Tolkienpedia

Ciao! Benvenutə su Tolkienpedia banner black, la più grande enciclopedia italiana su Tolkien, scritta dai fan per i fan!

Vuoi scrivere o correggere un articolo? Vuoi fare qualche domanda nel nostro forum? Oppure vuoi semplicemente navigare sul sito senza pubblicità? Registrati, è gratis!

LEGGI DI PIÙ

Tolkienpedia
Iscriviti
Advertisement

" [...] e Fëanor crebbe rapidamente, e un segreto fuoco gli si accese dentro. Era alto, bello di volto e destro, i suoi occhi erano lucenti e penetranti, i capelli neri come ala di corvo; e nel perseguimento dei propri scopi, era perseverante e risoluto. Ben pochi riuscivano a distoglierlo dai suoi scopi con la parola, nessuno con la forza. Divenne, di tutti i Noldor allora e dopo, quello dalla mente più duttile e dalla mano più abile."
Il Silmarillion, cap. VI, "Fëanor e la Liberazione di Melkor".

Fëanor, originariamente conosciuto come Curufinwë, fu un elfo della stirpe dei Noldor, che visse durante gli Anni degli Alberi tra Aman e il Beleriand.

Unico figlio nato dall'unione tra Finwë, Re Supremo dei Noldor, e la sua prima moglie Míriel Serindë, Fëanor fu un abile artigiano e guerriero ed è ricordato per la creazione dei Silmaril e dei sette Palantír. Fu inoltre l'ideatore delle scrittura Tengwar, elaborata a partire dal lavoro di Rúmil. È indubbiamente considerato il più grande di tutti gli Eldar nelle arti e nella tradizione, ma anche il più orgoglioso e il più caparbio.

Fu lui ad affibbiare a Melkor il nome di "Morgoth", dopo che questi uccise Finwë e rubò i Silmaril, per poi pronunciare il suo terribile Giuramento che tanta parte avrebbe avuto nella storia successiva. Convinse i Noldor a lasciare Valinor in quella che viene ricordata come la Fuga dei Noldor, e fu il responsabile del Fratricidio di Alqualondë. Ferito a morte da Gothmog durante la Dagor-nuin-Giliath, prima di esalare l'ultimo respiro fece promettere ai suoi figli di ottemperare al giuramento per poi morire.

Ora Fëanor si trova nelle Aule di Mandos, ma è detto che quando la Dagor Dagorath avrà termine egli ritornerà e, pentitosi delle sue azioni, consegnerà a Yavanna i Silmaril ormai recuperati affinché la Vala li utilizzi per ridare nuova vita agli Alberi di Valinor.

Nomi e etimologia[]

Inizialmente appena nato fu chiamato Minyon, il cui significato è letteralmente "Primogenito", tuttavia successivamente gli fu attribuito lo stesso nome di suo padre, ovverosia Finwë, ma, vista la sua grande capacità di apprendere, tale nome si evolse nella forma di Curufinwë, che significa "Finwë l'Abile".

Dalla madre ricevette il nome, sempre Quenya, di Fëanaro, che significa letteralmente "Spirito di Fuoco", con il quale venne in seguito maggiormente conosciuto nelle cronache della storia di Arda.

Il nome Fëanor è la traslitterazione in Sindarin, che successivamente venne adottata anche nella lingua Noldorin.

Descrizione[]

Aspetto e carattere[]

Fëanor nelle cronache viene descritto come il più abile e possente tra gli Eldar. In lui gli aspetti della stirpe dei Noldor erano esaltati al massimo: era alto, forte, dai capelli neri corvini e gli occhi grigi, descritti come lucenti e pentranti, che si accendevano di fuoco se provocato. Di grande bellezza, aveva tuttavia un carattere estremamente impetuoso e orgoglioso, cosa che a causa della sua arroganza lo portò ad entrare in contrasto sia con i Valar, a causa del turbamento che diffondeva nella pace di Valinor con le sue azioni, che con Melkor, da lui successivamente ridenominato Morgoth, il quale provava estrema invidia verso di lui e che smaniava di rabbia nel non essere riuscito a guadagnarsi la sua fiducia.

Abilità[]

Fëanor viene ricordato come il massimo artigiano di tutta la razza degli Elfi: fin da giovane egli aveva la passione di creare nuovi oggetti e studiare i segreti delle sostanze di Arda. Grazie al suo rapporto con il fabbro Mahtan, del quale sposò la figlia Nerdanel, migliorò ulteriormente le sue già innate capacità di fabbro artigiano, ma i suoi interessi non si limitavano solo alla lavorazione dei metalli e dei gioielli: egli infatti amava prodigare il proprio ingegno anche nella composizione di lettere, e fu lui a creare l'alfabeto Tengwar, che andò a sostituire il sistema runico creato dal Noldo Rúmil.

Opere Famose[]

Biografia[]

Origini e giovinezza[]

Cuiviénen by Jenny Dolfen

Finwë e Míriel passeggiano sulle rive di Cuiviénen, Jenny Dolfen.

Fëanor nacque dall'unione tra i Re Supremo dei Noldor Finwë e sua moglie Míriel nel 1169 AA; dal padre ricevette il nome di Curufinwë mentre dalla madre fu detto Fëanáro, ossia "Spirito di Fuoco", e con quest'ultimo nome sarebbe poi stato conosciuto dai posteri. Egli, quando ancora era nel grembo consumò molta dell'energia vitale della madre sia nello spirito sia nel corpo e, quando finalmente nacque, ella bramò di essere sgravata dalla fatica di vivere, tanto che si rivolse al marito:

"E dato che gli ebbe il nome, disse a Finwë: «Mai più partorirò un figlio, che la forza che avrebbe potuto nutrire la vita di molti è tutta fluita in Fëanor»"
—Míriel a Finwë, Il Silmarillion, cap. VI, "Fëanor e la Liberazione di Melkor".
Morte di Míriel

Finwë piange disperato mentre veglia il corpo della moglie

Finwë se ne dispiacque molto, poiché i Noldor erano un popolo giovane ed egli avrebbe voluto avere molti figli. Vedendo che la moglie si struggeva e continuava a deperire, Finwë si rivolse dunque a Manwë il quale consigliò il Re dei Noldor di mandare la sua sposa nei Giardini di Lórien e affidarla alle cure delle ancelle di Irmo. Inizialmente riluttante, in quanto gli sembrava ingiusto separare un figlio dalla madre, alla fine Finwë si fece convincere dalla stessa moglie, con la promessa che si sarebbero presto rivisti.

Così però non accadde: infatti come, Míriel giunse nei giardini di Lórien, ella si distese per dormire ma il suo spirito lasciò volontariamente il suo corpo, che rimase intatto nei Giardini di Lorien. Negli anni successivi Finwë si recò spesso a Lórien e per lunghe ore rimaneva a vegliare il corpo della sposa, chiamandola per nome; dopo un po' non si recò più ma rimase comunque ammantato da profonda tristezza. Preoccupati, i suoi amici e i Valar gli suggerirono di risposarsi e Finwë contrasse dunque un matrimonio con Indis della Casa di Ingwë: da questa unione quattro figli, Fingolfin, Finarfin, Findis e Irimë e Finwë tornò ad essere felice.

Nerdanel, Mahtan e Fëanor

Fëanor nella fucina del suocero Mahtan

Fëanor tuttavia non amò mai la sua matrigna Indis, e così visse separato da lei e dai suoi fratellastri. Una volta raggiunta la maturità, il giovane Principe cominciò a girare in lungo e in largo la terra di Aman alla ricerca di nuovi materiali per i propri lavori di metallurgia. Si stabilì poi come apprendista presso il grande fabbro Mahtan, uno dei migliori allievi del Vala Aulë, del quale sposò la figlia Nerdanel che gli diede sette figli: Maedhros, Maglor, Celegorm, Caranthir, Curufin, Amrod e Amras. Una volta appreso tutto ciò che poteva dal suocero e da Aulë, Fëanor si mise a lavorare per proprio conto e con il suo lavoro produsse alcune tra le più belle opere mai create, non limitandosi tuttavia solo ai lavori di metallurgia, componendo anche un nuovo alfabeto per il Quenya e creando stupendi gioielli.

La Creazione dei Silmaril[]

Fëanor and the Silmaril by dakkun39

Fëanor ammira i Silmaril, dakkun39.

" [...] Fëanor infatti, giunto alla pienezza del proprio vigore, era tutto preso da un nuovo pensiero, ma può anche essere che abbia preavvertito un'ombra della sorte che s'avvicinava; e rifletteva su come conservare imperitura la luce degli Alberi, gloria del Reame Beato. Diede allora mano a un lungo e segreto lavoro, facendo appello a tutta la propria sapienza, potenza e sottile abilità; e alla fine, ecco che produsse i Silmaril. I quali erano, quanto a forma, come tre grandi gioielli."
—Il Silmarillion, cap. VII, "I Silmaril e le Agitazioni dei Noldor".

Giunto alla pienezza del proprio vigore, Fëanor catturò la luce dei Due Alberi di Valinor per creare i tre Silmaril, detti anche Grandi Gemme. Egli iniziò a considerare i Silmaril come la sua opera più preziosa, e divenne sempre più sospettoso che i Valar o altri Eldar li bramassero. Questo era generalmente falso; i Valar non li bramavano assolutamente e anzi, alcuni di essi credevano che sarebbe stato più sicuro distruggerli. Fëanor alternò momenti in cui mostrava orgogliosamente i gioelli ad altri in cui li custodiva geloso e non permetteva a nessuno di vederli, eccetto la propria famiglia.

Menzogne di Melkor ed esilio[]

The Drawing of the Sword by Jenny Dolfen

Fëanor minaccia il fratello Fingolfin con la spada, Jenny Dolfen.

Quando Melkor venne liberato dalla prigionia cominciò a passare molto tempo insieme a Fëanor e ai Noldor, cercando di farseli amici e dando loro consigli su come fabbricare oggetti magnifici, tra cui i Palantír, benché in realtà mirasse a corromperli. Tuttavia Fëanor, orgoglioso com'era, non concesse la propria amicizia a Melkor anche se, come altri Noldor, cominciò a prestare orecchio alle sue menzogne su una presunta invidia dei Valar nei loro confronti; i Noldor, sobillati sempre dal Vala Ribelle, cominciarono a forgiare delle armi e corazze, prendendo l'abitudine di girare armati. In seguito alle menzogne di Melkor, il quale insinuava che il fratello minore volesse privare privarlo della sua primogenitura, Fëanor arrivò a minacciare con la spada il fratello Fingolfin, del quale era sempre stato geloso, davanti alla reggia di suo padre:

" [...] Che Fëanor cominciò adesso a parlare apertamente di ribellione contro i Valar, proclamando ad alta voce la propria intenzione di andarsene da Valinor per tornare nel mondo esterno, e che avrebbe liberato i Noldor dal servaggio, se avessero voluto seguirlo. Vi fu allora grande subbuglio in Tirion, e Finwë ne fu turbato; e convocò tutti i suoi signori a concilio. Ma Fingolfin si precipitò nelle sue aule, e gli si piantò davanti e disse: « Re e padre, non vuoi tu mettere freno alla superbia di nostro fratello Curufinwë, che è detto lo Spirito di Fuoco, e fin troppo veracemente? Con quale diritto egli parla in nome di tutto il nostro popolo, quasi fosse Re? [...]». Ma ancor mentre Fingolfm parlava, Fëanor entrò nella sala, ed era armato di tutto punto: l'alto elmo in capo, al fianco una gran spada. « Dunque, è proprio come sospettavo » disse. « Il mio fratellastro vorrebbe scavalcarmi ed essere il primo con mio padre, in questa e in ogni altra facenda.» Quindi, volgendosi a Fingolfin, snudò la spada gridando: «Fuori di qui, e statti al tuo posto! ». Fingolfin si inchinò a Finwë, e senza una parola o uno sguardo a Féanor uscì dalla stanza. Ma Fëanor lo seguì, e sulla soglia della casa reale lo fermò; e puntò contro il petto di Fingolfin la spada lucente. « Guardala bene, fratellastro» disse. «Questa è più tagliente della tua lingua. Provati una volta ancora a usurpare il mio posto e l'amore di mio padre, e può darsi che essa sbarazzi i Noldor di uno il quale vorrebbe essere signore di schiavi.» [...] Ora, però, le azioni di Fëanor non potevano essere ignorate, e i Valar erano irati e costernati; e Fëanor fu convocato al loro cospetto alle porte di Valmar, onde rispondere di tutte le sue parole e atti."
—Il Silmarillion, cap. VII, "I Silmaril e le Agitazioni dei Noldor".

Convocato davanti ai Valar per rispondere delle sue azioni, Fëanor espose le sue ragioni e alle Potenze fu chiaro che già che era accaduto era colpa delle menzogne di Melkor, tanto che Tulkas si precipitò fuori dal Cerchio del Destino per mettere le mani addosso al Vala ribelle. Nonostante le azioni di Fëanor non fossero state interamente sua responsabilità e Fingolfin dicesse di non provare rancore verso il fratello, Mandos tuttavia disse che comunque non poteva essere esentato dalle sue colpe. Per questo Fëanor fu esiliato da Tirion, la città dei Noldor, e condannato a restarvene lontano per dodici Anni degli Alberi prima di farvi ritorno.

"Ma neppure Fëanor fu assolto, poiché aveva infranto la pace di Valinor e minacciato con la spada un consanguineo; e Mandos gli disse: «Hai parlato di servaggio. Se servaggio deve essere, orbene, tu non puoi sottrarti a esso; che Manwë è Re di Arda, e non della sola Aman. E questo tuo atto è stato contro la legge, in Aman come altrove. Ragion per cui, questo è il verdetto: per dodici anni, te ne andrai da Tirion dove la tua minaccia è stata pronunciata. In questo periodo consigliati con te stesso, e rammentati chi e che cosa sei. Dopo tale periodo, la questione sarà chiusa e dimenticata, posto che altri non nutrano rancori nei tuoi confronti». Disse allora Fingolfin: «Io non nutro rancore verso mio fratello». Fëanor però nulla rispose, e rimase in silenzio davanti ai Valar. Poi si volse, e lasciò il concilio e si diparti da Valmar. Con lui se ne andarono, banditi, i suoi sette figli, e al nord, in Valinor, costruirono un luogo forte e una camera del tesoro tra i colli; e quivi, a Formenos, una gran quantità di gemme fu radunata, e con esse armi, e i Silmaril furono chiusi in una stanza di ferro. Ivi si trasferì anche Finwë il Re, a causa dell'amore che nutriva per Fëanor; e Fingolfin governò i Noldor in Tirion. Così le menzogne di Melkor ebbero finta conferma, benché fosse stato Fëanor, con le sue proprie mani, ad aver originato tale situazione; e il rancore seminato da Melkor non si spense, e continuò a serpeggiare ancora a lungo tra i figli di Fingolfin e Fëanor."
—Il Silmarillion, cap. VII, "I Silmaril e le Agitazioni dei Noldor".
Melkor at the gates of Formenos by Nequarilj

Fëanor caccia Melkor dalla soglia di Formenos, Nequarilj.

Così, insieme ai figli e ad alcuni seguaci, Fëanor si recò nel nord di Aman, dove costruì l'imponente fortezza di Formenos all'interno della quale custodire i suoi tesori tra i quali vi erano i Silmaril. Anche Finwë, che comunque continuava ad amare disperatamente il figlio, decise di unirsi all'esilio sebbene non ne fosse obbligato.

La reggenza dei Noldor fu dunque assunta da Fingolfin e ciò confermò in qualche modo le menzogne di Melkor, benché fosse stato lo stesso Fëanor a creare quella situazione con le proprie mani. Qualche anno dopo Melkor, credendo di poter approfittare dell'amarezza di Fëanor per impadronirsi dei Silmaril, si recò a Formenos falsamente in amicizia offrendogli il suoi aiuto per fuggire da Aman. Tuttavia, pur con tutta la sua astuzia, il Vala ribelle tradì la sua brama per i gioielli e allora Fëanor lo scacciò dalla sua dimora.

"Ora, il cuore di Fëanor era ancora amareggiato per l'umiliazione intimagli da Mandos, e guardò Melkor in silenzio, chiedendosi se davvero poteva fidarsi di lui al punto da affidarsi al suo aiuto per fuggire. E Melkor, avvedutosi che Fëanor titubava, e ben sapendo che i Silmaril tenevano avvinto il suo cuore, si decise a dire: «Questo è un luogo forte e ben guardato; non credere però che i Silmaril possano essere al sicuro in qual che sia tesoro entro il reame dei Valar!». Ma fu un'astuzia, la sua, che andò oltre il segno: parole, le sue, che andarono troppo a fondo, secondando un fuoco più furioso di quanto volesse; e Fëanor puntò su Melkor occhi che gli ardevano nel chiaro volto e trapassarono i velari della mente di quegli, indovinandovi la furibonda brama per i Silmaril. Allora l'odio ebbe la meglio sul timore di Fëanor, ed egli maledì Melkor e gli ingiunse di andarsene: «Via dalla mia soglia, galeotto di Mandos!». E sbattè l'uscio di casa sua in faccia al più possente tra quanti dimorassero in Eä. Se ne andò allora Melkor, la coda tra le gambe, poiché era egli stesso in pericolo e ancora non vedeva giunto il momento della vendetta; ma nero d'ira il suo cuore. E Finwë si sentì pervadere da grande paura, e in fretta inviò messaggeri a Manwë in Valmar."
—Il Silmarillion, cap. VII, "I Silmaril e le Agitazioni dei Noldor".

Ottenebramento di Valinor e il giuramento dei Noldor[]

Exquisite-kfind Per approfondire, vedi le voci Ottenebramento di Valinor e Giuramento di Fëanor.
The Oath of Fëanor by Ted Nasmith

Fëanor presta il suo terribile giuramento, Ted Nasmith.

"Che sia amico o nemico, dannato o innocente, progenie di Morgoth o luminoso Vala, Elfo o Maia, o Creatura ancora non vivente, Uomo ancora non nato sulla Terra di Mezzo, né leggi, né amore, né legioni di spade, né terrore, né perigli, né il Fato stesso, difenderanno da Fëanor, o dalla stirpe di Fëanor, colui il quale giammai nasconda, possieda, afferri, trattenga o porti via seco un Silmaril. Questo giuriamo tutti insieme: morte gli daremo, fino alla fine dei Giorni, sventura, fino al collasso del mondo! Ascolta le nostre parole, o Eru, Padre-di-tutti! Alla Tenebra Eterna condannaci, se mancheremo ai nostri propositi. Il Sacro Monte ci ascolti in testimonio, e ricordate il nostro voto, o Manwë e Varda!"
—Il Giuramento di Fëanor, The History of Middle-earth, Vol. 10: Morgoth's Ring, "The Annals of Aman".

Qualche anno dopo, come previsto dal loro verdetto, i Valar invitarono Fëanor a Valmar per la grande festa del raccolto affinché si riappacificasse con il fratello Fingolfin e avesse termine il suo esilio: qui i due fratelli si abbracciarono e, almeno esteriormente, si rappacificarono scambiandosi giuramenti di pace e amicizia.

Mentre Fëanor era assente e impegnato nei festeggiamenti per il buon raccolto, Melkor, insieme a Ungoliant, distrusse Telperion e Laurelin e, approfittando dell'oscurità, si diresse verso Formenos, dove uccise Finwë e rubò i Silmaril. Il dolore di Fëanor per la scomparsa del padre e dei suoi gioielli fu così grande che giurò di vendicare le offese di Melkor, che per la prima volta chiamò Morgoth (ovvero "Nero Nemico").

Insieme ai figli, si prestò ad un solenne e terribile giuramento: chiamando come testimone Ilúvatar, giurarono che avrebbero dato la caccia a Morgoth (ritornato nel frattempo nella sua fortezza di Angband) e che non avrebbero avuto pace finché tutti i gioielli non fossero stati recuperati e chiunque si fosse messo in mezzo, fossero stati Orchi, Elfi o gli stessi Valar, sarebbe stato considerato un nemico. Questo giuramento sarebbe stato fonte di terribili lutti, non solo per i Noldor ma per tutti gli Elfi.

La fuga da Valinor dei Noldor e il Massacro di Alqualondë[]

Exquisite-kfind Per approfondire, vedi le voci Fuga dei Noldor e Primo Fratricidio.
Fratricidio di Alqualondë by Alberto Dal Lago

Il Fratricidio di Alqualondë, Alberto Dal Lago.

Venuti a conoscenza del giuramento, i Valar inviarono un messaggero a Fëanor per indurlo a desistere da questa impresa, ma questi rispose rabbiosamente che i Valar non gli avrebbero impedito di vendicare l'affronto subito. Il messaggero ribatté che i Noldor erano liberi di seguire la propria strada, ma che i Valar non li avrebbero né aiutati né ostacolati in quella che ritenevano una follia. Fëanor se ne fece una ragione, anche se era convinto che i Valar avrebbero tentato di fermarlo, ed organizzò l'esodo della sua gente.

"Ma, mentre già le trombe squillavano e Fëanor usciva dalle porte di Tirion, un messaggero giunse alfine da Manwë così dicendo: «Di contro alla follia di Fëanor, valga questo mio unico consiglio. Non partite! L'ora infatti è sfavorevole, e la vostra strada conduce a pene da voi non prevedute. Nessun aiuto vi verrà dai Valar in questa cerca; ma essi neppure vi ostacoleranno; questo infatti dovete sapere: come siete giunti qui liberamente, liberamente ne ripartirete. Ma tu, Fëanor figlio di Finwë, per il tuo giuramento sei esiliato. Nell'amarezza disimparerai le menzogne di Melkor. [...]». Fëanor però rise e parlò, non già all'araldo, bensì ai Noldor, con queste parole: «Così, dunque! Quindi, questo valente popolo dovrebbe mandare in esilio null'altri che l'erede del loro Re con i suoi soli figli, ed esso tornare alla sua schiavitù? Se qualcuno vuol venire con me, io gli dico: vi si preannuncia dolore? Ma in Aman l'abbiamo conosciuto. In Aman, dalla beatitudine siamo passati al dolore. Vogliamo dunque tentare l'altra strada: di giungere dal dolore alla gioia; o alla libertà quanto meno». Quindi, rivolto all'araldo, gridò: «Di' questo, a Manwë Súlimo, Re Supremo di Arda: se Fëanor non può abbattere Morgoth, per lo meno non esita nell'assalirlo, e non se ne sta in preda a oziose recriminazioni. E può essere che tu abbia messo in me fuoco maggiore di quanto tu creda. Tanto danno farò quanto meno all'Avversario dei Valar che persino i possenti che stanno nell'Anello della Sorte resteranno a bocca aperta all'udirlo. Proprio così, e alla fine essi mi seguiranno. Addio! ». In quel momento la voce di Fëanor risuonò così vasta e potente, che persino l'araldo dei Valar si inchinò di fronte a lui come chi sia pienamente soddisfatto della risposta avuta, e se ne andò; e i Noldor ne furono soggiogati."
—Il Silmarillion, cap. IX, "La Fuga dei Noldor".

Siccome non avevano navi per raggiungere la Terra di Mezzo, Fëanor li guidò ad Alqualondë, capitale dei Teleri in Aman, per chiedere che gli consegnassero le loro navi. I Teleri rifiutarono e Fëanor ebbe un aspro diverbio con Olwë, il loro sovrano:

"Allora Fëanor montò in collera [...] e con tono accalorato parlò a Olwë: "Voi smentite la vostra amicizia proprio nell'ora del nostro bisogno! Pure siete stati ben lieti di avere il nostro aiuto quando alla fine siete giunti su queste rive, vagabondi, scoraggiati, e pressoché a mani nude. In capanne sulle spiagge ancora dimorereste, non avessero i Noldor costruito il vostro porto e faticato sulle vostre mura." Olwë però rispose: "Noi non voltiamo le spalle a nessuna amicizia. Ma è proprio di un amico biasimare la follia di un amico. [...] Quanto alle nostre candide navi: no, quelle non ce le avete date voi. Quell'arte noi l'abbiamo appresa non dai Noldor, bensì dai Signori del Mare; ed i bianchi tronchi li abbiamo lavorati con le nostre mani, e le bianche vele le hanno intessute le nostre spose e le nostre figlie. Pertanto, noi non le daremo né le venderemo in nome di qualsivoglia alleanza o amicizia. Perché questo io ti dico, Fëanor figlio di Finwë, che le navi sono per noi come le gemme dei Noldor: l'opera dei nostri cuori, di cui mai riusciremo a far l'uguale.""
—Il Silmarillion, cap. IX, "La Fuga dei Noldor".

Ciò non fece desistere i Noldor, i quali attaccarono i Teleri per impadronirsi delle navi. Fu un vero massacro, anche perché i Teleri non avevano altre armi che degli archi e qualche spada, mentre i Noldor, che da anni si preparavano a questo, erano quasi tutti rivestiti di corazze e armati di lucenti spade e lance.

Questo grave episodio, che in seguito divenne noto come il Fratricidio di Alqualondë, fu la prima occasione in cui gli Elfi versarono il sangue di altri Elfi nella terra benedetta di Aman e fu la prima orribile conseguenza del Giuramento di Fëanor.

Il viaggio verso la Terra di Mezzo[]

Exquisite-kfind Per approfondire, vedi la voce Maledizione di Mandos.
In the name of the oath by steamey

Fëanor brucia le navi dei Teleri a Losgar, Steamey.

Impadronitisi delle navi dei Teleri, i Noldor le condussero alla bell'e meglio verso la Terra di Mezzo, tuttavia, mentre navigavano verso nord, furono raggiunti da Mandos, in qualità di araldo di Manwë, ed egli scagliò su di loro una terribile maledizione (la Sorte dei Noldor), predicendo la morte e la rovina per i Figli di Fëanor e tutti i loro seguaci.

"Lacrime innumerevoli voi verserete; e i Valar fortificheranno Valinor contro di voi e ve ne escluderanno, sì che neppure l'eco del vostro lamento varcherà le montagne. Sulla Casa di Fëanor, l'ira dei Valar piomberà da Occidente fino all'Oriente estremo, ed essa sarà anche su tutti coloro che ne seguiranno i membri. Il loro Giuramento li impellerà, e tuttavia li tradirà, per sempre privandoli di quei tesori che hanno giurato di perseguire. A un'infausta fine volgeranno tutte le cose che essi ben cominciano; e questo accadrà per il tradimento dell'una stirpe verso l'altra, e per la paura di tradimento. Gli Spodestati, essi saranno per sempre. Voi avete sparso ingiustamente il sangue dei vostri fratelli e avete insozzato la terra di Aman. Sconterete il sangue col sangue, e fuori da Aman dimorerete nell'ombra di Morte. Ché, sebbene Eru vi abbia destinati a non morire in Eä e sebbene le malattie non vi assalgano, pure potete essere uccisi, e uccisi sarete: da armi e tormento e dolore; e i vostri spiriti raminghi verranno poi a Mandos. Ivi a lungo dimorerete bramando i vostri corpi, e troverete scarsa pietà sebbene tutti coloro che avete ucciso impetrino per voi. E coloro che perdureranno nella Terra di Mezzo e non verranno a Mandos, finiranno per essere stanchi del mondo come di un greve fardello, e deperiranno e diverranno quali ombre di rimorso agli occhi della razza più giovane che verrà. I Valar han detto. Tornate sui vostri passi!"
Maledizione di Mandos, Il Silmarillion, cap. IX, "La Fuga dei Noldor".

Fëanor andò comunque avanti, anche dopo che una tempesta affondò alcune navi e che suo fratello minore Finarfin, pentitosi delle azioni commesse, decise di tornare indietro con la sua sua gente ed impetrare il perdono dei Valar, che glielo concessero.

Dopo una pausa prima di arrivare alla Terra di Mezzo si presentò il problema dell'Helcaraxë, una landa ghiacciata e inospitale. Fëanor, resosi conto di non aver abbastanza navi per tutti, abbandonò le schiere sotto il controllo di Fingolfin ed entrò nella Terra di Mezzo con i suoi sette figli e i suoi seguaci.

Giunto nel Dor-lómin, a Losgar, fece bruciare tutte le navi che aveva rubato e non mandò nessun aiuto a Fingolfin.

Dagor-nuin-Giliath e Morte[]

Exquisite-kfind Per approfondire, vedi la voce Dagor-nuin-Giliath.
Fëanor's Last Stand by Kenneth Sofia

Fëanor combatte contro presso i cancelli di Angband, Kenneth Sofia.

Le navi segnalarono la sua presenza a Morgoth, il quale lanciò tutte le sue legioni di Orchi contro l'esercito dei Noldor per ributtarli a mare. Tuttavia gli Elfi, benché esausti, ebbero la meglio sulle schiere di Morgoth, sbaragliandole e costringendole alla fuga. Imbaldanzito da quella vittoria, Fëanor cavalcò come un forsennato verso Angband già pregustando la vendetta.

Tuttavia nella foga si staccò dalla schiera principale, e lui e alcuni dei suoi uomini furono circondati da Gothmog, il capitano dei Balrog di Morgoth, e da i suoi seguaci. Fëanor combattè contro Gothmog, ma il Balrog lo ferì mortalmente, e solo per miracolo i suoi figli giunsero in tempo con i rinforzi per salvare lui e i suoi uomini.

The Death of Fëanor by Jenny Dolfen

La morte di Fëanor, Jenny Dolfen.

Sebbene fossero riusciti a riportare il padre nel proprio campo e a prestargli le prime cure, le ferite di Fëanor erano mortali e, maledicendo nuovamente Morgoth, prima di esalare l'ultimo respiro esortò i suoi figli a tenere fede al giuramento e poi spirò.

" [...] ma non ebbe né tomba né sepolcro perché così focoso era il suo spirito che, come se ne staccò, il corpo cadde in cenere e fu spazzato via come fumo; e il suo sembiante non è più riapparso in Arda, né il suo spirito ha lasciato le aule di Mandos. Così finì il più possente dei Noldor, dalle cui gesta vennero sia la loro massima nomea, sia le loro più tristi sventure."
Il Silmarillion, cap. XIII, "Il Ritorno dei Noldor".

Fëanor dunque non tornò più dalle Aule di Mandos, dove il suo spirito si recò, e mai tornerà fino a dopo la Dagor Dagorath. Alla sua morte i suoi figli si divisero tutto il Beleriand.

Advertisement