Il Castello di Tevildo era la dimora dell'omonimo Principe dei Gatti e dei suoi servitori.
Descrizione[]
Il Castello di Tevildo si trovava nella vasta regione di Ard-galen, ricoperta da erba alta e sparuti cespugli che procedendo verso nord si facevano sempre più radi e il cui terreno saliva sino ai pendii delle colline e alle Monti di Ferro, sempre in ombra a causa della perenne nube di cenere che le sovrastava. A meno di un miglio dal Castello, tuttavia, vi erano boschi di conifere. La struttura sorgeva sulla sporgenza di un'altura rocciosa nei pressi di Angband. Tale altura presentava un ripido precipizio sul versante nord mentre verso ovest e verso sud scendeva sotto forma di ampi terrazzamenti sempre meno ripidi dall'alto verso il basso, che potevano essere facilmente scalati solo dai gatti o da creature con simile agilità poiché nessun altro sentiero raggiungeva la fortezza. Alla base del primo terrazzamento stava sempre di guardia il gatto Umuiyan, uno dei più anziani. Su di essi vi erano seggi o piattaforme in pietra su cui i Gatti si stendevano a riposare alla luce del sole[1].
La fortezza non presentava né porte né finestre al pianterreno e queste ultime erano poche anche ai piani superiori. Il suo cancello si trovava all'altezza a cui normalmente si troverebbe il primo piano. L'interno del castello era fiocamente illuminato e pieno dei ringhi, dei sussurri e dei rumori vibranti delle fusa feline. Vi era una grande sala da pranzo in cui Tevildo e i suoi vassalli erano soliti consumare i pasti. Conteneva un lungo tavolo alla cui testa sedeva il Principe dei Gatti, il pavimento era cosparso di scarti di ossa e vi era un lezzo nauseabondo. Vi si accedeva da una sola porta ed era priva di finestre ma mediante una botola provvista di davanzale era possibile accedere alle cucine soprastanti; tramite la sua apertura filtrava il bagliore rosso del fuoco dei camini che costituiva l'unica fonte di illuminazione della sala. Le cucine erano costituite da vasti ambienti fuligginosi con un soffitto a volta ed erano illuminate da numerosi camini e focolari. Erano sempre presenti grandi spiedi in cui venivano arrostiti a fuoco lento grassi topi e uccelli. Vi lavoravano molti gatti di rango inferiore ma anche schiavi catturati dai servi di Morgoth a cui veniva a malapena garantito il cibo e il sonno necessario per sopravvivere. Tra essi si ricordano Beren e il cieco Gimli. Malgrado la presenza dei Gatti, il Castello era abitato da ratti di enormi dimensioni dalla natura malvagia e feroce che scavavano le loro tane negli angoli più oscuri e si arrischiavano a rubare cibo nelle cucine. Tevildo si assicurava che il loro numero non diminuisse e non tollerava che venissero uccisi senza il suo permesso poiché la loro caccia era uno dei suoi passatempi preferiti[2].
Così come Barad-dûr era tenuta insieme dal potere dell'Anello, anche l'esistenza del Castello di Tevildo era legata ad un incantesimo la cui parola magica era nota al solo Principe dei Gatti. Huan costrinse Tevildo a svelarla a Lúthien che in questo modo liberò Beren e Gimli e ridusse i mostruosi gatti che lo abitavano alle dimensioni dei normali gatti domestici[3].
Storia[]
Il Castello di Tevildo fu realizzato magicamente nella Prima Era, presumibilmente grazie ad un incantesimo che Morgoth insegnò a Tevildo e che oltre a tenere insieme la struttura garantiva ai Gatti di mantenere le dimensioni di un grande felino. Nel PE 469 Beren, al fine di ottenere la mano di Lúthien, cercò di recarsi ad Angband per sottrarre uno dei Silmaril dalla Corona Ferrea di Morgoth ma giunto nel Dorthonion fu catturato dagli Orchi. Portato al cospetto dell'Ainu, riuscì miracolosamente a salvarsi mettendosi al suo servizio. Morgoth lo inviò da Tevildo e i suoi Gatti che lo utilizzarono quale sguattero nelle cucine. In seguito fu salvato dall'astuzia e dal potere di Lúthien e di Huan che riuscirono ad ingannare Tevildo, mettendolo alle strette e costringendolo a rivelargli la parola magica per smantellare il Castello e liberarne gli schiavi.
Note[]
- ↑ The History of Middle Earth, Vol. II: The Book of Lost Tales Part Two, The Tale of Tinúviel, pp. 20-21
- ↑ The History of Middle Earth, Vol. II: The Book of Lost Tales Part Two, The Tale of Tinúviel, pp. 14-15, 23
- ↑ The History of Middle Earth, Vol. II: The Book of Lost Tales Part Two, The Tale of Tinúviel, p. 28