- "«Hm, eccoci qui!», disse Barbalbero interrompendo il suo lungo silenzio. «Vi ho portati per circa settantamila ent-passi, ma a che cosa corrisponda nelle vostre unità di misura, lo ignoro. Comunque, ci troviamo quasi ai piedi dell'Ultima Montagna. Parte del nome di questo posto potrebbe essere Salimpozzo, tradotto nella vostra lingua. Mi piace. Passeremo qui la notte»."
- —Il Signore degli Anelli, libro III, cap. IV, "Barbalbero".
La Casa di Barbalbero (Wellinghall in originale), nota anche come Salimpozzo, è una Ent-casa situata ai piedi del Metedhras, vicino alle sorgenti dell'Entalluvio, appartenente a Barbalbero, il quale ne possiede diverse disseminate per la Foresta di Fangorn, e nella quale ospitò Merry e Pipino la sera prima dell'Entaconsulta il 29 Febbraio 3019 TE.
Fu in questo luogo che i due Hobbit bevvero l'Acqua degli Ent, che gli permise di crescere di diversi centimetri tanto da essere poi ricordati come gli hobbit più alti degli annali della Contea.
Nomi e etimologia[]
La casa ha un nome in Entese che tuttavia Barbalbero non cita, in quanto sarebbe troppo lungo, ma dice che si tradurrebbe con "Sala sotto il deflusso delle Sorgenti dell'Entalluvio" ma che per comodità in Ovestron viene detta semplicemente Salimpozzo.
Descrizione[]
La dimora di Barbalbero è ricavata da una spaccatura nel fianco meridionale del Methedras, il cui ingresso ad arco era chiuso da due alberi sempreverdi (i quali aprivano e chiudevano i rami intrecciati che fungevano da cancello d'ingresso ad ogni passaggio dell'Ent) e il tetto era a sua volta formato dalle fronde intrecciate di altri grandi alberi sempreverdi, i quali si ergevano come delle colonne lungo i fianchi delle pareti.
Da un piccolo dirupo situato nella "sala principale" cadeva un piccolo ruscello che nasceva dalle stesse sorgenti dell'Entalluvio, il quale, dopo aver formato una piccola polla d'acqua, scorreva attraverso il grande corridoio principale fino all'ingresso, dal quale poi usciva per gettarsi nel corso principale del sunnominato fiume.
L'interno era scuro, anche perché le fronde degli alberi-colonna impedivano il passaggio della luce solare, ma grazie ad una particolare magia Barbalbero era in grado di far sprigionare dalle foglie degli alberi una luce verde-dorata che nel libro viene descritta come "luminosa come il sole d'estate".
L'arredamento era modesto, composto da un grande tavolo di pietra alto circa sei piedi e un letto di foglie secche ed erba alto un paio; non vi erano sedie, in quanto agli Ent non servono, ma in un angolo in fondo alla sala vi erano delle grosse anfore dai coperchi pesanti, all'interno delle quali Barbalbero conservava le proprie riserve di Acqua degli Ent.