- "Elfi e Uomini sono infatti i Figli d'Ilúvatar; e poiché non compresero appieno quel tema, grazie al quale i Figli entrarono nella Musica, nessuno degli Ainur osò aggiungere alcunché al loro modo d'essere. [...] I commerci degli Ainur sono stati in effetti soprattutto con gli Elfi, perché Ilúvatar li ha resi più simili per natura agli Ainur, ancorché minori per potenza e per statura. [...] Si dice infatti che, dopo che i Valar si furono dipartiti, vi fu silenzio, e per un'era Ilúvatar se ne stette solo a pensare. Poi parlò e disse: «[...] Ma i Quendi saranno le più leggiadre di tutte le creature terrene, e possiederanno e concepiranno e produrranno più bellezza di tutti i miei Figli; e avranno la maggior felicità di questo mondo.»"
- —Il Silmarillion, cap. I, "L'Inizio dei Giorni".
Gli Elfi, conosciuti come Primogeniti, furono la prima razza dei Figli di Ilúvatar a destarsi presso il lago di Cuiviénen (che in elfico significa appunto "Acque del Risveglio") e a popolare la Terra di Mezzo.
Sono una stirpe di esseri immortali, nobili ed aggraziati, il cui destino è legato a quello di Arda e, a differenza degli Uomini soggetti alla Sorte di Eru, sono destinati a non abbandonarla neppure dopo la loro eventuale morte, che può avvenire solo per causa violenta o a seguito di un dolore insopportabile. Il loro aspetto è simile a quello degli Uomini, ma essi rifulgono di un intimo splendore che ne tradisce lo spirito e le doti, uniche nella Terra di Mezzo.
Per millenni furono i principali protagonisti della storia di Arda, e nessuna delle altre razze più di loro è stata più privilegiata nei doni ricevuti da Eru, così come nessuna di queste è mai stata più funestata dai crudeli giochi del Fato: furono infatti sia artefici di imprese gloriose e creatori di oggetti magnifici, basti pensare solo ai Silmaril di Fëanor, ma anche vittime, e a volte essi stessi esecutori, di azioni particolarmente odiose e sanguinose, come ad esempio il Primo Fratricidio (al quale ne seguirono un Secondo e un Terzo) e le vicende che fecero da contorno alla Guerra dei Gioielli.
Tuttavia, intorno alla metà della Seconda Era, essi cominciarono ad abbandonare la Terra di Mezzo alla volta di Valinor, ma la vera svolta dopo la Guerra dell'Ultima Alleanza, a seguito della quale schiere sempre più numerose di Primogeniti decisero di intraprendere la Strada Dritta e lasciare il destino della Terra di Mezzo nelle mani degli Uomini.
Alla fine della Terza Era, durante la quale si svolsero gli eventi della Guerra dell'Anello, gli Elfi rimasti nella Terra di Mezzo erano poche decine di migliaia, ed ebbero un ruolo tutto sommato marginale nella sconfitta definitiva di Sauron, rispetto a razze come gli Uomini e gli Hobbit.
Intorno al secondo secolo della Quarta Era si può dire che praticamente tutti i Primogeniti avessero lasciato la Terra di Mezzo alla volta di Valinor e di quei pochi rimasti, principalmente Elfi Silvani del Reame Boscoso, si dice che con il tempo "sbiadirono" fino a ridursi a diventare spiriti guardiani dei boschi e delle foreste.
Nomi e etimologia[]
Elfi è il nome con il quale sono conosciuti dalle altre razze di Arda, tuttavia ne hanno molti altri: nell'antica lingua ancestrale chiamavano se stessi Quendi, ovvero Coloro che hanno voce; in Quenya sono noti come Eldar (Popolo delle Stelle), in Sindarin usano l'espressione Edhel, solo per limitarsi alle lingue principali.
In Adûnaico, la lingua dei Dúnedain, erano noti come Nímir. Essi sono conosciuti anche coi nomi di Primogeniti di Ilúvatar, i Priminati oppure come Figli Maggiori.
Descrizione[]
Aspetto e carattere[]
Gli Elfi sono simili agli Uomini, ma vi sono alcune differenze essenziali, seppure talvolta lievi e dissimulate: generalmente sono più alti rispetto agli Uomini ma anche meno robusti, hanno la pelle bianca, gli occhi grigi e portano i capelli lunghi. I lineamenti dolci e delicati, oltre allo sguardo acuto e penetrante, danno loro un'aria di incanto e di mistero. Sono dotati di una straordinaria destrezza e agilità; posseggono l'abilità di camminare con la massima leggerezza, capaci di non lasciar tracce perfino sulla neve fresca, come anche una resistenza quasi senza pari.
Non hanno barba almeno fino al loro "terzo ciclo di vita", come Círdan il Carpentiere. Un'eccezione fu invece Mahtan, che portò una barba benché ancora all'inizio del suo "secondo ciclo".[1] L'assenza di peluria sul volto degli Elfi poteva anche essere osservata nelle stirpi degli Uomini con sangue elfico (come i Principi di Dol Amroth), che non avevano barbe.[2]
Nonostante il loro aspetto aggraziato, possiedono una grande forza; sono infatti capaci di resistere alle temperature più estreme e sono immuni a tutte le malattie o a ogni forma di contagio. Gli Elfi non hanno bisogno di dormire: si riposano meditando sulle memorie e sugli eventi del passato, il cui ricordo mai li abbandona. Cadono in questa sorta di trance per un paio di ore al giorno, ma se necessario possono privarsene per giorni e giorni. Quando cadono in trance, si risvegliano naturalmente dopo un certo tempo: ma prima dello scadere di questa sorta di sonno è difficilissimo svegliarli.
Questo modo di riposare è strettamente connesso con la natura notturna degli Elfi. Gli uomini li chiamano per questo "Popolo delle stelle". Infatti, nelle notti stellate, gli Elfi possono vedere meglio di quanto un umano in pieno giorno.
La particolare vista degli elfi è utile ed ideale nella parziale oscurità delle foreste ombrose e consente loro una mobilità superiore ad ogni altra razza. Nel buio completo, comunque, non possono vedere nulla come gli Uomini. Anche l'udito è sensibilissimo e questo può forse in parte spiegare il perché della loro abilità musicale.
Cultura[]
Gli Elfi sono devoti ai Valar, dei quali, molti di loro, conoscono la vera natura. Venerano queste divinità con il canto e la poesia, ma non possiedono una vera religione formale; talvolta si riuniscono per celebrare la vita e i doni degli Dei, e il rispetto che manifestano per le cose naturali è giustificato dall'intima accettazione che il fato, segnato dal Gran Canto della Creazione (l'Ainulindalë) ha rivelato loro, attraverso la contemplazione intima e gioiosa del Creato, il modo di vedere e comprendere la natura come un dono dei Valar.
L'amore degli Elfi per il canto è senza pari nella Terra di Mezzo: ne ha influenzato il linguaggio musicale come forse nessun altro, ed il modo tutto particolare di tramandare la tradizione orale attraverso canti struggenti e melodiosi.
Gli Elfi furono i primi ad usare la parola e hanno insegnato l'uso del linguaggio a tutte le altre razze. Da ciò il nome con cui chiamano se stessi: "Quendi", ovvero "gli Oratori, coloro che hanno voce". Il linguaggio elfico, vario, bello e sottile come l'acqua, si presta facilmente ad essere composto in versi e canzoni.
Gli Elfi inoltre sono il più abile di tutte le razze di Arda in fatto di lingue: un esempio su tutti fu Finrod Felagund, il quale nel suo primo incontro con gli uomini della Casa di Bëor, scoprì di essere in grado di leggerne i pensieri nelle menti, risultando in grado di comprendere facilmente ciò che intendevano dire a parole; furono poi sempre gli Elfi ad insegnare a parlare agli Ent.
Oltre a queste caratteristiche comuni, bisogna poi distinguere tra le varie stirpi dei Primogeniti, in quanto ognuna di esse ha sviluppato una propria cultura caratteristica, specializzandosi in determinati campi della conoscenza: i Vanyar, ad esempio, erano considerati la maggiore delle stirpi e in particolare avevano ricevuto da Manwë il dono di massima sapienza nel comporre canzoni e poesie, mentre i Noldor erano invece considerati i più abili artigiani della loro razza ed erano i preferiti del Vala Aulë.
La questione dell'immortalità[]
- " [...] Gli Elfi rimangono sino alla fine dei giorni, e il loro amore per la Terra e per il mondo tutto è tanto più unico e profondo, e con il trascorrere degli anni sempre più intriso di malinconia. Gli Elfi infatti non moriranno fino a che il mondo non morirà, a meno che siano uccisi o si struggano di dolore (e a entrambe queste morti apparenti sono soggetti); né l'età ne indebolisce le forze, sempreché non si stanchino di mille e mille secoli; e, se muoiono, vengono accolti nelle Aule di Mandos in Valinor, donde col tempo possono tornare."
- —Il Silmarillion, cap. I, "L'Inizio dei Giorni".
Gli Elfi vengono descritti come esseri immortali, tuttavia il discorso è molto più complicato: benché essi siano dotati di una vita lunghissima e non possano morire se non per morte violenta, la loro non è un'immortalità classica come quella degli Ainur, i quali non hanno età e che il trascorrere del tempo lascia indifferenti.
È più corretto dire che gli Elfi invecchiano in modo impercettibile, senza che la loro proverbiale bellezza svanisca col tempo. Come detto, due sole cause possono portarli alla fine: una morte violenta o la stanchezza di vivere.
In quest'ultimo caso, si lasciano andare al tedio di un'esistenza infinita e perdono la volontà di vivere, tuttavia a differenza degli Uomini e dei Nani la loro non è la classica morte eterna: le loro anime infatti si recano nelle Aule di Mandos a Valinor, dalle quali hanno tuttavia la possibilità di tornare incarnandosi in un nuovo corpo.
Lingue degli Elfi[]
Per approfondire, vedi le voci Quenya, Telerin, Vanyarin, Sindarin e Nandorin. |
Gli Elfi all'inizio parlavano un'unica lingua conosciuta come "Elfico Primitivo", tuttavia con il passare degli anni e con le divisioni che intercorsero tra le varie stirpi questa lingua ancestrale si diversificò, dando origine ad un'infinità di lingue e dialetti. I principali gruppi e sottogruppi furono:
- Avarin: lingua degli elfi Avari che si rifiutarono di intraprendere il Grande Viaggio verso Ovest.
- Eldarin Comune: sviluppata dopo la partenza degli Eldar da Cuiviénen, questa lingua divenne poi il punto di partenza per tutte le loro lingue.
- Quenya: conosciuta anche come latino elfico e Alto Elfico, da questa lingua derivarono due dialetti: il Quenya Vanyarin (lingua degli Elfi Vanyar), e il Quenya Noldorin (lingua degli Elfi Noldor).
- Antico Noldorin o Gnomico: in origine sarebbe dovuto essere l'idioma dei Noldor, poi però lo scrittore abbandonò l'idea preferendo il Quenya.
- Telerin Comune: benché meno nobile del Quenya, il Telerin conobbe grande diffusione in Arda diversificandosi in molti dialetti: il Telerin classico (tipico dei Falmari, i Teleri di Valinor) e il Sindarin (dal quale poi derivò il Doriathrin).
- Telerin di Valinor: era la lingua dei Falmari ed era una variante del Telerin Comune, ancorché più bella perché coniata a Valinor. Non si sa se, dopo il ritorno degli Elfi, sia poi stata sostituita dal Sindarin.
- Sindarin: era la lingua degli Elfi Grigi, nonché la più parlata nel Beleriand, durante la Prima Era e la più conosciuta durante le ere seguenti.
- Doriathrin: era il dialetto del Doriath ed era definito come più bello e completo.
- Ilkorin: in origine sarebbe dovuta essere la lingua di tutti gli Elfi della Terra di Mezzo, poi però lo scrittore decise di farne derivare la lingua dei soli Iathrim e la rinominò "Doriathrin".
- Nandorin: era la lingua dei Nandor ovvero gli Elfi guidati da Lenwë che si stabilirono nella parte occidentale della Terra di Mezzo, degli Elfi Verdi dell'Ossiriand e degli Elfi Silvani di Lothlórien, di Eryn Lasgalen e di Dorwinion.
Divisione degli Elfi[]
Avari[]
Per approfondire, vedi la voce Avari. |
Gli Elfi che non seguirono i Valar in Valinor sono detti Avari o Riluttanti. Insieme ai Nandor e ai Sindar, essi sono detti Moriquendi (Elfi scuri) perché non videro mai la luce degli Alberi di Valinor.
Eldar[]
Per approfondire, vedi la voce Eldar. |
Gli Eldar sono coloro che accettarono il viaggio. Tale nome, letteralmente Popolo delle stelle, fu dato loro da Oromë quando si risvegliarono, appunto sotto le stelle, nel loro stesso linguaggio. Questo termine ha finito poi per indicare la totalità degli elfi.
Le stirpi degli Eldar[]
Erano divisi in tre gruppi: i Vanyar, i Noldor ed i Teleri.
Teleri[]
Per approfondire, vedi le voci Teleri, Nandor e Sindar. |
I Teleri, furono la terza e più numerosa stirpe elfica. Abili cantori e discreti artigiani, essi amano molto la natura, soprattutto le acque e i Vala Ulmo e Yavanna, assieme al Maia Ossë, sono da loro assai riveriti. Essi erano a loro volta divisi in più stirpi:
- I Sindar rappresentavano quegli Elfi che non vollero partire dalla Terra-di-mezzo senza il loro Re Thingol. Sotto la guida di Melian diventano gli Elfi più belli e più saggi della Terra-di-mezzo.
- I Falmari furono invece quei Teleri che decisero di proseguire il Viaggio verso Ovest scegliendo come proprio Re Olwë, fratello di Thingol, e fondarono la città di Alqualondë ad Aman.
- I Nandor sono coloro che, sotto la guida di Lenwë, abbandonarono il Grande Viaggio verso Ovest e si stabilirono presso l'Anduin. Un parte di essi raggiunse il Beleriand sotto la guida di Denethor e furono chiamati Laiquendi ("Elfi Verdi"). Gli altri Nandor vennero conosciuti come Elfi Silvani, vivendo nelle foreste del Rhovanion. Si unirono là ad alcune genti degli Avari.
Noldor[]
Per approfondire, vedi le voci Noldor e Gondolindrim. |
I Noldor furono la seconda schiera a giungere a Valinor, dopo il risveglio degli Elfi presso il lago Cuiviénen, sotto la guida di Re Finwë. Assai saggi ma anche orgogliosi, furono indubbiamente i migliori artigiani della razza degli Elfi ed erano per questo molto cari al Vala Aulë. ll grande fabbro Fëanor, che creò i Silmaril, apparteneva proprio a questo popolo.
Dopo la distruzione degli Alberi e il furto dei Silmaril dal parte di Melkor, i Noldor si divisero: la maggior parte di essi seguì Fëanor e Fingolfin nel Beleriand per combattere Morgoth e recuperare i Silmaril, mentre la parte minoritaria decise di rimanere nel Reame Beato sotto la guida di Finarfin, il quale divenne Re Supremo dei Noldor in Valinor.
Vanyar[]
Per approfondire, vedi la voce Vanyar. |
I Vanyar furono la prima tra le tre stirpi degli Elfi a giungere a Valinor, sotto la guida del loro Re Ingwë. Essi erano indubbiamente la più nobile delle tre stirpi degli Elfi, tanto che i loro Re vennero riconosciuti come Re Supremi di tutti gli Elfi. Furono coloro che più amarono Aman e i maggiori adoratori dei Valar, assorbendone i costumi e la mentalità. Manwë li amava a tal punto che li invitò a vivere nella città di Valimar ai piedi del Taniquetil, un onore che veniva concesso a pochissimi.
Non presero parte alla fuga da Valinor intrapresa dai Noldor, ma diedero comunque il loro contributo nella Guerra d'Ira, inviando migliaia di guerrieri a combattere contro le armate di Morgoth.
Storia[]
Il risveglio[]
Per approfondire, vedi la voce Risveglio degli Elfi. |
- " [...] in quell'ora si destarono i Figli della Terra, i Primogeniti di Ilúvatar. Presso il lago di Cuiviénen, illuminato appena dalle stelle, il cui nome significa Acqua del Risveglio, si riscossero dal sonno di Ilúvatar; e mentre se ne stavano ancora silenziosi sulla riva, i loro occhi scorsero per prima cosa le stelle del cielo. "
- —Il Silmarillion, cap. III: "L'Avvento degli Elfi e la Cattività di Melkor".
Gli Elfi si svegliarono durante gli Anni degli Alberi e si dice che, quando aprirono gli occhi per la prima volta, videro le stelle e dissero: "Ele!", cioè "Guarda!" in Elfico Primitivo.
Nel Cuiviénarna ci previene che in origine c'erano solo tre Elfi: Imin, Tele e Enel con le corrispondenti mogli; da loro, poi, venne alla luce tutto il popolo Elfico, diviso in Minyar (i primi, discendenti di Imin), Tatyar (discendenti di Tele) e Nelyar (discendenti di Enel).
Purtroppo per loro Melkor l'Oscuro Signore di Utumno, fu il primo dei Valar a venire a conoscenza del risveglio dei Primogeniti; subito il Vala Ribelle inviò crudeli spiriti maligni a perseguitarli e questi, affinché gli instillassero il terrore dei Valar, assumevano l'aspetto di grandi cavalieri. Accadde che Melkor ne rapì molti e li tradusse nelle profondità di Utumno dove, per mezzo di riti depravati e magie oscure, corruppe i poveri sventurati e creò l'orrenda razza degli Orchi. Questa viene da molti considerata la peggiore delle azioni di Melkor, fatta in puro spregio e a dileggio dei suoi fratelli e dello stesso Ilúvatar.
A scoprire del risveglio dei Primogeniti e a portarne la notizia ai suoi fratelli in Valinor fu il Vala Oromë: questi infatti, spesso si recava nella Terra di Mezzo e, a cavallo del suo destriero Nahar, dava la caccia alle creature e agli abomini di Melkor che infestavano quelle terre. Durante una delle sue cacce, il Vala si spinse molto a Est, finché non venne attirato da un melodioso canto proveniente da una vicina boscaglia. Grande fu la sua gioia quando si avvicinò e scoprì che si trattava dei primogeniti, e fu il primo a denominarli Eldar, ovverosia "Popolo delle Stelle".
Inizialmente gli Elfi si dimostrarono timorosi nei suoi confronti, anche perché Melkor aveva fatto in modo di instillare in loro la paura del Vala, spesso spingendosi egli stesso presso di loro nelle vesti di uno spaventoso cavaliere nero. Tuttavia nel volto e negli occhi di Oromë risplendeva la luce di Valinor, e dopo un'iniziale diffidenza alla fine gli Elfi si raccolsero presso di lui. Oromë passò qualche tempo con loro e gli insegnò molte cose, ad esempio a costruire archi e lance per cacciare e difendersi, dopodiché egli riportò la notizia del Risveglio degli Elfi a Valinor, sostenendo la necessità che le Potenze muovessero guerra a Melkor per proteggere i Primogeniti dalla sua maligna influenza.
Di questa Seconda Guerra delle Potenze gli Elfi seppero molto poco, a parte i terremoti e il fragore che venivano dal nord, anche perché i Valar, prima di marciare contro Utumno e Angband, disposero un grande esercito a protezione dei luoghi dove vivevano i Primogeniti, così da impedire eventuali attacchi di Morgoth contro di loro.
Il Grande viaggio verso Ovest[]
Per approfondire, vedi la voce Grande Viaggio. |
Dopo aver sconfitto Melkor e averlo incatenato nelle Aule di Mandos, le Potenze si radunarono presso l'Anello del Destino per decidere cosa fare degli Elfi: Oromë propose di offrire ai Primogeniti la possibilità di trasferirsi a Valinor, così da porli al riparo dalla nequizia di Melkor che aveva corrotto la Terra di Mezzo; Ulmo era riluttante ad appoggiare tale decisione, credendo che fosse destino degli Elfi vivere nella Terra di Mezzo, assieme ai Secondogeniti di Ilúvatar, ma alla fine si accodò alla decisione pressocché unanime dei suoi fratelli di consentire ai Primogeniti di trasferirsi in Aman. Oromë tornò dunque nella Terra di Mezzo e avanzò agli Elfi la proposta delle Potenze di vivere a Valinor; siccome la maggior parte di loro era riluttante, il Vala scelse tra di loro tre ambasciatori che sarebbero tornati con lui a Valinor per osservare con i propri occhi la bellezza della Luce degli Alberi di Valinor per poi tornare a riferire ai loro fratelli: erano questi Ingwë per i Vanyar, Finwë per i Noldor e Elwë per i Teleri, i quali sarebbero poi diventati i Re Supremi dei rispettivi popoli. Essi giunsero in Valinor in compagnia di Oromë e vi risiedettero alcune settimane, beandosi delle meraviglie del Reame Beato e, soprattutto, della luce degli Alberi di Valinor, che discese su di loro conferendogli un'aura di maestà e saggezza.
Una volta concluso il loro soggiorno nell'Ovest, i tre Signori degli Elfi ritornarono dai loro fratelli e tennero appassionati discorsi per convincerli a trasferirsi a Valinor, descrivendo loro tutte le meraviglie che avevano visto e la maestà delle Potenze di Arda. La maggior parte dei Primogeniti, impressionati dai loro discorsi, e ancora di più dalla luce degli Alberi di Valinor che rifulgeva in loro, decise dunque di accettare l'invito dei Valar, ed ebbe così inizio il Grande Viaggio Verso Ovest.
La separazione degli Elfi[]
Per approfondire, vedi le voci Sindar, Elfi Silvani, Elfi Verdi, Menegroth e Thingol. |
La liberazione di Melkor e l'Ottenebramento di Valinor[]
Per approfondire, vedi le voci Vanyar, Teleri e Noldor. |
Il ritorno dei Noldor e le guerre contro Morgoth[]
Per approfondire, vedi le voci Fuga dei Noldor e Guerra dei Gioielli. |
La Guerra d'Ira e la Seconda Era[]
Per approfondire, vedi le voci Guerra d'Ira, Guerra tra Sauron e gli Elfi, Anelli del Potere e Guerra dell'Ultima Alleanza. |
La Terza Era e l'abbandono della Terra di Mezzo[]
Adattamenti[]
Lo Hobbit (1977)[]
Il Signore degli Anelli (1978)[]
Trilogia de Il Signore degli Anelli (2001-2003) e de Lo Hobbit (2012-2014)[]
Note[]
- ↑ J.R.R. Tolkien, "From The Shibboleth of Fëanor" (edito da Carl F. Hostetter), in Vinyar Tengwar, Numero 41, Luglio 2000
- ↑ Racconti Incompiuti, parte II, cap. IV, "La storia di Galadriel e Celeborn e di Amroth Re del Lórien".