno della lingua, il nome Quenya era in origine Qenya, nonostante la pronuncia sia la medesima poiché all'inizio il suono italiano “QU” era compitato “Q” mentre in seguito Tolkien decise di utilizzare la scrittura “QU” per il medesimo suono (perciò, prima delle revisioni, Qenya doveva essere pronunicato: “QUenya”.

In seguito Tolkien decise di compitare il precedente sostantivo con Quenya da pronunciare: “QUenya”). Bisogna però sottolineare che solitamente, nonostante il cambiamento fu puramente una scelta stilistica di Tolkien, con l’utilizzo del sostantivo Qenya si fa a volte riferimento alla lingua ad uno stadio precedente rispetto al Quenya.

Fonetica[]

La fonetica Quenya si divide in suoni vocalici, vocali e dittonghi, e suoni consonantici. Bisogna sottolineare che, attraverso il nostro alfabeto, la scrittura del Quenya presenta alcune consonanti digrafe cioè suoni che utilizzano due simboli che vengono però considerati suoni unitari. Alcuni esempi sono le consonanti “gw”, “hw” e “ry”. 

Vocali[]

Le vocali possono essere divise tra vocali corte e lunghe, l’unico segno per distinguere le due categorie è un accento posto sulle vocali lunghe, che impone una pronuncia caratterizzata da una più lunga emissione di fiato. Qui di seguito vi è l’elenco delle vocali con la corrispondente spiegazione inerente alla pronuncia.

  • a, è una vocale che si pronuncia sempre in qualsiasi posizione si trovi come nel nome italiano Anna.
  • á, è la vocale corrispondente lunga, possiede il suono “aaah” come nel vocabolo inglese Father.
  • e, la vocale in posizione finale fa sempre letta, per questa ragione si pone il segno della dieresi (ë), corrisponde al nome italiano Cena.
  • é, è la vocale corrispondente lunga, possiede il suono “eeeh” come nel vocabolo tedesco Mehr.
  • i, è uguale alla “i” italiana, perciò il suono equivale a quello presente nel vocabolo italiano Panino.
  • í, è la vocale corrispondente lunga, possiede il suono “iiih” come nel suono “ee” in inglese nel vocabolo See.
  • o, è uguale alla “o” italiana, perciò il suono equivale a quello presente nel vocabolo italiano Sorte e in quello inglese Box.
  • ó, è la vocale corrispondente lunga, possiede il suono “oooh” da non pronunciarsi come una “u” bensì una “o” italiana leggermente più chiusa. Simile al vocabolo Roma.
  • u, simile alla “u” italiana, come nel vocabolo Mulo e quello inglese Put. Da non allungare, poiché il suono “oo” inglese corrisponde alla “ú”.
  • ú, è la corrispondente lunga, possiede il suono “uuuh”. Come specificato in precedenza equivale al suono “oo” inglese, ad esempio nel vocabolo Pool.

Dittonghi[]

I dittonghi sono divisibili in due gruppi: quelli in “-i” e quelli in “-u”. Il primo gruppo comprende la serie: ai; oi; ui. Il secondo gruppo comprende la serie au; eu; iu. Sia “eu” che “iu” sono alquanto rari nella lingua Quenya. I dittonghi vanno considerati come suoni unitari.

Consonanti[]

Le consonanti come era scritto in precedenza possiedono alcuni segni digrafe.

  • b, non molto comune come consonante. Pronuncia equivalente alla “b” italiana.
  • c, vocale che ha un preciso suono cioè l’equivalente dell’italiano “k” infatti la “c” Quenya non deve mai essere pronunciata “s”.
  • d, può essere pronunciata con un suono forte, come nella parola “Addio”.
  • f, non vi sono particolari note da aggiungere.
  • g, pronunciata sempre come la gamma (γ) greca. Perciò è da pronunciare sempre “gh”.
  • gw, come l’unione dei due suoni italiani, dunque bisogna unire “g”-”w”.
  • h, un “h” espirata, ma differisce in base alla posizione: come nell'inglese "have" a inizio parola, più forte tra due vocali e espressa come nel tedesco "bach" tra una vocale e una consonante.
  • hy, suono “ich” tedesco.
  • hw, il suono “w” con una espirazione iniziale.
  • l, in qualsiasi posizione da pronunciare come nel vocabolo “Lungo”.
  • hl, una "l" afona.
  • ly, unione di una “l” afona e di una “y”.
  • m, non vi sono particolari note da aggiungere.
  • n, inizialmente “ñ” che equivale a “ng” con il tempo divenne semplicemente “n”.
  • ny, non vi sono particolari note da aggiungere.
  • nw, non vi sono particolari note da aggiungere.
  • p, non vi sono particolari note da aggiungere.
  • qu, inizialmente Tolkien la compitò solamente con “q” poi venne modificato secondo il metodo latino.
  • r, una “r” vibrante in qualunque posizione.
  • hr, una "r" afona, non vibrata.
  • ry, unione di una “r” afona e di una “y”.
  • s, non vi sono particolari note da aggiungere.
  • t, non vi sono particolari note da aggiungere.
  • ty, non vi sono particolari note da aggiungere.
  • v, non vi sono particolari note da aggiungere.
  • y, è la medesima della “i” italiana.
  • w, la medesima dell’italiano con una maggiore forza nella pronuncia.
  • x, inizialmente venivano utilizzati due segni per questo suono: “cs” poi modificato.
  • z, non vi sono particolari note da aggiungere.

Considerazioni sulle Consonanti[]

Vi sono altre caratteristiche delle consonanti. In Quenya sono consentite doppie consonanti che comprendono cc; ll; mm; nn; pp; rr; ss anche se il le doppie “p” sono alquanto rare. All'interno del Quenya non sono permessi gruppi di più di due consonanti, Tolkien annotò alcuni gruppi di due che l’elfico utilizzava in maggior quantità, eccone l’elenco: ld; mb; mp; nc; nd; ng; ngw; nqu; nt; ps; ts.

Articoli[]

In Quenya è presente un unico articolo che identifica la determinazione del nome che precede, infatti non ne esiste uno che equivale all'articolo indeterminativo italiano. In Quenya l’assenza dell’articolo deve essere tradotto con un articolo indeterminativo, mentre la presenza dell’articolo Quenya obbliga la traduzione con un articolo determinativo.

Vi è però un’ulteriore nota, poiché in alcuni casi, senza apparente motivazione, l’articolo Quenya non viene utilizzato nonostante la traduzione lo riporti. Infatti molto frequentemente Tolkien in poesia non utilizza l’articolo, quindi l’obbligo di utilizzarlo non è vincolante in opere poetiche. Il solo articolo utilizzato sia per il singolare che per il plurale è “i”, il quale deve essere sempre anteposto al nome da determinare.

Plurali[]

I modi in cui può trovarsi un nome sono molteplici: singolare, plurale, plurale partitivo e duale. Nei sostantivi il singolare è invisibile, infatti non presenta alcuna desinenza come l’inglese. Il vocabolo alla sua forma base dovrà quindi essere tradotto come singolare. Il plurale si forma in modo differente in base alla lettera con cui finisce la forma base della parola.

Si può suddividere l’insieme della parole in due gruppi: il primo gruppo comprende i vocaboli che terminano in -a; -i; -o; -u; -ie e il secondo comprende i vocaboli che terminano con tutte le consonanti e con -e. Nel primo gruppo il plurale si forma aggiungendo la desinenza “-r” eccone alcuni esempi:

Elda (Elfo), al plurale Eldar.

Tári (Regina), al plurale Tárir.

Rocco (Cavallo), al plurale Roccor.

Ainu (“Dio/Angelo”), al plurale Ainur.

Tië (Sentiero), al plurale Tier.

Nel secondo gruppo il plurale invece si forma con l’aggiunta della “-i” nel caso di una consonante, mentre se la parola alla forma base si presenta con una e finale (ë), la vocale cadrà, lasciando il posto alla ”-i”.

Aran (Re), al plurale Arani.

Macil (Spada), al plurale Macili.

Aiwë (Uccello), al plurale Aiwi.

Sérë (Pace), al plurale Séri.

Plurale Partitivo[]

Il terzo plurale è alquanto oscuro poiché Tolkien non fornisce molti dettagli riguardo al valore di tale modo. Il nome di questo plurale è plurale partitivo, e le ipotesi più accreditate attribuiscono a questo plurale il significato di una parte del tutto. Cioè si tradurrebbe in italiano con: “alcuni/dei + termine al plurale”. Il plurale partitivo si forma aggiungendo la desinenza “-li”, non è ben chiaro come questa desinenza venga aggiunta ad un termine che finisce con consonante (Conosciamo solo pochi casi). Ecco alcuni esempi:

Elda (Elfo), al plurale Eldar, al plurale partitivo Eldali (significato: “Alcuni Elfi”).

Rocco (Cavallo), al plurale Roccor, al plurale partitivo Roccoli (significato: “Alcuni Cavalli”).

Duale[]

II duale è un elemento che ritroviamo anche nel greco antico, anche questo tempo è piuttosto misterioso e ignoto poiché Tolkien lo utilizzò di rado e non descrisse mai con precisione le sue regole. Il duale indica due elementi di qualcosa, ad esempio il duale di “casa”, espresso in italiano, è “Due Case”.

In Quenya anche il duale possiede una propria desinenza, per la precisione vi sono due desinenze che identificano questo tempo e sono: “-u”; “-t”.  

Inizialmente Tolkien attribuisce alle due desinenze un preciso scopo, infatti la “-u” era utilizzata per indicare un gruppo di due elementi che avessero qualcosa in comune, ad esempio i Due Alberi di Valinor oppure due navi gemelle. Invece la “-t” poteva essere utilizzata in senso generico quindi per un duale che non presentava somiglianza o legame tra i due membri. In Quenya più tardo è possibile che le regole siano state modificate infatti la desinenza “-t” inizia ad essere preferita e l’unica regola per determinare l’utilizzo della “-u” è la presenza di una “t” o una “d” all’interno della parola alla forma base. Infatti il Quenya non conta molte parole che possiedono più volte la stessa consonante e perciò per non utilizzare due volte un suono “t” o “d” viene impiegata la desinenza “-u” per formare il duale,

Per inserire la desinenza “-t” in sostantivi che terminano con vocale basta aggiungere la consonante al vocabolo, se il vocabolo termina con consonante e ignoto come venga modificata la parola. La desinenza “-u” se deve essere sommata ad un sostantivo con finale in vocale, la vocale cade, mentre se termina con consonante è supposto che venga semplicemente aggiunta. Eccone alcuni esempi:

Nér (Uomo), al duale Nert. (Bisogna evidenziare che è preferibile la forma Neru.)

Rocco (Cavallo), al duale Roccot. (Poichè non sono presenti ne “d” ne “t”)

Rocco (Cavallo), al duale Roccu. (Con ciò è possibile sottolineare due cavalli uguali)

Alda (Albero), al duale Aldu.

Atan (Uomo mortale), al duale Atanu.

Aggettivi[]

Un aggettivo è un particolare vocabolo che descrive il sostantivo a cui è attribuito. L’aggettivo può avere due funzioni differenti in base alla frase in cui è inserito: la funzione attributiva in cui l’aggettivo è semplicemente unito al nome, a cui dona una descrizione più dettagliata, come ad esempio “la bella terra” in cui l’attributo (o aggettivo) è inserito affianco al sostantivo. Vi è poi la funzione predicativa che utilizza l’aggettivo dopo aver posto il verbo (solitamente il verbo essere) ad esempio nella frase “la luce è candida “ ritroviamo l’aggettivo “candida” che viene preceduto dalla copula, cioè il verbo essere. La funzione predicativa sarà analizzata nel testo seguente, sotto la voce “Verbo Essere”, mentre qui di seguito sono riportante le varie regole dell’aggettivo in Quenya.

In Quenya gli aggettivi possono essere suddivisi in tre categorie: quelli che terminano in “-a”, quelli in “-ë” e quelli in “-in” (Probabilmente in origine facevano parte della prima categorie poiché avrebbero potuto terminare in “-ina”). Nel caso in cui un aggettivo svolga la funzione attributiva può semplicemente essere aggiunto al vocabolo senza modifiche, solo se quest’ultimo è singolare. Al contrario se un sostantivo è plurale, l’aggettivo deve essere concordato in numero con il vocabolo a cui si riferisce. Nel caso in cui un aggettivo sia riferito a più nomi allora deve essere plurale.

Gli aggettivi che terminano in “-a” originariamente raggiungevano la “-r”, ma in seguito Tolkien modificò tale compitazione sostituendo la desinenza “-r” con quella “-i”, ma anche quest'ultima modifica si rivelò inefficace e pertanto Tolkien trasformò la compitazione in “-ai” (unione di un sostantivo in “-a” con l’aggiunta di “-i”) con l’utilizzo della vocale “ë” come forma di plurale. Vi è però un’ultima complicazione che caratterizza gli aggettivi che al singolare terminano con “-ëa”, infatti quando Tolkien passò dal sistema in “-eai” a quello in “-eë” aggiunse una regola per questa sottocategoria in “-ëa” che forma il proprio plurale eliminando la vocale “a” e ponendo una “i” prima della terminazione in “-ë”. Ecco alcuni esempi.

Vanya (Leggiadro, bello), al plurale Vanyë. (Modifiche storiche: Vanyar>Vanyai>Vanyë)

Calima (Brillante), al plurale Calimë. (Modifiche storiche: Calimar>Calimai>Calimë)

Umëa (Malvagio), al plurale Umië. (Modifiche storiche: Umear>Umeai>Umeë>Umië)

Gli aggettivi della seconda classe che terminano in “-ë” formano il loro plurale sostituendo la vocale finale con una “i”. Ecco alcuni esempi.

Carnë (Rosso), al plurale Carni.

Morë (Nero), al plurale Mori.

La terza categoria che comprende gli aggettivi in “-in” sembrano formare il loro plurale con l’aggiunta della vocale “-i”. Ma se vengono considerati una forma più breve degli stessi aggettivi in “-a” diverrebbero quindi in “-ina” e formerebbero il plurale con “-inë”. Generalmente si considera valida la forma in “-i”. Ecco alcuni esempi.

Firin (Morto), al plurale Firini (oppure Firinë).

Latin (Aperto), al plurale Latini (oppure Latinë).

Il plurale partitivo e il duale sono generalmente tempi non utilizzati per gli aggettivi, se un nome presenta uno dei tempi l’aggettivo che lo accompagna deve essere posto al plurale. Pertanto non si può dire che il plurale degli aggettivi sia equivalente a quello dei nomi ma che sia solo una forma “non singolare”.

Superlativo[]

Il superlativo di un aggettivo si forma con l’aggiunta del prefisso “an-” all'aggettivo. Vi sono però molte considerazioni che vanno aggiunte. Se un aggettivo alla forma base inizia con a; c; n; q; v; w; y (f; h) il prefisso “an-” può essere aggiunto senza alcuna modifica. Mentre con le consonanti: l; r; s; m la “n” del prefisso viene assimilata raddoppiando la consonante con cui inizia la parola. Ecco qualche esempio.

Calima (Brillante), al superlativo Ancalima.

Vanya (Leggiadro, bello), al superlativo Anvanya.

Lauca (Caldo), al superlativo Allauca.

Ringa (Freddo), al superlativo Arringa.

Grammatica[]

Questo articolo è stato importato da Wikipedia, tuttavia dovrebbe essere migliorato.
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Nomi[]

I sostantivi Quenya si declinano in nove o dieci casi.

  • Il Nominativo singolare è la forma base del sostantivo. Non utilizza desinenze e funge da soggetto per i verbi.
  • L'Accusativo si forma allungando la vocale finale del sostantivo (cirya nom. ⇒ ciryá acc.), l'uso dell'Accusativo non è però attestato nell'elfico della Terza Era.
  • Il Genitivo si forma con la desinenza -o e corrisponde grossomodo alla desinenza 's del genitivo sassone inglese.
  • Il Possessivo si forma con la desinenza -va; -wa se il sostantivo termina con una consonante. La sua funzione è quella del genitivo inglese, ed esprime proprietà.
  • Il Dativo si forma con la desinenza -n, traducibile in italiano con la preposizione per o a.
  • Il Locativo si forma con la desinenza -ssë, taducibile in italiano con la preposizione su o in.
  • L'Ablativo si forma con la desinenza -llo, traducibile in italiano con la preposizione da o fuori di.
  • L'Allativo si forma con la desinenza -nna, traducibile in italiano con la preposizione a, nel o sopra.
  • Lo Strumentale si forma con la desinenza -nen e contrassegna lo strumento col quale qualcosa è fatto, o la ragione del perché qualcosa avviene.
  • Il Relativo si forma con la desinenza -s, la funzione di questo caso rimane tutt'oggi oscura.

Verbi[]

  • Il presente (o continuativo) si forma con la desinenza -a. (Se la radice verbale termina in -a è invisibile).
  • L'aoristo si forma con la desinenza , che cambia in -i se una desinenza è aggiunta. Nel caso di radicali in -A è invisibile
  • Il passato dei verbi regolari derivati si forma con il suffisso -në.
  • Il futuro si forma abbandonando la vocale finale della radice ed aggiungendo il suffisso -uva.

Numeri[]

  • 1 (uno) - Minë
  • 2 (due) - Atta
  • 3 (tre) - Neldë
  • 4 (quattro) - Canta
  • 5 (cinque) - Lempë
  • 6 (sei) - Enquë
  • 7 (sette) - Otso {ozzo}
  • 8 (otto) - Tolto
  • 9 (nove) - Nertë
  • 10 (dieci) - Cainen
  • 11 (undici) - Minquë
  • 12 (dodici)- Rasta

Combinazioni[]

  • 35 (trentacinque) - Neldë-lempë {neld-ee-lemp-ee}
  • 94 (novantaquattro)- Nertë-canta {nert-ee-kan-taa}
  • 106 (centosei) - Minëcainenenquë {mien-ee-kain-en-kw-ee}

Frasi d'esempio[]

Quenya

Tengwar Quenya

  • Auta i lómë! - "La notte sta per finire!"
  • Aurë entuluva! - "Il giorno risorgerà!"
  • Anar caluva tielyanna - "Il sole splenderà sul tuo cammino"
  • A vanimar, vanimálion nostari - "O bellissimi, padri di bellissimi [bambini]",
  • Mára mesta an ni véla tyë ento, ya rato nëa - "Addio fino a quando non ti rivedrò, e spero che sia presto"
  • Aiya Eärendil Elenion Ancalima! - "Salve Eärendil, più brillante delle stelle!"
  • A Túrin Turambar turún' ambartanen - "O Túrin dominatore della sorte dominato dalla sorte"

Collegamenti esterni[]

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