I Falmari, meglio noti come Elfi del Mare, erano un popolo elfico appartenente alla stirpe dei Teleri che viveva ad Aman sull'isola di Tol Eressëa e nella città di Alqualondë sotto la guida di re Olwë. Non vanno confusi con i Falathrim, anche se sono strettamente imparentati, in quanto questi ultimi furono Teleri che scelsero di rimanere sulle coste della Terra di Mezzo sotto la guida di Círdan il Carpentiere.
Nomi ed Etimologia[]
Benché venissero generalmente indicati come Teleri, cioè "Gli Ultimi", in quanto ultima delle tre stirpi a raggiungere le coste di Aman, per distinguerli dai loro fratelli rimasti nella Terra di Mezzo si era soliti riferirsi a loro col nome di Falmari che in Quenya significa "Popolo delle Onde". Nei Racconti Perduti vengono chiamati Solosimpi ovvero "Musici delle Coste" o "Pifferai delle Coste" per via della collocazione delle loro dimore e per predilezione per gli strumenti a fiato. In Noldorin erano chiamati Thlossibin[1].
Descrizione[]
Aspetto[]
I Falmari sono alti, dagli occhi grigi e con i capelli che variano dall'argento al nero. Il fatto di risiedere in Aman e di aver goduto della luce degli Alberi di Valinor li rese in qualche modo superiori a tutte le altre stirpi dei Teleri rimasti nella Terra di Mezzo aumentandone la bellezza e la saggezza.
Cultura[]
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I Falmari come tutti i Teleri erano portati per la musica e il canto. Inoltre amavano profondamente il Mare, tanto che le loro canzoni erano quasi tutte ad esso dedicate e le loro case erano decorate con conchiglie, perle e madreperla provenienti dalle spiagge di Aman.
Il Maia Ossë li amava molto per questa loro passione, e gli faceva spesso visita e s'intratteneva con loro: fu dal Signore delle Onde che i Falmari appresero a costruire le navi e a solcare con abilità le onde degli oceani. Essi erano famosi soprattutto per le loro Navi del Cigno, rinomate per essere le migliori navi di Arda, e che essi amavano come le proprie spose e le proprie sorelle.
Fu un colpo terribile quando Fëanor rubò loro le navi durante il Fratricidio di Alqualondë, e da allora provarono sempre un certo rancore nei confronti dei Noldor esiliati, tanto che furono riluttanti a combattere al loro fianco nella Guerra d'Ira. La loro arma preferita era l'arco.
Storia[]
Il Grande Viaggio[]
Per approfondire, vedi la voce Grande Viaggio. |
Il Silmarillion[]
In seguito al Risveglio degli Elfi presso le sponde del lago Cuiviénen, i Valar stabilirono di inviare loro un messaggero affinché li conducesse in Aman, dove avrebbero potuto dimorare in pace insieme ad essi, sicuri dalla minaccia di Melkor. Gli Elfi furono raggiunti da Oromë che scelse tre di loro affinché fossero condotti al cospetto dei Valar e testimoniassero la magnificienza di Valinor presso il loro popolo, inizialmente riluttante a seguirlo. Essi furono Ingwë per i Vanyar, Finwë per i Noldor ed Elwë per i Teleri.
I tre, tornati dal Reame Beato insieme al Vala, riuscirono a convincere gran parte della loro gente ad intraprendere il Viaggio. Alcuni, tuttavia, decisero di non seguire Oromë restando presso il lago e sono conosciuti come Avari, ovvero i Riluttanti.
Durante il Grande Viaggio, alcuni Elfi si smarrirono per la strada uccisi o catturati dai servitori di Melkor mentre altri, appartenenti alla stirpe dei Teleri e guidati da Lenwë, preferirono stabilirsi presso la Valle dell'Anduin e nei boschi della Terra di Mezzo e sono noti come Nandor ("Elfi Silvani"). In seguito una parte di essi, guidata da Denethor, valicò gli Ered Luin e si riconciliò con Elwë, dimorando nell'Ossiriand; essi furono noti come Laiquendi, gli Elfi Verdi.
I Teleri, la terza schiera e la più numerosa, fu l'ultima ad entrare nel Beleriand e a raggiungerne le coste occidentali. Qui Oromë li lasciò per consigliarsi con gli altri Valar sul modo per traghettarli in Aman. Un giorno Elwë, loro signore insieme al fratello minore Olwë, si trovò a vagare per i boschi di Nan Elmoth e fu rapito dal canto e dalla bellezza di Melian, di cui si innamorò follemente, abbandonando il suo popolo. Quando giunse il momento di imbarcarsi per Aman, i Teleri stavano ancora cercando il loro signore e non salirono sull'isola approntata da Ulmo a differenza dei Vanyar e dei Noldor[2].
A lungo dimorarono presso le coste occidentali del Beleriand per poi spostarsi presso le Bocche del Sirion. In quel luogo vennero loro incontro Ossë e Uinen che li ammaestrarono nelle musiche e nelle scienze marine. Divennero così amanti del mare e i migliori cantori tra gli Elfi. In seguito Ulmo, pregato da Finwë, offrì nuovamente un passaggio ai Teleri: gran parte di essi, guidata da Olwë, accettò l'offerta e furono chiamati i Falmari, gli Elfi del Mare. Altri invece, persuasi da Ossë che non voleva smettere di udire le loro belle voci, rimasero nel Beleriand dimorando presso le Falas furono detti Falathrim, ovvero gli Elfi delle Falas, e Círdan il Carpentiere fu il loro signore. Altri ancora non abbandonarono la speranza di ritrovare il loro signore ed essi sono i Sindar, gli Elfi Grigi ed Elwë fu il loro re insieme a Melian sua consorte; dimorarono nelle colline e nei boschi del Doriath poiché il rumore del mare li rattristava in ragione della possibilità perduta di mirare Aman[3].
Quando l'isola su cui viaggiavano i Falmari fu giunta nella Baia di Eldamar, Ossë li chiamò ed essi pregarono Ulmo di fermarla. Ulmo, che non vedeva di buon occhio la convivenza tra Valar ed Elfi in Valinor, accettò. Ossë allora ancorò l'isola al fondale e da allora essa fu nota come Tol Eressëa, l'Isola Solitaria. I Valar ne furono infastiditi e Finwë perse la speranza di riunirsi con l'amico Elwë ma i Falmari poterono dimorare sull'isola sotto le stelle ma in vista di Aman come desideravano. Quando i Valar realizzarono il Calacirya, le sponde occidentali dell'isola si ricoprirono di fiori, i primi al di fuori del Reame Beato. Dopo la costruzione di Tirion e il dono da parte di Yavanna di Galathilion, un Albero Bianco che ricordava Telperion, un pollone del primo venne piantato sul Tol Eressëa e da esso sbocciò un albero noto come Celeborn, da cui poi discese Nimloth, l'Albero Bianco di Númenor. I Falmari dimorarono a lungo su Tol Eressëa ma col tempo una parte di loro fu attratta dalla luce degli Alberi, dal desiderio di rivedere i Vanyar e i Noldor e lo splendore di Valinor. Allora Ulmo su ordine dei Valar inviò Ossë che insegnò loro a costruire le navi e gli fece dono dei cigni. Fu così che i Falmari giunsero ad Aman su navi dalle sembianze di cigni trainate da quegli uccelli. I Noldor gli fecero dono di molte gemme che sparsero per le spiaggie di Eldamar ma essi massimamente amavano le perle che raccoglievano dai fondali. I Falmari dimorarono per un periodo tra Valmar e Tirion, poi con l'aiuto dei Noldor fondarono Alqualondë, il Porto dei Cigni, sulle coste a nord di Tol Eressëa, che divenne il loro insediamento principale. In quella città illuminata da molte lanterne, Olwë costruì il suo palazzo di perla e fu attraccata la loro flotta[4].
The History of Middle-Earth[]
Tolkien nei Racconti Ritrovati fornisce una descrizione più dettagliata del Grande Viaggio degli Elfi ed in particolare dei Teleri, che vengono chiamati Solosimpi. Fu Nornorë, messaggero dei Valar, a condurre le tre stirpi degli Elfi da Cuiviénen sino alle sponde orientali del Belegaer. Al fine di traghettarli in Aman, Ulmo sottrasse a Falman (Ossë) la sua isola segreta, che galleggiava nel Grande Mare e la fece trascinare sino al Fiordo di Drengist, presso le sponde oc cidentali del Beleriand, da una grande schiera di cetacei e di grandi pesci di cui il maggiore era la colossale balena Uin.
Qui il Signore del Mare vide per la prima volta i Vanyar, guidati da Inwë (Ingwë) ed accompagnati da Oromë, che era stato inviato dai Valar per difenderli dai servitori di Melkor. Non pochi, tuttavia, si persero negli antichi ed oscuri boschi del Dor-lómin e dello Hithlum; furono noti come "Elfi Perduti" e gli Uomini, a cui capitò di incontrarli nelle zone più remote di quelle contrade, ne rimasero intimoriti e li chiamarono "Popolo dell'Ombra". Fu così che Ulmo traghettò in Aman i Vanyar e i Noldor. Quando le sponde occidentali dell'isola, giunta nella Baia di Eldamar, furono colpite dai raggi caldi e dorati di Laurelin, vi spuntò l'erba e crebbero i primi alberi.
I Teleri nel frattempo si erano stabiliti nelle lande di Hisilomë in attesa dell'ultima parte del viaggio ma un giorno il loro signore Tinwë Linto (Elwë), attirato dal magnifico canto di Wendelin (Melian), si perse nei boschi e non vi fu modo di ritrovarlo; essi pertanto scelsero Ellu Melemno (Olwë) quale loro nuovo capo. L'isola di Ulmo tardò a ritornare per la terza volta presso le sponde orientali del Beleriand. Ossë infatti fu colto da grande collera, ritenendo di aver subito un grave affronto con la sottrazione della sua isola, grazie alla quale egli aveva salvato i Valar dall'innalzamento delle acque del Mare provocato dallo scioglimento dei grandi pilastri di ghiaccio che sorreggevano le lampade Ringil ed Helkar e che era solito frequentare durante le sue peregrinazioni negli abissi. Inviò pertanto tempeste e brume al fine di rallentare il viaggio dell'isola e per confondere ed affaticare le creature che la trascinavano, ma invano. Infine Oromë chiamò i Teleri a raccolta suonando il suo potente corno ed essi si recarono con gioia presso le sponde del mare e salirono sull'isola[5].
Quando l'isola fu giunta a poco meno di metà strada tra il Belegaer ed Aman ed era ancora lontana dalle Isole del Crepuscolo, Ossë ed Ónen (Uinen) tornarono a vendicarsi di Ulmo. Ossë si recò presso l'isola e la fermò con l'immensa forza delle sue braccia per poi ancorarla al fondale con possenti corde costituite da alghe e coralli, eludendo Ulmo che, lontano, stava guidando le creature marine con il suono delle sue conchiglie. Il Signore del Mare allora incitò le sue balene a proseguire e cercò di smuovere l'isola con i suoi poteri ma Ossë lo anticipò, edificando un colossale pilastro che collegava l'isola al fondale con i massi sparpagliati su di esso e generati dai cataclismi provocati da Melkor nelle ere precedenti; poi richiamò molluschi, crostacei e tutte le creature abissali protette da guscio o conchiglia e sono solite dimorare tra le rocce infine piantò spugne e coralli alla sua base. Invano Ulmo e le balene lottarono a lungo cercando di smuovere l'isola e alla fine il Signore del Mare fu costretto ad abbandonare l'impresa, tornando incollerito ad Aman.
Per assicurarsi da ulteriori colpi di mano di Ulmo, Ossë ancorò al fondale tutte le altre isole del suo dominio. Quell'isola restò per sempre dove l'aveva ancorata e fu chiamata Tol Eressëa ("Isola Solitaria"), poiché sorgeva in mezzo al Belegaer, distante sia dalle Isole del Crepuscolo ad ovest, sia dalle Isole Incantate ad est e nessuna terra si poteva scorgere nemmeno dal suo punto più alto. I Solosimpi restarono sull'isola per molte generazioni e si innamorarono del mare, dimorando le bianche sponde ai piedi delle scogliere e nelle numerose caverne che vi si affacciavano. Per questo motivo i loro costumi e la loro lingua col tempo si allontanarono da quelle dei Vanyar e dei Noldor[6].
Ulmo ebbe nostalgia dei Solosimpi, che massimamente aveva cari tra le tre stirpi elfiche, così, pur non potendo smuovere Tol Eressëa, vi si recava spesso e sedutosi su un promontorio, insegnava loro il canto e qualunque cosa concernente il mare. Fu così che divennero i migliori marinai e cantori tra tutti gli Elfi e a partire dalle conchiglie di cui erano ricche le spiagge dell'isola realizzarono meravigliosi strumenti musicali (in particolare flauti, corni e cornamuse) e con esse adornarono anche le loro caverne. Con il passare del tempo anche Ossë, Ónen e gli Oarni vi affezionarono, adorando il malinconico suono dei loro canti e dei loro strumenti e la leggiadria con cui danzavano sulla battigia. I Solosimpi infatti, pur apprezzando la bellezza di Tol Eressëa, desideravano ricongiungersi con il resto del loro popolo e spesso il loro sguardo correva ad occidente.
Nel frattempo la collera di Ulmo verso Ossë e Uinen non si era ancora placata ed aveva deciso di liberare i Solosimpi a costo di scendere in guerra contro i due. I Valar tuttavia non gli permisero di infrangere la pace. D'altra parte Ossë non si recava ormai da molto tempo a Valmar e avendo nostalgia della luce degli Alberi e del canto degli uccelli si recava spesso nella Baia di Eldamar mirando da lontano il Calacirya. Un giorno alcuni uccelli provenienti dai Pascoli di Yavanna si persero tra le brume marine ed essendo stanchi e non trovando nulla su cui posarsi, Ossë li attirò a sé facendoli posare sulle sue possenti spalle. Dopo aver cosparso le loro piume con un sottile strato di olio di pesce affinché diventassero impermeabili all'acqua, insegnò loro a nuotare e a cacciare e conferì loro grande forza nelle ali poiché egli per forza fisica e abilità del nuoto era superiore a qualsiasi altro Valar, persino ad Ulmo. Li condusse sino alle Isole del Crepuscolo e a Tol Eressëa ed essi le popolarono ma siccome nidificavano su aspre scogliere, lontane dalla dolcezza di Valinor, il loro canto divenne stridulo e lamentoso. Fu così che nacquero gli uccelli marini e il loro canto da quel momento attirò per sempre gli Elfi verso il Mare[7].
Tra gli uccelli marini con cui Ossë popolò Tol Eressëa i più nobili e fieri furono i cigni, che egli diede in dono ai Solosimpi. Ulmo inizialmente ne fu molto turbato poiché creavano scompiglio tra i pesci, con cui aveva riempito i mari grazie all'aiuto di Yavanna. In seguito tuttavia s'avvide che erano diventati fonte di gioia per i Solosimpi, che si servivano dei cigni per trascinare le loro barche sulle acque dei laghi dell'isola; i più ardimentosi però realizzarono piccole navi con le quali navigavano lungo le coste spinti dai gabbiani. Fu così che ideò il modo di riunirli con il resto del loro popolo. Recatosi da Aulë lo condusse insieme ad Oromë sull'Isola dove tagliarono i primi alberi. Con tronchi di pino e quercia, Aulë costruì grandi navi a forma di cigno che poi ricoprì con il legno di betulle argentate e con le piume di uccelli marini, fissando il tutto con chiodi d'argento, infine vi legò con sottili ma robuste corde gabbiani e procellarie addestrate dagli elfi. I Solosimpi si riunirono a Falassë Númëa (Sponda Occidentale) marciando al suono di flauti e cornamuse e salirono sulla flotta di navi. Aulë ed Oromë si misero alla testa della flotta, imbarcandosi sulla nave più grande che aveva un becco d'oro, occhi di giaietto ed era tirata da settecento gabbiani, Ulmo invece salì sul suo cocchio marino trascinato da Uin e fece squillare le trombe. Ossë fu addolorato del fatto che gli uccelli marini si fossero rivelati il mezzo con cui Ulmo era riuscito nel suo intento ma per amore dei Solosimpi non ne ostacolò il viaggio[8].
Fu così che dopo aver attraversato le nebbie e le brume del Mare Ombroso, i Solosimpi giunsero nella Baia di Eldamar. I Vanyar e i Noldor uscirono dalle porte di Kôr (Tirion) e si portarono sulle sponde per accogliere la flotta in arrivo. I Solosimpi sbarcarono suonando i loro pifferi, accompagnati dagli uccelli marini che li avevano trasportati sin lì e unirono la loro musica a quelle delle altre due stirpi. Da allora, ogni tre anni, in Valinor si indisse una festa per commemorare quell'evento[9].
I Solosimpi dimorarono per breve tempo in Kôr poi realizzarono le loro dimore sulle rocciose sponde orientali di Aman dove Ulmo veniva spesso a visitarli e ad istruirli. Presto diventarono grandi costruttori di navi mosse da remi dall'aspetto simile a piume di cigno o di anatra oppure trainate dagli uccelli marini. Grazie ad esse iniziarono a sondare i fondali marini da cui raccolsero conchiglie d'ogni forma e innumerevoli perle splendenti come stelle, invidiate dalle altre due stirpi. I Noldor utilizzarono alcune perle dei Solosimpi insieme a conchiglie e spuma per creare le prime gemme (in particolare le opali), arte nella quale divennero presto insuperabili, sebbene i secondi reputassero le loro perle superiore a qualsiasi gioiello dei primi.
Un giorno Fëanor riuscì ad ottenere dai Solosimpi una grande perla di rara purezza e un vaso contenente una luce fosforescente raccolta dalla spuma in luoghi oscuri. Queste due componenti, insieme a molte altre, permisero la creazione dei Silmarilli[10].
Il Primo Fratricidio[]
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Il Silmarillion[]
In seguito all'uccisione degli Alberi e al furto dei Silmarilli da parte di Morgoth, Fëanor decise di abbandonare Aman insieme a gran parte dei Noldor al fine di dargli la caccia e riottenere i gioielli.
Uscito da Tirion insieme alle schiere dei fratelli Fingolfin e Finarfin si diresse a nord lungo la costa orientale di Aman e a nulla valsero i tentativi dei Valar di dissuaderlo dall'impresa. S'avvide però che la sua gente non avrebbe potuto attraversare il Mare se non con una grande flotta dal momento che il passaggio attraverso Araman e lo Helcaraxë avrebbe comportato grandi perdite. Gli unici ad avere a disposizione una grande flotta erano i Falmari, pertanto si diresse verso Alqualondë per persuaderli ad unirsi a lui o a cedergliele.
I Falmari però si rifiutarono di concedere le navi e cercarono di convincere Fëanor a desistere da un'impresa che si scontrava con la volontà dei Valar. Fëanor rinfacciò loro che la costruzione della loro città fu possibile solo grazie all'aiuto del suo popolo ma Olwë, pur riconoscendolo, affermò che le navi erano frutto solamente della loro abilità.
Infine, quando Fëanor ebbe radunato truppe sufficienti, ordinò loro di salire sulle navi dei Falmari senza il loro consenso. I Falmari si opposero e così scoppiò una battaglia. Per tre volte l'avanguardia dei Noldor guidata da Fëanor tentò di forzare le difese dei Falmari e alla fine vi riuscì quando sopraggiunsero le forze di Fingon e di Fingolfin. Lo scontro si concluse con la vittoria dei Noldor e grandi perdite da ambo le parti e fu in seguito noto come il Primo Fratricidio.
Olwë invocò in aiuto Ossë ma egli non venne per non contravvenire al volere dei Valar. Uinen invece scatenò una tempesta contro i Noldor facendone affondare molte navi. Quando infine Fëanor sbarcò a Losgar fece dar fuoco alle belle navi dei Falmari.[11].
The History of Middle-Earth[]
Nella prima versione contenuta nei Racconti Ritrovati si racconta di come Fëanor, in seguito alla morte degli Alberi e alla perdita dei Silmarilli, dopo aver raccolto le sue gemme, essersi armato ed aver persuaso la maggior parte dei Noldor e una piccola parte di Vanyar a seguirlo nell'esodo da Valinor, uscì dalla città di Kôr insieme ad una moltitudine della sua gente al lume delle torce. I Noldor marciarono lungo le sponde dei Mari Ombrosi sino a raggiungere le dimore dei Solosimpi.
Le trovarono semivuote poiché molti di loro in quel momento stavano partecipando ad una battuta di caccia con i Valar e riuscirono a convincere parte dei Solosimpi presenti a seguirli nella loro impresa. Giunti infine presso Cópas Alqaluntë (Alqualondë) si impadronirono delle navi-cigno. Allora una parte di loro continuò a marciare verso nord lungo le coste di Valinor, un'altra si imbarcò sulla flotta e salpò all'abilità di alcuni marinai Solosimpi, affiancando coloro che viaggiavano a piedi[12].
Nella seconda versione si racconta di come, benché una parte dei Solosimpi fosse andata a caccia con i Valar, molti erano rimasti presso i loro insediamenti e si stavano occupando delle loro navi. I Noldor cercarono di convincerli a seguirli a bordo di esse ma quelli rifiutarono e pochissimi si unirono a loro. Il più grande era Cópas Alqaluntë. La città portuale sorgeva alla base di una scogliera che verso est delimitava un'insenatura chiusa da un grande arco naturale di roccia. Era di larghezza tale che due navi potevano percorrerlo affiancate senza timore e così alto che i pennoni delle navi non rischiavano di sfiorare la roccia. Alqualunte era piuttosto buia poiché la luce degli Alberi era bloccata dalla scogliera e il suo debole scintillio si poteva distinguere solo sulla superficie del mare. Per questo i Solosimpi avevano appeso agli edifici e lungo le strade della città una moltitudine di lanterne multicolori.
Fëanor reputò che per molti di loro sarebbe stato folle proseguire la marcia verso nord, in quanto il terreno era particolarmente accidentato e le donne e i bambini non avrebbero potuto superarlo. Risolse allora di convincere i Solosimpi a cedergli le navi-cigno e in caso di rifiuto a impadronirsene con la forza. Inizialmente essi si rifiutarono ma dal momento che i Noldor erano numerosi e ben armati, dovettero cedere senza opporre resistenza. Donne, bambini e una parte dei soldati si imbarcarono sulle navi mentre il grosso dell'esercito proseguì lungo la costa.
Poco dopo però, incolleriti per quel furto, molti dei Solosimpi salirono sulla scogliera e si portarono fin sopra l'arco di pietra che chiudeva il porto e da lì intimarono ai Noldor di abbandonare le navi, minacciandoli con pietre e frecce. I Noldor che avevano intrapreso la via terrestre, tuttavia, si accorsero che i compagni erano in pericolo e attaccarono alle spalle i Solosimpi molti dei quali dopo una strenua resistenza furono uccisi o gettati in mare; anche i Noldor tuttavia subirono ingenti perdite. Così avvenne il Primo Fratricidio degli Elfi[13].
In seguito a questo evento un certo Ainairos, che aveva perso un fratello durante il Primo Fratricidio ed era riuscito a malapena a fuggire alla strage, fece di tutto per fare in modo che i Solosimpi non avessero più rapporti con i Noldor[14]. I Valar ne furono molto turbati ed Aulë nn volle sentir più parlare dei suoi prediletti in ragione della loro violenza e della loro ingratitudine. Ulmo, tuttavia, pur amando i Solosimpi, non montò in collera con i Noldor, presago che avrebbero espiato con il loro sangue i morti di Alqaluntë[15].
L'Occultamento di Valinor[]
Si racconta che dopo la distruzione degli Alberi e la creazione del Sole e della Luna, i Valar decisero di rendere Aman irraggiungibile dai Noldor e di proteggerla da ulteriori attacchi da parte di Melkor. I cambiamenti che subì la natura stessa di Arda presero il nome di Nurtalë Valinóreva, l'Occultamento di Valinor.
I Solosimpi non si sentivano però ancora del tutto al sicuro e temevano che il nemico potesse attaccarli dal Mare. Alcuni di loro si recarono quindi da Aulë esponendogli la questione e chiedendogli di separare Aman dal resto di Arda tramite la creazione di uno stretto tra Araman e lo Helkaraksë (Helcaraxë). Tulkas si fece inizialmente beffe di tale richiesta ma Aulë la condivise e con il suo maglio, aiutato dalle possenti braccia di Tulkas, separò i ghiacci dello Helkaraksë da Aman. Lo stretto marino che si venne a creare venne chiamato Qerkaringa ovvero "Golfo Gelido".
I Solosimpi chiesero allora di chiudere il Calacirya creando una barriera di roccia ai piedi di Taniquetil ma ciò non fu loro concesso poiché avrebbe comportato il soffocamento o la distruzione di Kôr e quella di alcuni boschi cari ad Oromë. Si rivolsero allora ad Ulmo ma questi, constatando la durezza dei loro cuori in seguito al Fratricidio, non volle aiutarli. Fu Ossë ad esaudire le loro preghiere innalzando le Isole Incantate, una cintura di isole magiche di rara bellezza disposte a semicerchio con lo scopo di proteggere la Baia di Eldamar. Le brume che ne anticipavano la presenza rendevano difficoltosa la navigazione, tempeste avrebbero fatto affondare o incagliare le navi che avessero avuto l'ardire di avventurarvisi e chiunque avesse messo piede su di esse sarebbe rimasto imbrigliato nei Capelli di Uinen e sopraffatto dal sonno perenne determinato dagli incantesimi di Irmo[16][17].
La Guerra d'Ira[]
Per approfondire, vedi la voce Guerra d'Ira. |
Pochi dei Falmari desideravano scendere in guerra contro Morgoth appoggiando i Noldor, memori del Primo Fratricidio. Elwing però li convinse a fare la loro parte ed essi accettarono di traghettare l'Esercito di Valinor da Aman alle sponde del Beleriand.
Quando vi giunsero, tuttavia, rimasero sulle loro navi e non parteciparono alla Guerra d'Ira.
Dopo la vittoria su Morgoth, parte degli Elfi del Beleriand accettò la riconciliazione con i Valar e tornò a vivere su Tol Eressëa insieme ai Falmari[18].
Note[]
- ↑ The History of Middle Earth, Vol. I: The Book of Lost Tales Part One, cap. I, pp. 46, 56
- ↑ Il Silmarillion, cap. III-IV, pp. 53-58
- ↑ Il Silmarillion, cap. V, pp. 65-66
- ↑ Il Silmarillion, cap. V, pp. 65-70
- ↑ The History of Middle Earth, Vol. I: The Book of Lost Tales Part One, cap. V, pp. 126-128
- ↑ The History of Middle Earth, Vol. I: The Book of Lost Tales Part One, cap. V, pp. 129-130
- ↑ The History of Middle Earth, Vol. I: The Book of Lost Tales Part One, cap. V, pp. 130-134
- ↑ The History of Middle Earth, Vol. I: The Book of Lost Tales Part One, cap. V, pp. 134-135
- ↑ The History of Middle Earth, Vol. I: The Book of Lost Tales Part One, cap. VI, p. 157
- ↑ The History of Middle Earth, Vol. I: The Book of Lost Tales Part One, cap. V, pp. 135-139
- ↑ Il Silmarillion, cap. IX, pp. 100-102
- ↑ The History of Middle Earth, Vol. I: The Book of Lost Tales Part One, cap. VII, pp. 181-182
- ↑ The History of Middle Earth, Vol. I: The Book of Lost Tales Part One, cap. VII, pp. 182-183
- ↑ The History of Middle Earth, Vol. I: The Book of Lost Tales Part One, cap. IX, p. 234
- ↑ The History of Middle Earth, Vol. I: The Book of Lost Tales Part One, cap. VIII, pp. 198-199
- ↑ The History of Middle Earth, Vol. I: The Book of Lost Tales Part One, cap. IX, pp. 236-238
- ↑ Il Silmarillion, cap. XI, p. 121
- ↑ Il Silmarillion, cap. XXIV, pp. 315, 320