- "Ma l'esercito di Morgoth, messo in allarme dal fragore di Lammoth e dalla luce dell'incendio di Losgar, giunse attraverso i passi degli Ered Wethrin, i Monti d'Ombra, e assalì all'improvviso Fëanor, prima che il suo campo fosse perfetto e apprestato a difesa; e lì, sui grigi campi di Mithrim, venne combattuta la Seconda Battaglia delle Guerre del Beleriand. Dagor-nuin-Giliath, così è detta, cioè Battaglia-sotto-le-Stelle, poiché la Luna non era ancora sorta; ed è celebrata nei canti."
- —Il Silmarillion, Capitolo XIII, Il ritorno dei Noldor
La Dagor-nuin-Giliath, conosciuta anche come Battaglia-sotto-le-Stelle, fu una grande battaglia combattuta nel Nord del Beleriand tra le forze dei Noldor, guidate da Fëanor e dai suoi Figli, e le armate di Morgoth, comandate dai Balrog. La battaglia durò per dieci giorni e fu il primo scontro della Guerra dei Gioielli, che avrebbe insanguinato il Beleriand per quasi seicento anni, fino a concludersi con la Guerra d'Ira. Nello scontro trovò la morte Fëanor, il quale fu atterrato e ferito in maniera letale da Gothmog, il Capitano dei Balrog.
Antefatti[]
Dopo aver abbandonato Fingolfin e i suoi seguaci nello Helcaraxë, Fëanor e i suoi figli, con i loro sostenitori approdarono nel Beleriand presso il Fiordo di Drengist. Dopo lo sbarco Fëanor, nonostante le proteste di Maedhros che era amico di Fingon, ordinò di bruciare le navi a significare che ormai non c'era più la possibilità di tornare indietro. L'incendio fu così grande che fu visto da Fingolfin, il quale divenne pienamente cosciente del tradimento del fratellastro. Ma il fumo e le luci dell'incendio furono avvistati anche da Morgoth che, terrorizzato dall'idea di ritrovarsi davanti a Fëanor furibondo, ordinò alle sue armate di uscire da Angband e di ricacciare i Noldor in mare.
La battaglia[]
Morgoth sperava di cogliere di sorpresa i Noldor e di non dar loro il tempo di reagire, ma Fëanor e i suoi figli si aspettavano un attacco e rimasero vigili. L'attacco avvenne presso il Lago Mithrim nello Hithlum, dove i Noldor avevano cominciato a costruire un grande accampamento per sé e le loro famiglie. Benché le forze di Angband superassero gli Elfi di tre a uno, esse erano composte per la maggior parte da Orchi, i quali erano meno forti ed equipaggiati di armi inferiori rispetto ai Noldor, i quali ebbero gioco facile a respingere i nemici. Dopo duri scontri l'esercito di Morgoth fu respinto oltre gli Ered Wethrin e inseguito nelle Paludi di Serech; qui fu raggiunto dalle armate che stavano assediando Círdan il Carpentiere a sud, che tuttavia vennero travolte a loro volta nella disastrosa rotta. Dopo dieci giorni di battaglia gli Orchi furono praticamente annientati dagli Elfi, i quali cominciarono ad inseguire i superstiti verso Angband.
La sortita di Gothmog e la morte di Fëanor
Galvanizzato dalla vittoria e convinto di essere sul punto di agguantare Morgoth e riprendersi il maltolto, Fëanor galoppò in avanti insieme ad alcune centinaia di cavalieri e al figlio Celegorm, giungendo fino alle porte di Angband, e Morgoth si armò dinanzi alla sua furia. Tuttavia nella fretta Fëanor si era staccato troppo dal grosso del suo esercito e gli Orchi, accortisi del numero esiguo di nemici, si voltarono e contrattaccarono, aiutati anche da alcuni Balrog usciti da Angband, tra cui Gothmog. La battaglia si fece subito disperata: accortosi della trappola, Fëanor provò ad indietreggiare, ma lui e suo figlio furono ben presto accerchiati e i loro compagni feriti o uccisi. Si fece dunque avanti Gothmog, il Signore dei Balrog, che affrontò personalmente Fëanor in duello. Questi inizialmente rispose colpo su colpo all'avversario, ma esausto e già piagato da molte ferite, fu atterrato da Gothmog che lo colpì mortalmente. Proprio quando il Luogotenente di Morgoth stava per vibrare il colpo di grazia, giunsero i rinforzi guidati da Maedhros e dai suoi fratelli, i quali scompigliarono le fila del nemico e recuperarono il padre ferito, quindi si ritirarono, consci di non essere in grado di dare l'assalto alle mura di Angband. Mentre stavano attraversando gli Ered Wethrin, Fëanor ordinò loro di fermarsi e, dopo aver imposto di rispettare il Giuramento, spirò per le ferite.
- "Allora i figli raccolsero il padre e tornarono con lui verso Mithrim. Ma come furono vicini a Eithel Sirion, intenti a salire al passo montano, Fëanor ordinò loro di fare alto, ché le sue ferite erano mortali ed egli sapeva essere giunta la sua ora. E dalle pendici degli Ered Wethrin con gli ultimi sguardi contemplò, remote, le cime di Thangorodrim, suprema tra le torri della Terra-di-mezzo, e seppe, con la preveggenza della morte, che nessun potere dei Noldor avrebbe potuto abbatterle; ma maledisse tre volte il nome di Morgoth, e ingiunse ai suoi figli di tener fede al giuramento fatto e di vendicare il loro padre. Quindi spirò; ma non ebbe né tomba né sepolcro perché così focoso era il suo spirito che, come se ne staccò, il corpo cadde in cenere e fu spazzato via come fumo; e il suo sembiante non è più riapparso in Arda, né il suo spinto ha lasciato le Aule di Mandos. Così finì il più possente dei Noldor, dalle cui gesta vennero sia la loro massima nomea, sia le loro più triste sventure."
- —La morte di Fëanor, Il Silmarillion, Capitolo XIII, Il ritorno dei Noldor