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Una volta giunto al cospetto del Re, in maniera piuttosto sgarbata si presentò come marito di [[Aredhel]] e padre di Maeglin reclamando la restituzione della sua famiglia. Benché irritato dalle sue parole, Turgon lo volle trattare onorevolmente e gli porse la mano spiegandogli che per la sua legge non si sarebbe più potuto dipartire da [[Gondolin]], tuttavia avrebbe potuto vivere in città dove sarebbe stato onorato come parente del Re. In Eöl però l'odio per i Noldor era più forte di qualsiasi offerta e rifiutò sprezzantemente l'offerta di Turgon
 
Una volta giunto al cospetto del Re, in maniera piuttosto sgarbata si presentò come marito di [[Aredhel]] e padre di Maeglin reclamando la restituzione della sua famiglia. Benché irritato dalle sue parole, Turgon lo volle trattare onorevolmente e gli porse la mano spiegandogli che per la sua legge non si sarebbe più potuto dipartire da [[Gondolin]], tuttavia avrebbe potuto vivere in città dove sarebbe stato onorato come parente del Re. In Eöl però l'odio per i Noldor era più forte di qualsiasi offerta e rifiutò sprezzantemente l'offerta di Turgon
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{{Citazione|Eöl però ignorò la mano che gli veniva porta. «Io non riconosco la tua legge» replicò. «Né tu né nessuno della tua stirpe in questa terra avete il diritto di impadronirvi di regni o di stabilire confini, ovunque siano. Questa terra appartiene ai Teleri, ai quali voi arrecate guerra e turbamento, comportandovi in maniera offensiva e ingiusta. Non mi curo affatto dei tuoi segreti, né sono venuto per spiarti, ma soltanto per reclamare ciò che è mio: mia moglie e mio figlio. Pure, se nei confronti di Aredhel tua sorella tu vanti diritti, ebbene, che essa qui resti: lasciamo che l’uccello rientri nella gabbia, dove ben presto tornerà a immalinconirsi, come è già accaduto. Non altrettanto vale per Maeglin. Non mi strapperai mio figlio. Vieni, Maeglin, figlio di Eöl! È tuo padre che te lo ordina. Abbandona la casa dei nemici di tuo padre, degli uccisori di quelli del tuo sangue, o che tu sia maledetto!» Ma Maeglin rimase in silenzio.|Eöl e Turgon, [[Il Silmarillion]], cap. XVI, "Maeglin".}}
 
{{Citazione|Eöl però ignorò la mano che gli veniva porta. «Io non riconosco la tua legge» replicò. «Né tu né nessuno della tua stirpe in questa terra avete il diritto di impadronirvi di regni o di stabilire confini, ovunque siano. Questa terra appartiene ai Teleri, ai quali voi arrecate guerra e turbamento, comportandovi in maniera offensiva e ingiusta. Non mi curo affatto dei tuoi segreti, né sono venuto per spiarti, ma soltanto per reclamare ciò che è mio: mia moglie e mio figlio. Pure, se nei confronti di Aredhel tua sorella tu vanti diritti, ebbene, che essa qui resti: lasciamo che l’uccello rientri nella gabbia, dove ben presto tornerà a immalinconirsi, come è già accaduto. Non altrettanto vale per Maeglin. Non mi strapperai mio figlio. Vieni, Maeglin, figlio di Eöl! È tuo padre che te lo ordina. Abbandona la casa dei nemici di tuo padre, degli uccisori di quelli del tuo sangue, o che tu sia maledetto!» Ma Maeglin rimase in silenzio.|Eöl e Turgon, [[Il Silmarillion]], cap. XVI, "Maeglin".}}

Versione delle 14:57, 24 lug 2021

"Ora però gli alberi del Nan Elmoth erano i più alti e scuri di tutto il Beleriand, e mai il sole li penetrava: e quivi dimorava Eöl, che era detto l'Elfo Scuro. [...] quivi viveva sprofondato nell'ombra e amava la notte e il crepuscolo stellato."
Il Silmarillion, cap. XVI, "Maeglin".

Eöl, conosciuto anche come l'Elfo Scuro, fu un elfo appartenente ad una nobile stirpe di Teleri imparentata con Thingol che visse nel Beleriand durante la Prima Era.

Abilissimo fabbro ed esperto di metallurgia, egli dimorava nei boschi di Nan Elmoth sotto la protezione del suo lontano cugino Thingol e visitava spesso i Nani di Nogrod e Belegost di cui diventò un grande amico e fu tra i pochi esseri di Arda a padroneggiarne la lingua; di lui si dice che fu quello tra gli antichi Elfi a provare maggiore simpatia per i Nani ed essi da lui apprendevano molto di quello che succedeva nelle terre degli Eldar.

Nonostante il suo viscerale odio per i Noldor si sposò con Aredhel, sorella di Turgon di Gondolin, dalla quale ebbe un figlio, cui dette il nome di Maeglin; ad esso Eöl trasmise le sue conoscenze cercando anche di spingere il figlio ad odiare i Noldor, anche se con scarso successo.

Quando Maeglin e Aredhel fuggirono da Nan Elmoth, Eöl inseguì i fuggiaschi giungendo fino ai cancelli di Gondolin dove venne catturato dalle guardie di Turgon. Non accettando l'idea che suo figlio vivesse tra i Noldor, egli scagliò un giavellotto avvelenato contro Maeglin ma colpì erroneamente Aredhel che morì per le ferite.

Eöl venne dunque condannato a morte da Turgon e gettato da un alto burrone, tuttavia egli trovò il tempo di maledire il suo figlio augurandogli di "morire della sua stessa morte".

Etimologia

L'origine del nome Eöl così come il suo significato è sconosciuta. Non ha corrispondenti né in Quenya né in Sindarin, perciò si ipotizza che sia di origine Avarin.

Biografia

Nascita e giovinezza

File:Eöl visita Nogrod.jpg

Eöl in visita a Nogrod, fu forse l'unico Elfo della Prima Era ad essere talmente amico dei Nani da impararne la lingua.

Eöl nacque in un anno imprecisato durante gli Anni degli Alberi, da una non meglio specificata dinastia di Avari e Sindar del Beleriand, che rivendicavano un'antica parentela con Thingol del Doriath. Tuttavia l'elfo non viveva nel Doriath, poichè non amava la compagnia dei propri simili e l'allegria dei Sindar lo metteva a disagio; preferiva perciò vivere ritirato, così quando la Regina Melian calò la propria Cintura sulla foresta di Region, egli ne fuggì ed andò a vivere nel bosco di Nan Elmoth.

Qui egli viveva sprofondato nell'ombra, e amava la notte e il crepuscolo stellato. A differenza degli altri Elfi, Eöl possedeva un carattere cupo e scontroso che lo portava a rifuggire la luce del sole, preferendo il buio delle foreste o delle caverne dei Nani. Siccome oltre a questa passione per la notte, preferiva indossare vesti nere fu da tutti soprannominato l'Elfo Scuro.

Odiava profondamente i Noldor per il Fratricidio di Alqualondë ma non aveva grandi rapporti neppure coi suoi simili preferendo invece la compagnia dei Nani di Belegost e Nogrod, con i quali strinse un solida amicizia e fu tra i pochi Elfi ad impararne perfettamente la lingua guadagnandosi così anche il soprannome di Amico dei Nani.

Nel periodo che trascorse nel Doriath, per poi trasferirsi nel bosco di Nan Elmoth, Eöl perfezionò la sua arte di fabbro e di artigiano divenendo forse uno dei massimi artigiani del Beleriand, tanto da essere ingaggiato dal cugino Thingol affinché gli forgiasse la spada in seguito nota come Anglachel. Attraverso le conoscenze acquisite dai Nani fabbricò il Galvorn, un metallo duro e impenetrabile come l'acciaio, ma molto malleabile da poterlo rendere sottile e duttile.

L'incontro con Aredhel e la nascita di Maeglin

File:Eol and Aradhel .jpg

Un giorno Aredhel, sorella di Turgon, chiese ed ottenne dal fratello il permesso di lasciare Gondolin per recarsi in visita dalla cugina Galadriel nel Doriath. Tuttavia la fanciulla deviò poi dal percorso e si diresse verso la Marca di Maedhros per andare a trovare i Figli di Fëanor. Durante il viaggio però, mentre attraversava la Nan Durgothreb, ella fu separata dalla sua scorta e si perdette. Vagando senza una meta precisa, Aredhel raggiunse i boschi di Nan Elmoth, dove Eöl aveva la propria residenza.

Come la vide Eöl, nonostante il suo odio per i Noldor, s'innamorò di lei e ricorse alle sue arti magiche per attirarla nelle profondità del bosco dove egli viveva. Una volta che la fanciulla giunse alla sua casa, Eöl prese a corteggiarla e, dopo una debole resistenza, Aredhel accettò di sposarlo e di rimanere a vivere con lui nel Nan Elmoth. Da questa unione nacque un figlio cui il padre affibbiò il nome di Maeglin, che nella lingua dei Sindarin significa "Sguardo Tagliente".

Per molto tempo Eöl e la sua famiglia furono felici, anche se Aredhel si struggeva di nostalgia pensando a Gondolin e al suo popolo. Conscio che questa nostalgia avrebbe potuto allontanare da lui la moglie, l'elfo impose il divieto alla propria sposa di abbandonare la sua casa, stendendo un incantesimo che l'avrebbe dovuta legare al figlio. Egli tramandò la propria arte a Maeglin e lo portò spesso con sé nei suoi viaggi a Nogrod e Belegost, dove il giovane Maeglin ebbe modo di affinare la propria arte. Cercò anche di trasmettere il proprio odio per i Noldor al figlio, tuttavia Maeglin non riuscì mai ad odiare il proprio retaggio materno, con grande disappunto del padre.

La fuga di Aredhel e Maeglin e la morte a Gondolin

Rapito dai racconti che la madre gli faceva di Gondolin e della gloria dello zio Turgon, Maeglin propose alla madre di andarsene da Nan Elmoth mentre il padre era assente per uno dei suoi numerosi viaggi presso i Nani, dai quali si era recato per una festa di mezza estate a Nogrod. Fu così che Aredhel e Maeglin, dopo aver detto ai servi di Eöl che si sarebbero recati in visita dai Figli di Fëanor, fuggirono e dopo un lungo viaggio raggiunsero Gondolin, dove furono accolti a braccia aperte da Turgon, il quale credeva che la sorella fosse da tempo morta.

Tuttavia Eöl non si diede per vinto e seguì le tracce dei due fuggiaschi: inizialmente prestò fede alle parole dei suoi servi e si diresse verso la Marca di Maedhros. Mentre attraversava l'Aros fu catturato dai cavalieri Noldor e tradotto al cospetto di Curufin e Celegorm. Curufin non nascose il suo disprezzo nei confronti di Eöl e gli disse che Aredhel e Maeglin non erano giunti da lui, ma avevano imboccato la strada che si dirigeva ad ovest. Mentre stava per andarsene Eöl lanciò una stoccata a Curufin chiamandolo cugino, ma ciò provocò la reazione stizzita del signore Noldor che lo prese a male parole e previde la sua sorte:

"Allora Eöl rimontò a cavallo dicendo: «Buona cosa, Signore Curufin, trovare un parente così servizievole nel momento del bisogno. Me ne rammenterò, quando tornerò». Allora Curufin guardò Eöl rabbuiato. «Non sbandierare davanti a me il titolo di parentela di tua moglie» gli disse. «Coloro che rapiscono le figlie dei Noldor e le sposano senza fare donativi né ottenere il consenso, non acquisiscono alcun legame di parentela. Ti ho dato licenza di andartene. Approfittane e sparisci. Secondo le leggi degli Eldar, non posso più ucciderti. Ma questo consiglio voglio darti: tornatene alla tua dimora, nelle tenebre di Nan Elmoth, perché il mio cuore mi dice che, se volessi continuare a inseguire coloro che più non ti amano, più non vi faresti ritorno. "
—L'incontro tra Curufin e Eöl, Il Silmarillion, cap. XVI, "Maeglin".

Incurante delle parole di Curufin, Eöl si rimise in viaggio inseguendo le tracce di Aredhel e Maeglin fino a raggiungere Gondolin a sua volta. Mentre cercava un modo per introdursi nella valle, fu scorto dalle guardie che lo arrestarono e lo tradussero dinnanzi a Turgon. Mentre lo conducevano al palazzo reale, Eöl ammirò estasiato la bellezza di Gondolin, tuttavia il pensiero che tale bellezza fosse frutto dell'opera dei suoi nemici non faceva che incrementare il suo odio.

Una volta giunto al cospetto del Re, in maniera piuttosto sgarbata si presentò come marito di Aredhel e padre di Maeglin reclamando la restituzione della sua famiglia. Benché irritato dalle sue parole, Turgon lo volle trattare onorevolmente e gli porse la mano spiegandogli che per la sua legge non si sarebbe più potuto dipartire da Gondolin, tuttavia avrebbe potuto vivere in città dove sarebbe stato onorato come parente del Re. In Eöl però l'odio per i Noldor era più forte di qualsiasi offerta e rifiutò sprezzantemente l'offerta di Turgon

Eöl attacks Maeglin by Luis F

Eöl attacca il figlio Maeglin, che viene protetto dalla madre, by Luis F. Bejarano.

"Eöl però ignorò la mano che gli veniva porta. «Io non riconosco la tua legge» replicò. «Né tu né nessuno della tua stirpe in questa terra avete il diritto di impadronirvi di regni o di stabilire confini, ovunque siano. Questa terra appartiene ai Teleri, ai quali voi arrecate guerra e turbamento, comportandovi in maniera offensiva e ingiusta. Non mi curo affatto dei tuoi segreti, né sono venuto per spiarti, ma soltanto per reclamare ciò che è mio: mia moglie e mio figlio. Pure, se nei confronti di Aredhel tua sorella tu vanti diritti, ebbene, che essa qui resti: lasciamo che l’uccello rientri nella gabbia, dove ben presto tornerà a immalinconirsi, come è già accaduto. Non altrettanto vale per Maeglin. Non mi strapperai mio figlio. Vieni, Maeglin, figlio di Eöl! È tuo padre che te lo ordina. Abbandona la casa dei nemici di tuo padre, degli uccisori di quelli del tuo sangue, o che tu sia maledetto!» Ma Maeglin rimase in silenzio."
—Eöl e Turgon, Il Silmarillion, cap. XVI, "Maeglin".

Turgon rifiutò di acconsentire alle sue richieste e, abbandonato il tono cordiale, gli ribadì aspramente che lui in Gondolin era il Sovrano e che erano le spade della sua gente a proteggere la sua libertà. Frenò l'impulso di ucciderlo e in toni meno accomodante e gli ribadì la sua offerta: rimanere a Gondolin per sempre dove avrebbe potuto almeno vedere Aredhel e Maeglin, oppure oppure essere ucciso come avrebbe voluto la legge di Gondolin.

"Eöl allora affissò lo sguardo negli occhi di Re Turgon, e non era affatto intimorito, ma rimase a lungo immobile e muto, mentre un pesante silenzio scendeva nella sala; e Aredhel ne fu spaventata, perché lo sapeva pericoloso. All’improvviso, ratto come una serpe, Eöl diede di piglio a un giavellotto che teneva nascosto sotto il mantello e lo scagliò contro Maeglin, gridando: «La seconda opzione valga anche per mio figlio! Non ti terrai ciò che è mio!». Aredhel, però, si gettò a far da scudo al dardo che la colpì alla spalla; ed Eöl fu afferrato da molti e posto in ceppi, e via condotto mentre altri medicavano Aredhel. Maeglin però seguì con lo sguardo il padre, e restò muto."
—Eöl attacca Maeglin, Il Silmarillion, cap. XVI, "Maeglin"

Accecato dal suo odio per i Noldor e infuriato al pensiero di non avere più con sé Aredhel e Maeglin, Eöl estrasse dal mantello un giavellotto avvelenato e lo scagliò contro suo figlio, dichiarando di preferirlo morto piuttosto che saperlo tra i Noldor.

File:TN-Eol is Led to the Walls.jpg

La morte di Eöl

Purtroppo l'incantesimo che aveva lanciato su Aredhel tempo prima, spinse quest'ultima a frapporsi tra il giavellotto e figlio venendo colpita al suo posto. Turgon furioso fece arrestare Eöl e gettare nelle prigioni, anche se Aradhel, spalleggiata da Idril, si oppose all'esecuzione di Eöl convincendo il fratello a graziare il marito.

Tuttavia Aredhel si senti male (infatti nessuno si era accorto che la punta del giavellotto fosse avvelenata) e, colpita dagli effetti del veleno, morì dopo una notte di agonia. Turgon, reso furioso dal dolore, decretò che Eöl venisse condannato a morte e ordinò di gettarlo dalla rupe di Caragdûr. Maeglin in tutto questo assisti all'esecuzione del padre senza dire una parola e fu allora che questi maledisse il figlio:

"Così dunque tu abbandoni tuo padre e la tua stirpe, figlio malnato! Che qui dunque tutte le tue speranze vadano in fumo, e che tu possa morire della mia stessa morte"
—La maledizione di Eöl, Il Silmarillion, cap. XVI, "Maeglin".

Così ebbe termine la vita di Eöl l'Elfo Scuro nella Terra di Mezzo nell'anno 400 PE.