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"Il più possente e il più superbo fu, Ar-Pharazôn il Dorato, di tutti coloro che avessero impugnato lo scettro dei Re del Mare dalla fondazione di Númenor che era stato retto fino a quel momento da ventiquattro Re e Regine, i quali dormivano ora nelle loro profonde tombe sotto l'altura di Meneltarma, distesi su letti d'oro. E seduto sul trono scolpito nella città di Armenelos, nella gloria del proprio potere, Ar-Pharazôn cupamente rimuginava, il pensiero volto alla guerra."
Il Silmarillion, Akallabêth, La Caduta di Númenor.

Ar-Pharazôn, detto il Dorato o Re Dorato di Númenor, fu un uomo della stirpe dei Dúnedain appartenente alla Casa di Elros che visse durante la Seconda Era. Figlio di Gimilkhâd, fratello di Tar-Palantir, alla morte dello zio obbligò la cugina Tar-Míriel a sposarlo, diventando così venticinquesimo e ultimo sovrano del regno di Númenor.

Sotto il suo dominio Númenor raggiunse l'acme del proprio potere, ma al contempo ebbe inizio il suo declino: infatti dopo aver sconfitto Sauron, nonostante le esortazioni contrarie del cugino Amandil, lo portò a Númenor in qualità di prigioniero, concedendogli tuttavia un'ampia libertà, permettendogli di andare ovunque volesse, pur sotto sorveglianza. Il Maia Ribelle ne approfittò per entrare nelle grazie del Sovrano e, attraverso lusinghe e apparentemente buoni consigli, riuscì a porre termine alla sua prigionia e a diventare Primo Consigliere del Re; approfittò della sua posizione per esacerbare l'ostilità di Ar-Pharazôn e dei suoi sudditi nei confronti dei Valar, fino a bandire il culto di Eru e rimpiazzarlo con quello di Melkor.

Alla fine il Re, ormai prossimo alla morte e bramoso di ottenere l'immortalità, venne convinto da Sauron a dichiarare guerra ai Valar e ad invadere Valinor con il suo esercito. Questo gesto non poté essere perdonato dai Valar, i quali rimisero il proprio potere a Eru che distrusse Númenor e cambiò la fisionomia di Arda.

Tuttavia Ar-pharazôn e il suo esercito non sono morti, ma sono tenuti prigionieri nelle Grotte degli Obliati, dalle quali usciranno unicamente per combattere nella Dagor Dagorath.

Etimologia[]

Il nome Ar-Pharazôn deriva dall'Adûnaico e significa letteralmente "Il Dorato".

Negli Annali dei Re fu trascritto anche con il suo nome in Quenya, Tar-Calion, vale a dire "Figlio della Luce", anche se in quanto seguace delle dottrine degli Uomini del Re non utilizzò mai questo nome.

Descrizione[]

Aspetto e carattere[]

Ar-Pharazôn apparteneva alla Casa di Elros, e dunque possedeva tutte le migliori qualità della sua stirpe: fisicamente era alto, bello, con gli occhi grigi e i capelli neri. Tuttavia appartenendo alla fazione degli Uomini del Re aveva subito le conseguenze derivate da questa dottrina corrotta, vedendosi diminuire l'aspettativa di vita e sviluppando un carattere arrogante e poco ben disposto nei confronti di Elfi e Uomini Mediani.

Biografia[]

Origini e giovinezza[]

Ar-Pharazôn nacque da Gimilkhâd, capo degli Uomini del Re durante il regno di Tal-Palantir a Númenor nel SE 3118. Il giovane Ar-Pharazôn crebbe come un uomo di grande forza, alta statura e volontà ferrea non diversamente dai grandi eroi degli Edain.

Durante la giovinezza fu molto amico di Amandil, che era un suo lontano cugino, tuttavia essendo figlio di suo padre crebbe secondo il credo degli Uomini del Re e, in seguito, accentuò la propria ostilità nei confronti dei "Fedeli", ovverosia quei Dúnedain che continuavano a serbarsi amici degli Elfi e devoti ai Valar, anche se sembra che continuò a serbare dell'affetto per il suo parente, evitando di molestare eccessivamente lui e i suoi seguaci.

Una volta raggiunta la maggiore età s'imbarcò per la Terra-di-mezzo per combattere insieme all'Esercito di Númenor le forze di Sauron che, proprio in quegli anni, si stava affermando come una pericolosa potenza, arrivando a minacciare le colonie e le forze di Númenor. Egli si ricoprì di gloria e onori, tanto da essere acclamato dal popolo come un grande eroe; tuttavia Ar-Pharazôn era di indole avida e ambiziosa, e il suo più grande desiderio era quello di diventare Re di Númenor.

Ascesa al trono[]

Quando lo zio Tar-Palantir morì nel SE 3255, egli obbligò la cugina Tar-Míriel a sposarlo per sfruttare l'antica legge numenoreana secondo la quale, se il Re avesse lasciato solo una figlia femmina come erede, chi l'avesse sposata, purché di sangue reale, avrebbe potuto rivendicare il trono di Númenor.

Così facendo Ar-Pharazôn usurpò il trono e, anziché assumere il nome elfico di Tar-Calion come avrebbe voluto la tradizione, mantenne il suo nome in Adûnaico, rimarcando così la propria volontà di non riconoscere nessun potere superiore al proprio, nemmeno quello dei Valar. Impose anche alla moglie di rinunciare al proprio nome elfico e di assumere quello di Ar-Zimraphel.

Il Regno[]

Una volta salito al trono Ar-Pharazôn inizialmente non governò male: sotto di lui Númenor continuò ad espandere le proprie colonie nella Terra-di-mezzo e a conquistare nuovi territori e ricchezze, assoggettando molte popolazioni ostili. Tuttavia nel contempo vennero inasprite le persecuzioni contro i "Fedeli", cioè gli uomini di Númenor ancora fedeli ai Valar, che ben presto furono ridotti in minoranza e costretti a trasferirsi in massa nelle terre dell'Andúnië di Númenor.

Comunque Ar-Pharazôn, memore dell'antica amicizia che lo legava ad Amandil, evitò di calcare troppo la mano; nonostante ciò sempre più Numenoreani fedeli ai Valar cominciarono ad emigrare verso la Terra-di-mezzo, stabilendosi soprattutto nella regione dell'Eriador e nella Baia di Belfalas alle foci dell'Anduin.

L'umiliazione di Sauron[]

Exquisite-kfind Per approfondire, vedi la voce Spedizione di Ar-Pharazôn contro Sauron.
Arrival Ar-Pharazon in Umbar by ivanalekseich

L'arrivo della flotta di Ar-Pharazôn ad Umbar, ivanalekseich.

Quando ad Ar-Pharazôn giunsero notizie dalla Terra-di-mezzo secondo cui Sauron stava organizzando un esercito nelle terre di Mordor per attaccare i domini Numenoreani e incoronarsi Signore della Terra di Mezzo, egli predispose immediatamente un imponente armata per affrontarlo. Non lo fece naturalmente perché spinto da buoni propositi di sradicare il Male dalla Terra di Mezzo, ma unicamente per fini egoistici: egli infatti era tremendamente orgoglioso e non contemplava l'idea che qualcuno volesse porsi al di sopra di lui o sfidasse la sua autorità: se qualcuno doveva essere il Signore della Terra-di-mezzo poteva essere lui e nessun altro.

Ar-Pharazon the Golden and Sauron by ivanalekseich

Sauron sconfitto si umilia dinnanzi a Ar-Pharazôn, ivanalekseich.

L'immensa flotta di Ar-Pharazôn partì da Númenor nel SE 3261, carica di decine di migliaia di soldati, e sbarcò nel porto di Umbar per poi marciare verso Mordor, con tamburini e trombettieri in testa che annunciavano la venuta del Signore degli Uomini. La Terra di Mezzo non aveva più visto un esercito così grande dai tempi della Guerra d'Ira nel Beleriand.

Le truppe di Sauron, composte per la maggior parte da Orchi e Uomini Neri, alla vista di un tale esercito si sbandarono e fuggirono lasciando Sauron da solo. Egli dunque raggiunse Ar-Pharazôn e si umiliò gettandosi ai suoi piedi ed implorando perdono. Il Re, accecato dall'orgoglio, anziché uccidere immediatamente Sauron come sarebbe stato giusto fare, lo prese prigioniero e lo portò a Númenor per farlo sfilare in catene nella sua parata trionfale, ignaro di avviare così alla rovina il suo Regno.

L'Akallabêth[]

L'influenza di Sauron[]

Ar-Pharazôn e Sauron by Denis Gordeev

Ar-Pharazôn presta orecchio ai consigli di Sauron (ora nelle vesti di Zigûr)

Sauron inizialmente fu trattato piuttosto brutalmente da Ar-Pharazôn, il quale godeva particolarmente nell'umiliare i propri nemici. Tuttavia pian piano l'Oscuro Signore riuscì guadagnarsi la fiducia del Sovrano e, complici anche il suo aspetto elfico e l'Anello, ad influenzarne la mente e il governo. In breve Sauron divenne uno dei consiglieri più ascoltati del Sovrano, assumendo il nome di Zigûr e cominciando a riempire la testa del Re di menzogne e, man mano che questi invecchiava, ad acquisire sempre più potere.

Fece credere che in realtà i Valar fossero esseri malvagi che disprezzavano l'umanità e che la escludevano dal grande dono che era stato concesso da Eru agli Elfi, cioè l'immortalità. Affermò che non era Eru il Signore di Arda, ma che si trattava di una bugia orchestrata dai Valar, i quali avevano imprigionato Melkor, l'unico vero signore di Arda e amico degli uomini.

Fu così che a Númenor venne istituito un vero e proprio culto di Melkor: inizialmente il Re lo praticava in segreto, assieme a pochi accoliti, ma in seguito lo rivelò pubblicamente e invitò i suoi sudditi ad aderirvi, cosa che la maggior parte di loro fece. Inoltre rese l'ascesa del Meneltarma (cosa che in passato i sovrani facevano almeno tre volte all'anno per onorare Eru) un reato punibile con la morte.

Fu in questo periodo che Ar-Pharazôn si rese responsabile di uno dei suoi peggiori peccati: la distruzione dell'albero Nimloth. Prima che ciò accadesse tuttavia il giovane Principe Isildur, si travestì e s'introdusse nel palazzo reale, sottraendo un frutto dell'Albero che venne segretamente piantato nella casa di suo padre. Nonostante non ne avesse le prove, Ar-Pharazôn sospettò che dietro il furto ci fosse Amandil e colse l'occasione per estrometterlo dal Consiglio dello Scettro, anche se né il Re né i suoi seguaci fecero del male ad Amandil e alla sua famiglia, visto che godevano ancora di molto prestigio a Númenor.

Wrath of the Valar by Matt Leese

Sauron affronta la furia dei Valar senza venirne scalfito, Matt Leese.

Nimloth venne dunque sradicato e bruciato nel tempio che i Numenoreani avevano anticamente costruito per adorarlo. Il Re ed i suoi seguaci usarono questo tempio per il culto depravato di Melkor, di cui Sauron fu il Gran Sacerdote, ricorrendo anche a sacrifici umani: infatti catturavano membri dei Fedeli e li sacrificavano tra le fiamme dell'altare, nella speranza che Melkor li liberasse dallo spettro Morte.

Stessa cosa facevano i Numenoreani con gli Uomini Mediani che vivevano vicino ai loro insediamenti nella Terra-di-mezzo, e così Ar-Pharazôn divenne il più grande tiranno che il mondo avesse visto da Morgoth, sebbene in verità Sauron governasse tutto da dietro il trono. I Valar, che pure continuavano a vedere ciò che accadeva a Númenor, inviarono una grande tempesta come avvertimento i cui fulmini si abbatterono sul tetto del tempio facendolo crollare; in quell'ora, mentre i numenoreani si disperavano, Sauron rimase ritto in piedi ad affrontare i fulmini e, benché questi lo colpissero violentemente, lo lasciarono illeso. E allora i Dúnedain cominciarono a considerare Sauron come un vero e proprio dio.

Il tentativo di Amandil e la guerra a Valinor[]

Con l'avanzare della vecchiaia Ar-Pharazôn prestò sempre più ascolto ai consigli di Sauron, soprattutto sul fatto dell'Immortalità. L'Oscuro Signore infatti insinuò che se i Valar non volevano concedere agli Uomini l'immortalità questi avrebbero dovuto conquistarsela con le armi. Amandil, conoscendo il rischio che ciò avrebbe comportato per Númenor, cercò di ottenere udienza dal cugino per dissuaderlo dal compiere questo folle gesto, ma Ar-Pharazôn rifiutò decisamente e continuò i suoi preparativi di guerra.

L'esercito che Ar-Pharazôn mise insieme era il più grande che gli Uomini avessero mai radunato: sembra che contasse decine e decine di migliaia di soldati e che la flotta messa insieme oscurasse il mare per il numero di vele. Ar-Pharazôn, issato su un immenso trono, partì alla volta di Valinor nell'anno SE 3319.

Una volta giunto sulle spiagge di Aman però i Valar chiesero udienza a Eru Ilùvatar, il quale punì la sua superbia: disperse la sua flotta e lo rinchiuse con la sua armata all'interno delle Grotte degli Obliati, dalle quali uscirà insieme al suo esercito unicamente per combattere nella Dagor Dagorath contro il Male per espiare i peccati commessi. Tuttavia l'arroganza di Ar-Pharazôn e dei suoi seguaci causarono la rovina di Númenor, che fu inghiottita dagli oceani e i cui abitanti morirono tutti, ad eccezione degli abitanti dell'Andúnië, che grazie all'intercessione di Amandil e sotto la guida di suo figlio Elendil riuscirono a salvarsi e a raggiungere la Terra-di-mezzo, dove fondarono i regni di Arnor e Gondor.

Eredità[]

Benché Ar-Pharazôn sia stato in buon parte responsabile della rovina di Númenor, le generazioni successive dei Numenoreani scampati alla distruzione continuarono a ricordarlo con un sentimento di rancore misto a rispetto. Infatti, nonostante i suoi errori, Ar-Pharazôn fu l'unico Re degli Uomini a sconfiggere il potente Sauron, infliggendogli una dura umiliazione.

Per commemorare la sua vittoria a Umbar venne eretto un grande monumento in onore del Re Dorato di Númenor: si trattava di un'alta colonna bianca sulla cui sommità era stato posto un globo di cristallo scuro, che di giorno assorbiva i raggi del sole, mentre la notte li rilasciava, illuminando la colonna che così era visibile anche a grandi distanze.

Quando i Corsari di Umbar giurarono fedeltà a Sauron, il monumento venne abbattuto.


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